Plastica per la bimba down di F. Gal.

Plastica per la bimba down I genitori: perchè escludere l'operazione per chi ne ha più bisogno? Plastica per la bimba down Choc a Londra: ha subito tre interventi LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Tre interventi di chirurgia plastica per migliorare l'aspetto di una bambina Down suscitano polemica in Inghilterra. Normalissimo, dicono i genitori e il chirurgo, sottolineando che in una società dove l'aspetto è sempre più importante sarebbe ingiusto penalizzare un essere handicappato dalla nascita: «La plastica facciale è diffusa fra i bambini normali, perche escluderne chi ne ha forse più bisogno?». «Una resa a pregiudizio e ignoranza», ribatte la Down's Syndrome Association: «la società deve imparare ad accettare i bambini Down per quello che sono». Al centro della vicenda è Georgia Bussey, una bambina di Londra che ha oggi cinque anni e che, a giudicare dalle fotografie apparse sui giornali, è vispa, felice e d'aspetto quasi normale. Ma è giusto, si domandano molti, sottoporre a quei dolorosi interventi una bambina che, sotto la buccia cosmetica, conserva tutte le caratteristiche dei Down? Certo, i tratti caratteristici del mongolismo sono stati cancellati; ma a che prezzo, anche per il futuro della bambina? Nessuno sa dare risposte certe. La madre della piccola ha avuto grosse difficoltà ad accettare una figlia handicappata («all'inizio ero sotto choc, in ospedale mi rifiutai di vederla») e dice che ha penato non poco nella ricerca di un medico disposto ad aiutarla. Il primo intervento, all'età di tre anni, è stato effettuato al Chelsea and Westminster Hospital: per la riduzione della lingua, sempre sporgente dalle labbra. Ne è stato asportato, in volume, quasi un terzo. «Non c'è stato soltanto un risultato estetico», insiste la madre, Kim Bussey: «Anche la sua capacità di parlare è migliorata enormemente e così la respirazione». Secondo intervento, contemporaneo al primo, per la rimozione delle pieghe epidermiche agli angoli interni degli occhi e rimuovere il taglio mongoloide. Terzo intervento, un anno fa, per raddrizzare le orecchie. «E' molto triste», commenta Carol Boys, direttrice della Down's Syndrome Association: «Che messaggio possono dare alla bambina genitori che esplicitamente cercano di camuffare l'handicap della figlia?». «Putroppo la verità è che la società discrimina chi ha un aspetto diverso», replica il chirurgo, Norman Waterhouse. «So come sono fatti i bambini e non voglio che mia figlia sia vittimizzata a scuola», fa eco la madre di Georgia. Altri genitori di bambini Down entrano nella mischia: «E' una violenza contro quei piccoli indifesi». Ma Kim Bussey ha l'ultima parola: «La società non cambierà dall'oggi al domani, per cui dovrà essere Georgia ad adattarsi, non la società». Per fortuna, di tutto il clamore che riempie l'aria, la diretta interessata è ignara. Va alle elementari, con tutti i problemi dei bambini Down; ma forse con un'arma in più. [f. gal.]

Persone citate: Carol Boys, Choc, Kim Bussey, Norman Waterhouse

Luoghi citati: Georgia, Georgia Bussey, Inghilterra, Londra