L'Ocse frena sull'Italia

L'Ocse frena sull'Italia LA RECESSIONE SI ALLONTANA L'Ocse frena sull'Italia Nel '98 UPil crescerà dell 1,5% ROMA I rischi di una recessione monB diale «sono oggi minori di quanto lo fossero due settimane fa»; tuttavia rimane un fattore di instabilità nelle Borse, le cui quotazioni sono tornate un po' troppo in alto. La speranza è che si ridimensionino con ordine e non traumaticamente. Questo è il responso dell'Ocse nel suo rapporto semestrale - uno degli appuntamenti più importanti per capire come va l'economia del mondo - nelle parole de! capo ufficio studi, l'italiano Ignazio Visco. Stando così le cose, il '99 porterà una ripresa; ma l'Ocse la vede più fiacca (+1,4% nei Paesi del G-7) di quanto valutasse due mesi fa un altro importante rapporto, quello Fmi ( +1,9%). Sull'Italia l'Ocse (una specie di centro ricerche dei 29 maggiori Paesi industriali, con sede a Parigi) fa una analisi precisa e ricca di consigli. La riduzione del costo del denaro al livello di Francia e Germania, che si concluderà in dicembre, avrà un effetto benefico su una economia che marcia più lentamente di tutte le altre d'Europa (solo +1,5% nel '98, contro + 3,1% della Francia e +2,7% della Germania); e anche qualche modesto aumento dei salari farà più bene che male. Così il '99 andrà un poco meglio, +2,1%, ma senza ancora mettersi al passo degli altri; cosicché la disoccupazione, che in Germania e Francia tende a diminuire, da noi resterà quasi stazionaria. I rimedi consigliati dall'Ocse contro la disoccupazione italiana sono quelli cari anche alle banche centrali: «azione vigorosa» per un mercato del lavoro più flessibile e salari più bassi nel Sud, dove occorre compensare una produttività del lavoro minore. A causa della lenta crescita, gli obiettivi governativi di finanza pubblica sarebbero centrati quest'anno ma non i successivi: nel '99 il deficit sarebbe del 2,2% anziché del 2%, e nel 2000 dell'1,8% invece dell' 1,5%. L'Ocse non sembra attribuire grande importanza a questi sforamenti; anche perché nei suoi calcoli il deficit «strutturale» del- l'Italia (1,4%) è inferiore a quello di Francia (2,1%) e Germania (1,8%). Il capitolo più delicato del rapporto Ocse riguarda i tassi di interesse. Dal pessimismo sulla cre¬ scita economica '99, ancor più negli Stati Uniti (+1,5% appena) che nell'area Euro (+2,5%), discende la previsione che le due grandi banche centrali adotteranno misure di ribasso dei tassi. La Federai Reserve dovrebbe tenersi sul 4,5% (ormai vicino dopo il ribasso di ieri, ndr); dopo la convergenza negli 11 Paesi in dicembre, all'inizio del '99 la Banca centrale europea celebrerebbe con un ribasso la prima fase di esistenza dell'Euro, cosicché i tassi si collocherebbero attorno al 3%. Non ci sarebbe nessun rischio in questi ribassi perché l'inflazione appare del tutto piegata. Tra i grandi Paesi membri dell'organizzazione parigina, quello che preoccupa di più è ovviamente il Giappone. Nello stimare la gravità della recessione quest'anno (-2,6%) l'Ocse si allinea al re- sponso già dato dal Fmi; nel rapporto il recupero nell'anno prossimo viene stimato quasi inesistente (+0,2%). Sulla base dell'ultimissimo pacchetto di rilancio annunciato dal governo di Tokyo ieri l'altro, Ignazio Visco (che non è parente del ministro delle Finanze) è disposto ad alzare la cifra a +0,5%; ma la situazione resta grave. Il risanamento del sistema bancario giapponese viene giudicato essenziale per allontanare i rischi di un crack mondiale. Il tono del documento è severo: finora «le varie misure decise dal potere politico a sostegno di vari settori sofferenti dell'economia giapponese non si sono rivelati capaci di prevenire l'aggravamento della recessione, accelerando in vece pressioni deflative sui prò dotti, sui salari e sulle attività fi nanziarie». Il Giappone «sta attra versando una profonda crisi re cessiva»; «la crisi di liquidità si ac centua, i casi di bancarotta si moltiplicano, le esportazioni di minuiscono e la fiducia del settore privato si affievolisce sempre più». Cosicché «le aspettative vengono costantemente riviste al peg gio e le spese rinviate». Il sensibile rallentamento che l'Ocse intravede nell'economia degli Stati Uniti sarebe dovuto soprattutto a un calo delle quotazioni di Wall Street dal livello attuale (la «quota novemila» raggiunta dall'indice Dow Jones, ndr) innescato dall'aspettativa di flessione dei profitti aziendali. Utili più bassi e flessione della Borsa avranno come effetto il raffreddamento dei consumi e un calo degli investimenti. Secondo l'Ocse è «considerevole» il rischio di una caduta delle principali Borse mondiali dal momento che i corsi azionari appaiono nuovamente dopo aver riassorbito i ribassi di settembre - sopravvalutati in relazione alle prospettive a breve degli utili. [8.1.]

Persone citate: Ignazio Visco