D'Alema: Ankara non provi a intimidirci

D'Alema: Ankara non provi a intimidirci Dura replica del presidente del Consiglio: la questione va risolta come avviene tra Paesi civili D'Alema: Ankara non provi a intimidirci E Washington chiede di estradare Ocalan in Turchia ROMA. Diventa più pesante il clima fra Italia e Turchia, divise dalla sorte di Abdullah Ocalan. Il premier Mesut Yilmaz ci ammonisce a «non incoraggiare il terrorismo» e Massimo D'Alema ribatte: «Niente intimidazioni, saremo fedeli alle nostre leggi». Sull'esito dell'arroventato caso diplomatico-giuridico peseranno ora anche le mosse di Stati Uniti e Unione Europea. L'ambasciatore turco Inai Batu si è presentato a Palazzo Chigi con un dossier sulle attività del Pkk. Poche ore prima Ankara aveva fatto arrivare un messaggio pesante autorizzato dal premier Mesut Yilmaz: «La decisione di dare asilo a Ocalan avrà conseguenze disastrose, devastanti, serviranno anni per ricucire». Il comportamento di Batu nell'incontro con il presidente del Consiglio è stato conseguente. L'ambasciatore ha ricostruito «ciò che non va nelle nostre relazioni danneggiate», iniziando dalla recente visita in Parlamento di una delegazione di deputati curdi in esilio. A seguito di quella «crisi» Batu lasciò la sede diplomatica in via Palestra e tornò solo dopo «assicurazioni su una svolta». Poi è esploso il caso-Ocalan con «gravi conseguenze concrete». Batu ne enumera alcune: la manifestazione di piazza dei curdi con le insegne del Pkk e persino la trasmissione di «Pinocchio» di martedì sera giudicata «parziale». Ma a pesare sull'irritazione è un altro elemento che rimbalza da Ankara e che conferma quanto gli 007 turchi tengano d'occhio il loro nemico: «Non è tollerabile che Ocalan viva in una sorta di residence, assieme alla propria ragazza, incontrando i suoi uomini e impartendo loro ordini e istruzioni». Le «reazioni devastanti» minacciate da Ankara con alcune delle sue più alte feluche sono «l'esclusione a lungo termine dell'Italia da ogni appalto pubblico», «l'azzeramento del surplus commerciale di oltre 5000 miliardi di lire» e il «drastico ridimensionamento dei rapporti politici». Quest'ultima formula, ambigua, agita lo spauracchio della rottura delle relazioni diplomatiche che però alla Farnesina non prendono sul serio perché un minuto dopo la cacciata del nostro ambasciatore Massimiliano Badini tutti gli altri 14 ambasciatori europei lascerebbero il Paese, pregiudicando un dialogo con l'Ue a cui la Turchia tiene molto. Il giorno di fuoco fra i due Paesi è culminato con il discorso davanti al Parlamento turco del premier Yilmaz, acclamato all'unisono da maggioranza e opposizione: «Se Roma non ci consegnerà Ocalan condividerà le responsabihtà dei crimini commes¬ si dal Pkk. Qualsiasi governo turco non potrà che rispondere in modo adeguato. Speriamo che non sia premiato un assassino e che non sia incoraggiato il terrorismo». Un atto di accusa che non poteva restare senza risposta. Ed è stato lo stesso Massimo D'Alema a chiarire «con pacatezza» che non si accettano diktat: «Non siamo disposti a subire intimidazioni del tutto ingiustificate. E' inaccettabile l'accostamento fra il nostro Paese e il terrorismo. Non giustifichiamo il terrorismo e non intendiamo in alcun modo esserne complici». L'Italia si «manterrà fedele ai principi della sua civiltà giuridica, conformemente alle leggi». Per questo «non ha senso chiederci di consegnare Ocalan» ad un Paese dove c'è la pena di morte e «la questione va risolta come avviene nei Paesi civili». «Però il dramma curdo - ha sottolineato D'Alema - non è stato creato dall'Italia ma da chi aveva il dovere di risolverlo con mezzi che non conducessero all'esasperazione». A rasserenare il clima non sono servite neanche le dichiarazioni, prudenti e rassicuranti, di due fra i ministri più ascoltati in ambienti Nato: il titolare della Difesa, Carlo Scognamiglio, e quello del Commercio Estero, Piero Fassino. Il duello a distanza D'Alema e Yilmaz ha coinvolto anche Paesi terzi. Il presidente del Consiglio ha chiesto ai partner dell'Ue «totale ed attiva solidarietà con gesti politici più significativi» di quelli mostrati finora. Il premier turco invece si è riferito al caso-Ocalan come ad un «problema che riguarda tutto il mondo», facendo pesare la dichiarazione con cui il portavoce del Dipartimento di Stato, James Rubin, ha chiesto ieri che «Ocalan venga estradato in Turchia e processato trovando un modo conforme al diritto internazionale ed alla legge italiana». Rubin ha escluso che «altri Paesi oltre la Turchia chiedano l'estradizione». Al di là dell'Oceano si sta cercando in effetti una soluzione per scongiurare l'ipotesi che il Pkk si stabilisca in Europa Occidentale, nel timore non solo di un corto circuito Roma-Ankara, ma anche di importare in area Nato la centrale di un'organizzazione che per la legge Usa è «terroristica» e che la Cia ritiene legata agli Hczbollali libanesi. L'esigenza è tale che c'è anche chi non esclude l'ipotesi estrema di rinviare Ocalan da dove è arrivato: Mosca. E oggi a Washington arriva il ministro dogli Esteri, Lamberto Dini, complice un convegno Onu. L'ambasciatore Batu a Palazzo Chigi «Se date asilo al leader del Pkk ci saranno conseguenze devastanti» Il diplomatico ventila la possibilità di una prossima rottura delle relazioni 11 capo del governo chiede solidarietà ai partner Ue con «gesti politici significativi» ★ Maurizio Molinari Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema, ieri durante una conferenza stampa Nella foto grande, un momento della manifestazione curda di ieri davanti all'ospedale militare romano del Celio IfOTO Al']