E' partito il boicottaggio

E' partito il boicottaggio E' partito il boicottaggio Annullate le prime commesse ROMA. Un annuncio sbrigativo: stop a una conv messa da 5 miliardi. Una società turca, la Pimsa, ha fatto sapere a un'azienda chimica di Como, la Saip, di non volere più i suoi prodotti. E questo, scrive in una lettera, «a causa dell'azione irresponsabile dei vostri politici». L'Unione industriale di Prato rende noto invece che clienti turchi hanno disdetto gli ordini ad aziende tessili. Affari bloccati di colpo, commesse revocate: dalla Turchia arrivano messaggi preoccupanti per le imprese italiane. Ormai è scattato l'allarme per i rapporti commerciali. «Nelle ultime ore stanno arrivando i primi segnali di boicottaggio da parte del mercato turco nei confronti di piccole e medie aziende italiane» rivela Flavio Pasotti, vicepresidente della Confapi, l'associazione delle piccole imprese. Sono 130 le segnalazioni di problemi aperti, l'associazione (che ha istituito un numero verde per tastare la situazione) parla di ordini cancellati per 85 miliardi solo in Lombardia. Il boicottaggio, avviato o solo minacciato, rappresenta una forma di pressione nei confronti dell'Italia per spingere la richiesta del governo turco di estradizione del leader del partito indipendentista curdo Pkk Abdallah Ocalan, accusato nel suo paese di terrorismo ma in custodia cautelare a Roma con la richiesta di asilo politico. Di momento in momento la preoccupazione per i rapporti economici fra i due Paesi cresce. Tanto che per martedì prossimo, 24 novembre, il ministro del Commercio estero Piero Fassino ha convocato un incontro straor¬ dinario con le imprese italiane per valutare la situazione. Alla riunione parteciperanno il ministro dell'Industria Pierluigi Bersani, il sottosegretario agli Esteri Umberto Ranieri e il direttore generale dell'Ice (l'Istituto per il commercio estero) Gioacchino Gabbuti. ((Agiremo affinchè non ci siano conseguenze negative» assicura Fassino, ricordando che l'Italia «ha sempre sostenuto, perfino da sola, le aspirazioni di Ankara a far parte dell'Unione europea». Sono a rischio rapporti economici di dimensioni enormi. Nel 1997 le esportazioni italiane verso la Turchia sono cresciute raggiungendo i 7481 miliardi. E nei primi sette mesi dell'anno registrano un ulteriore aumento pari al 7,7%, ovvero da 4197 a 4524 miliardi. Ed è ancora superiore l'incremento ottenuto dalle importazioni italiane dalla Turchia fra gennaio e luglio: +19,7% con un balzo da 1500 a 1797 miliardi. Primo partner commerciale europeo della Turchia è la Germania, seguita a ruota dall'Italia. L'interscambio commerciale nei primi sette mesi dell'anno tocca i 6300 miliardi. Ma ora questo giro d'affari appare in pericolo sotto la pressione degli operatori della Turchia, paese in cui operano grandi aziende come Fiat, Pirelli, Merloni. La Benetton è stata invitata dai partner turchi a una maggiore sensibilità. Luciano Benetton, in questo momento all'estero, è pronto a rispondere personalmente alla lettera della Mogavici, licenziataria in Turchia del suo gruppo: «La situazione - dicono nel quartier generale Benetton va seguita attentamente. Non si segnalano ripercussioni commerciali o atti vandalici, ma sono numerose le manifestazioni di fronte ai negozi con il marchio Benetton peraltro di proprietà di turchi e che occupano personale locale». [r. r.] Piero Fassino ministro del Commercio Estero