Telecom-Eni, oggi la staffetta di Roberto Ippolito

Telecom-Eni, oggi la staffetta Una battuta di Ciampi suscita voci su un parziale (e breve) cumulo di cariche Telecom-Eni, oggi la staffetta Suspense sul sostituto di Bernabò ROMA. Storie parallele. Due colossi economici oggi rubano la scena: sono la Telecom Italia privatizzata quasi per intero e l'Eni privatizzata per due terzi. Alle 10.30 a Torino si riunisce il consiglio di amministrazione del gruppo di telecomunicazioni per nominare Franco Bernabò amministratore delegato ripristinando questo incarico. Sette ore dopo all'Eur è in programma la seduta del cda della multinazionale petrolchimica che sarà informato delle dimissioni di Bernabè da amministratore delegato e potrà sostituirlo. Due aziende, quindi, ma almeno per ora un solo protagonista: Berbnabè che dopo sei anni lascia la guida dell'Eni e assume il comando della Telecom. Un altro potrebbe essere il nuovo «pilota» dell'Eni, se il governo di Massimo D'Alema è effettivamente pronto per la scelta: il favorito della vigilia è Vittorio Mincato, presidente dell'Enichem, pertanto una soluzione interna. Mincato sembra essere passato avanti a Vito Gamberale, ex direttore generale Telecom e papà della Tim e quindi un esterno (nonostante un passato da dirigente Eni). Ma i giochi sono davvero fatti? E' possibile che pur entrando in Telecom, Bernabè non lasci subito il gruppo del cane a sei zampe. Secondo voci circolate ieri (a cui una dichiarazione di Ciampi sembrerebbe aver dato spessore), Bernabè potrebbe infatti essere cooptato nel consignlio di amministrazione del gruppo di tic senza però occupare subito la carica principale, e allora non si esclude che resti per un certo periodo amministratore delegato dell'Eni: le due cariche non sarebbero infatti incompatibili. In ogni caso all'Eni si chiude un lungo periodo di profonda trasformazione organizzativa e strategica. Alla Telecom invece si spera di chiudere una fase di forti turbolenze culminata nelle dimissioni il 23 ottobre del presidente Gianmario Rossignolo che accentrava dall'inizio del 1998 i poteri di gestione. Affidata la presidenza della Telecom a Berardino Libonati (però senza compiti operativi), si è cercato quidi un manager che potesse imprimere una radicale svolta alla Tele- com, facendole contemporaneamente ritrovare la stabilità. Storie parallele, quelle dei due gruppi, anche perché la Telecom sta conoscendo la spinta e le insidie di un mercato sempre più concorrenziale e l'Eni, che con la competizione si è sempre misurato, sta per affrontare il capitolo della liberalizzazione del settore del gas. Per la Telecom sono stati gli azionisti privati partecipanti al nucleo stabile, la pattuglia di soci che determina la gestione, a mettere gli occhi su Bernabè. «E' uno dei migliori manager italiani» sottoli¬ nea Rainer Masera, amministratore delegato del gruppo San PaoloImi (titolare con l'Imi dello 0,75% a cui si aggiunge lo 0,6 detenuto dalla Compagnia San Paolo). Masera è sicuro: . Bernabè «è senz'altro un'ottima soluzione». Dopo mesi... faticosi per la Telecom, il suo nome Franco Bernabè passa a Telecom sembra aver messo tutti d'accordo. Mentre i privati sfilano allo Stato uno dei manager più rappresentativi, spetta ancora al governo decidere il futuro vertice dell'Eni, essendo ancora nettamente prevalente la quota di azioni in mano pubblica. L'ultima parola compete al ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi, mostratosi molto prudente. Ciampi fa presente che il Tesoro non può indicare alcun nome per assegnare il posto di Bernabè all'Eni per il semplice motivo che questo ancora non è stato lasciato: «Non si copre un posto che non è vacante» puntualizza il ministro, aggiungendo: ((Attualmente l'amministratore delegato dell'Eni c'è, è ancora attivo e il giorno in cui non ci sarà più si porrà il problema». Giorno che, ovviamente, potrebbe essere oggi stesso. Appare difficile che D'Alema faccia slittare la nomina del successore di Bernabè dopo che il consiglio di amministrazione è già stato convocato. La soluzione interna, cioè la scelta a favore di Mincato, significherebbe continuità per i programmi aziendali, per la filosofia internazionale, per la squadra dirigenziale affermatasi negli ultimi anni. Una squadra cheha lavorato con risultati clamorosi (oltre 5 mila miliardi di utilif'òel'1997) ottenuti con una forte àtìtóriòmia. Autonomia che però significa anche, per tutti i principali manager, un certo distacco dal governo che ha ancora il controllo del gruppo con il 35%. Roberto Ippolito

Luoghi citati: Roma, San Paolo, Torino