«Fanno il bene della madre»
«Fanno il bene della madre» «Fanno il bene della madre» Tonini: se lei potesse parlare accetterebbe qualunque terapia «Quella madre va tenuta in vita artificialmente perché porti a termine la gravidanza». Nessun dubbio, né di ordine etico né pratico: secondo il cardinale Ersilio Tonini, il caso di Genova può essere risolto in un solo modo. Monsignore, i medici dovranno ricorrere all'accanimento terapeutico per mantenere le funzioni vitali della madre. «Questa è l'unica obiezione. Ma teniamo presente una cosa: la donna, da quanto ho appreso, non è clinicamente morta e dunque va curata. Anzi, sarebbe un delitto sospendere le terapie e lasciar morire madre e bambino». I medici, purtroppo, non le danno speranze. E' moralmente giusto che poi ricorrano a ogni mezzo per far battere il suo cuore? «In questo caso sì. Vi è accanimento terapeutico quando una persona viene tenuta in vita per un motivo gretto o banale. Ricordo un caso di alcuni anni fa a Palermo. Un primario fece ricoverare nel suo reparto un bimbo anencefalico e chiese al prefetto l'autorizzazione all'espianto degli organi. Il piccolo venne tenuto in vita per giorni in attesa di un permesso che il prefetto non poteva concedere. Quello fu accanimento». Crede che a Genova i medici cercheranno di fare la volontà della madre, cioè di mettere al mondo la sua creatura? «Devono farlo. Il figlio è un bene della madre, è una sua naturale continuazione. Lei lo aveva concepito per farlo vivere e se adesso potesse esprimere la propria volontà direbbe di sì a qualunque trattamento terapeutico». Lei accennava al caso di Palermo e alla questione dei trapianti. Che cosa pensa dei malati che forse potrebbero essere salvati dagli organi della donna in coma? «L'uomo può disporre di ogni cosa tranne che della vita di un altro uomo. La vita da salvare, oggi, è quella del figho. Noi non usiamo la madre come strumento per il figlio, non la uccidiamo perché possa portare a termine la gravidanza. E' il suo bene che voghamo. Questo è il principio alla base della nostra società. E io sono felice di appartenervi».
Persone citate: Ersilio Tonini, Tonini
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