Lo spirito di Federico Zeri sull'arte dell'Italia minore
Lo spirito di Federico Zeri sull'arte dell'Italia minore Al Salone dei Beni culturali di Torino la mostra ideata dal grande critico prima della morte Lo spirito di Federico Zeri sull'arte dell'Italia minore TORINO Il ERNARDO di Girolamo da Il Gualdo è un modesto pittore umbro del primo '500 che si ispira a Luca Signorelli, nonché notaio e giudice comunale a Gauldo Tadino. Sono noti di lui due quadri: uno, la Santa Barbara in gloria del 1523 già nell'oratorio di San Giovanni della Misricordia e ora nella Pinacoteca di Nocera Umbra, è esposto alla mostra // paesaggio nella pittura umbro- march igia n a tra 500 e 800'che è la manifestazione emblematica del Salone dei Beni Culturali. Non la rassegna dei capolavori, ma la risonanza profonda della memoria storica dei luoghi dell'Italia maggiore e minore, e del suo intreccio con un incomparabile tessuto artistico. Nel quadro di Nocera, il piccolo maestro umbro ha dipinto a omaggio la topografia prospettica della città, nella forma tipica di quei «modelli» che in parecchie altre tele della mostra i santi offrono in omaggio alla Divinità. Oggi Nocera giace sfigurata dal terremoto e la modestia pittorica è ampiamente riscattata dal suo valore testimoniale. E' questa la ragione prima, innestata su un decennale discorso, critico quanto «politico», sul valore e sulla salvaguardia del tessuto minore come fondamento del rapporto fra arte, società, comunità, territorio, che ha fatto scattare l'iniziativa di Federico Zeri, vigile a controllare schede del catalogo Allemandi fino agli ultimi giorni di vita. Non mancano le maggiori figure dei due territori così ricchi di grandi personalità nel '500 e nel '600. La Madonna di san Giovanni dipinta dal Barocci trentenne rappresenta sul fondo un mirabile paesaggio di tipici dintorni urbinati. Le fa compagnia un nitido puntualissimo disegno della Biblioteca Comunale di Losu Urbino con tre vedute diverse della Urbino quale il pittore vedeva dalle finestre della sua casa in via San Giovaimi. A metà '600 il fondo del San Vittore, una delle ultime opere del grande caravaggesco marchigiano Francesco Guerrieri, presenta, secondo Andrea Emiliani, un «calmo, sereno paesaggio di questa sassosa provincia... dove pietre e fortilizi... a ridosso dei primi monti d'Appennino non hanno più storia, se non quella quotidiana dell'avvicendarsi che fanno luce e ombra». Gli è affine l'Angelo custode del Guercino della Pinacoteca di Fano, dipinto nel 1641 per S. Agostino, sul cui fondo si erge la città murata. Ma lo spirito di fondo della mostra, quello che veramente ripropone lo spirito e le idee di Zeri, risiede piuttosto nelle rappresentazioni talora ingenue, persino sgrammaticate, ma intimamente legate al carattere e alla devozione dei luoghi. Un anonimo del '600 ci propone Annibale in fuga di fronte alle poderose mura di Spoleto. Un altro anonimo abbina la grande scena in teatrali abiti seicenteschi del rifugio a Spoleto di Papa Leone III nel 799 presso il duca franco Guinigiso, sulla strada di Francia verso Carlo Magno, con una pianta prospettica della città topograficamente bellissima. Impressionante è l'enorme modello di Todi, illusoriamente ligneo con tanto di tavolone d'appoggio, che una schiera di santi presenta nel 1592 alla Madonna in gloria, del locale Pietro Paolo Sensini. A questo livello, di singolari presumibili incroci fra pittura e carpenteria lignea che ripropongono problemi analoghi a quello dei modelli di chiese offerti dai santi, colpisce l'analogia delle due vedute di Foligno, l'una vera e propria riferita dalla tradizione ad Ascensidonio Spacca detto il Fantino di Bevagna, l'altra sul fondo delV Incoronazione della Vergina e santi nel Duomo di Foligno del pittore Noel Quillerier, francese attivo in loco nel terzo decennio del '600. In mezzo a paesaggi al limite del «naif» di accademici ottocenteschi locali, spicca per la sua «verve» fra patriottica e illustrativa I perugini alle terme di San Galigano di Napoleone Vergo, con la sua precisione vedutistica dell'antico stabilimento seicentesco, la carrozza che fa fuggire davanti a sé la coppia borghese col bambino, la damigella patriottica in primo piano in bianco rosso e verde e l'ufficiale piemontese. Marco Rosei La pittura come memoria delle radici nei paesaggi umbro-marchigiani «Veduta della Piazza del Sopramuro di Perugia» custodita nella Galleria Nazionale dell'Umbria e di autore anonimo
Persone citate: Allemandi, Andrea Emiliani, Carlo Magno, Federico Zeri, Francesco Guerrieri, Luca Signorelli, Nocera, Noel Quillerier, Sensini
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