Beni da usare, non da regalare di Maria Teresa Martinengo

Beni da usare, non da regalare Beni da usare, non da regalare «Troppa bellezza è un rischio può provocare indifferenza» "T^TI TORINO I " / E' un'espressione che ricorre con frequenza quasi osI i sessiva al convegno «Beni \à I culturali e sviluppo economico» che ieri si è concluso al Salone dei Beni Artistici e Culturali del Lingotto. Il leit-motiv è «interventi di sistema»: lavoro integrato di pubblico e privato, mirato alla valorizzazione dei beni culturali. Per far sì che arte e cultura diventino risorsa economica, creino sviluppo. A riflettere sui modi della gestione dei Beni Culturali è stato il turno delle città (c'era, tra gli altri, il sindaco di Firenze Primicerio) e delle imprese (Andrea Comba presidente della Fondazione Crt, Paolo Mieli direttore editoriale Rcs, Nino discenti consigliere di Raitre per la cultura, Tomaso Quattrin, presidente IBM Italia, coordinati da Guido Bindi presidente del Salone). Per Mieli, però, «interventi di sistema» sono parole più facili a pronunciarsi che a tradursi in pratica. «I Beni Culturali vengono definiti "patrimonio", ma non so se in questo Paese sono considerati veramente tali. Alla Rizzoli stiamo riflettendo su studi dai quali emerge che gli italiani conoscono bene le opere d'arte dei Paesi stranieri che hanno visitato, mentre hanno pochissima familiarità con quelle della loro regione». Secondo Mieli, il museo diffuso, l'Italia dei centomila monumenti e opere d'arte, «forse ci danneggia». E aggiunge: «Nei Beni Culturali soffriamo di ricchezza». Poi, da manager che deve coniugare cultura, sponsorizzazione, investimento e reddito: «Occorre trovare la strada per valorizzare queste miniere. Sono indifferente alle soluzioni che tirano in campo la gratuità: scolaresche gratis e così via. Ciò che non costa sa di spreco». Una strada opportuna «è il ritorno alle origini, alla scuola: bisogna creare fruitori attraverso un nuovo modo Editoria ea confrosi puòsvilu industria nto: così creare ppo di insegnare. Bisogna far sì che quando ci imbattiamo in un quadro sia la centesima volta che lo vediamo. Le altre 99 dobbiamo averlo visto a scuola». Se l'obiettivo è diffondere il piacere della cultura, la Rai ha un molo da svolgere ancora molto da inventare, discenti l'ha ammesso: «Abbiamo bisogno di un Piero Angela dei Beni Culturali: la Rai deve comunicare la ricchezza del patrimonio artistico, non soffermandosi solo sulle realtà più note». Il professor Comba ha poi ricordato il ruolo delle grandi banche: «Le Fondazioni devono compiere interventi di sistema che tengano conto delle politiche culturali per lo sviluppo del territorio. Ma abbiamo bisogno di strutture che agiscano sulla formazione per consentire l'attività di conservazione». Il presidente della Fondazione Crt richiama l'attenzione su un aspetto spesso trascurato: «Noi facciamo bei restauri, ma vogliamo conoscere quale sarà la gestione del bene restaurato»: per evitare che uno splendido palazzo rimanga un triste contenitore vuoto. «Intervento di sistema» per il presidente di IBM Italia significa non tenere i Beni Culturali isolati rispetto a Università, turismo, industria, trasporti. E, soprattutto, dalle possibilità offerte dalle reti informatiche. «Il patrimonio italiano è un mosaico: senza integrazione globale - ha detto il professor Quattrin - non funziona, senza disegno iniziale nemmeno. Ognuno deve inserire la sua tessera, ma in modo ordinato». E riflettendo sul ruolo del privato che investe in cultura: «Se c'è un disegno e non casualità le aziende rispondono. Perché va bene il mecenatismo, ma le aziende cercano ovviamente il profitto: che poi diventa profitto per il Paese». Maria Teresa Martinengo Editoria e industria a confronto: così si può creare sviluppo

Persone citate: Andrea Comba, Comba, Guido Bindi, Mieli, Paolo Mieli, Piero Angela, Quattrin, Secondo Mieli, Tomaso Quattrin

Luoghi citati: Firenze, Ibm Italia, Italia