Sposini: «Io faccio il mio lavoro» di M. N.

Sposini: «Io faccio il mio lavoro» Sposini: «Io faccio il mio lavoro» Taradash: «Anche il Polo ha usato i professori» IASTIGANDO la sinistra, Giuliano Ferrara, sul I ' Messaggero, accusa «gli Umberto Eco, le CarI men Lasorella, i Lamberto Sposini e altri intel1 i lettuali di sinistra che presiedettero alla famosa \è\ Convenzione per l'Ulivo» di essersi ridotti, dopo la caduta di Prodi, allo «zitto e mosca: tutti pronti a saggiare i muscoli del nuovo Principe». «Traditore io? chiede sorridendo Sposini - e di chi? Non ho nemmeno presieduto nulla. Sono andato a fare il mio mestiere di giornalista, a moderare. Io non sto con uno o con l'altro, faccio il mio lavoro: è con lui che sto». Ma gli intellettuali sono traditori? «La politica italiana è fatta di tradimenti più o meno nobili e motivati. Se qualcosa mi colpisce è piuttosto come Ferrara diventi così carino con Prodi dopo averlo trattato come una ciabatta vecchia». Una Convention del Polo fu invece organizzata dal radicale Marco Taradash: «Lo scopo era dialogare con intellettuali liberal-democratici, vedere se erano disposti a costruire con il Polo. Non funzionò, ma non per colpa loro: per colpa del mondo politico che cercò di usarli anziché farli lavorare». E il tradimento? «C'è tanta voglia di accasarsi e, a volte, dietro cambiamenti nobili e pensati spuntano anche tradimenti meno nobili». Lei non ha tradito l'antiproibizionismo, però sta nel Po lo con Fini e Gasparri, poco antiproibizionisti: «Io sono un radicale in Forza Italia. Non mi spiace stare accanto a Gasparri: credo sia necessaria una miscela di idee. Se faccio un appunto al Polo è di legittimarne alcune e ritenere le altre libertà di coscienza. No: io la libertà di coscienza me la prendo senza che me la concedano. Dal Polo voglio la legittimazione di tutte le idee al suo interno», [m. n.]

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