La Turchia: Italia, la pagherai cara
La Turchia: Italia, la pagherai cara D'Alema: scelta corretta della Corte d'Appello. Il Polo: sia espulso in un Paese non europeo La Turchia: Italia, la pagherai cara E l'esercito minaccia: cattureremo quel bandito ovunque ROMA. La Turchia è infuriata per la revoca della custodia cautelare di Abdullah Ocalan ma il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ribatte che la decisione della corte d'appello di Roma è dovuta «all'impossibilità di una sua estradizione perché la Germania non la chiede e verso la Turchia non è ammissibile». Dietro il prolungarsi, dello scontro Roma-Ankara, sul piano diplomatico è in pieno svolgimento il tentativo di trovare una via d'uscita: il ministro degli Esteri tedesco, Joschka Fischer, ed un inviato di Muammar Gheddafi saranno a Roma nei prossimi giorni. Il primo ministro turco non ha usato mezzi termini sulla decisione della corte d'appello. «La pagherete cara, ogni passo falso avrà per voi un prezzo molto alto e lo Stato turco è abbastanza potente da farvelo pagare» ha tuonato Mesut Yilmaz, avvertendoci del rischio di un'«eterna inimicizia» perché «volete la pace col terrorismo». «Il governo italiano - ha aggiunto - ha influenzato la decisione della corte con la richiesta del ministro della Giustizia degli arresti domiciliari». Subito dopo Yilmaz si è rivolto formalmente alla Nato, e ad ogni Paese alleato, chiedendo sostegno alla propria richiesta di estradizione - che verrà presentata mercoledì - e «interventi immediati» per «far applicare all'Italia l'accordo atlantico del 1981 sulla lotta al terrorismo». Sulla questione è intervenuto anche il generale Cetin Saner, comandante del sesto corpo di arma- ta: «L'esercito turco - ha detto - è in grado di catturare Ocalan ovunque lui fugga. Lo Stato turco gli farà crollare sulle spalle tutta la caverna in cui si nasconde». La dura reazione turca non ha avuto effetto sul governo italiano, che resta saldo sulla linea della «difesa della legalità» esposta da Massimo D'Alema. Proprio alle leggi il presidente del Consiglio ha fatto riferimento replicando a Yilmaz. «E' assolutamente ridicolo parlare di pressioni del governo perché il nostro è uno Stato di diritto dove le decisione della magistratura non dipendono dal potere esecutivo ha detto da Zagabria, dove è giunto per il vertice con i Paesi dell'Europa centro-orientale - e comunque il ministro Diliberto aveva chiesto di confermare la custodia e non la scarcerazione. La sentenza è stata più favorevole aU'imputato e, da questo punto di vista, è stata rigettata la posizione del Guardasigilli». «Ocalan sarà adesso sottoposto a sorveglianza - ha aggiunto - per impedire che svolga attività contro la Turchia». In ogni modo per D'Alema la decisione della corte d'appello fotografa l'attuale situazione giuridica: «L'estradizione è impossibile verso la Turchia, dove c'è la pena di morte, mentre la Germania ha annunciato di non volerla chie¬ dere». E' stato il portavoce del governo di Bonn, Uwe-Karsten Heye, a comunicare che «la Germania intende, almeno per ora, rinunciare a chiedere l'estradizione del leader del Pkk». «La rinuncia non è definitiva - ha poi aggiunto - e il mandato di cattura per omicidio del 1990 non è caduto nel nulla». Bonn insomma fa tatticamente un passo indietro ma la «soluzione tedesca» resta ancora sul tavolo. Il ministro degli Esteri, Joschka Fischer, verrà a Roma nei prossimi giorni per discutere col collega Lamberto Dini possibili sviluppi. Per il capo della Farnesina la possibilità di mandare Ocalan in Germania non è sfumata: «Bonn è ora in una fase di riflessione» ma è lecito attendersi «pieno appoggio al di là della lentezza nel chiedere l'estradizione» perché «c'era un mandato di arresto tedesco contro Ocalan e in casi simili l'Italia non ha mai fatto mancare la sua collaborazione». Da Washington l'anmiinistrazione continua a premere per una «veloce soluzione» che eviti attriti fra gli alleati Nato. «Trovate un accordo - ha chiesto il segretario di Stato Madeleine Albright - sull'estradizione in Turchia o per processarlo in Italia o in Germania». In seno all'Unione europea si susseguono le consultazioni e in ambienti Nato si ribadisce che «Ocalan è un problema fra Italia e Turchia». Ma a suggerire una possibile via d'uscita è stato il Polo, dopo un incontro fra l'ambasciatore turco a Roma, Inai Batu, ed il leader dei Ccd, Pierferdinando Casini. In una mozione presentata al¬ la Camera anche da Forza Italia e Alleanza nazionale si chiede che Ocalan sia «espulso come cittadino non gradito così come hanno già fatto altri Paesi». «Altrimenti il governo rischia di spingerci verso una posizione di isolamento - ha commentato Silvio Berlusconi - dai nostri alleati che ci hanno garantito 50 anni di democrazia». La scappatoia dell'espulsione «verso un Paese non europeo» è stata definita «l'unica soluzione soddisfacente al di là dell'estradizione» dall'ambasciatore turco. «Macché espulsione, Ocalan è venuto qui per compiere in Europa la svolta politica del Pkk» obietta Ramon Mantovani (Prc). Più cauto Luigi Colajanni, responsabile Esteri di Botteghe Oscure: «L'opposizione affretta i tempi di mi caso complesso». In effetti, bisognerebbe prima identificare un Paese terzo verso dove espellere Ocalan. «Il più lontano possibile da noi, a Cuba o in Corea del Nord» dicono i turchi mentre gli uomini del Pkk vorrebbero rimanere «nella zona del Mediterraneo» seguendo l'esempio di Yasser Arafat, che fu ospitato in Tunisia. Da qui l'ipotesi di una destinazione Libia via Malta che, secondo fonti italiane, sarebbe gradita agli Stati Uniti. Se ne parlerà lunedì quando a Roma arriverà in visita Abdul Hamid el-Zemtani, vicepresidente del Parlamento di Tripoli. La visita, prevista da tempo, arriva al momento opportuno. L'inviato di Gheddafi vedrà i presidenti Mancino e Violante e poi Dini. La «soluzione libica» non dispiacerebbe neanche ad Ankara. Maurizio (Violinar! Uno schieramento di polizia protegge l'ambasciata italiana a Ankara Il primo ministro turco Yilmaz ha minacciato gravi ritorsioni
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