I cossighiani alla guerra delle poltrone

I cossighiani alla guerra delle poltrone I parlamentari disertano l'aula per protesta. Prodi: sono tornate le logiche partitocratiche I cossighiani alla guerra delle poltrone Tra Udr e Ds scontro sulla presidenza delle commissioni ROMA. Ma i parlamentari Udr, dove sono? Non ci sono, stanno protestando per l'articolo 12 della Finanziaria, forse. Come, forse? E che c'entra l'articolo 12 se in Parlamento si sta votando 11rap? Alle 10 e mezzo del mattino dei deputati di Cossiga, nell'aula di Montecitorio, non c'è traccia. Se ne sono andati, e Elio Vito, fedelissimo berlusconiano, si alza in piedi e lo dice. A Montecitorio si sta cercando di votare la Finanziaria, con le solite sedutefiume. Vito butta lì un'idea, anzi una mezza speranza: forse l'Udr tra trattando col governo per far passare, cosa che sarebbe gradita anche al Polo, l'articolo 12, tre colonne fitte fitte nelle quali si spiega che si permette all'Inps di delegare ad altri, con quella procedura che tecnicamente in un'azienda si chiama/actorma, i crediti che non riesce a riscuotere dalle imprese. L'Inps ne ha talmente, di quei crediti arretrati - e si tratta di evasione contributiva previdenziale - che di tanto in tanto, per recuperarne almeno una parte, è costretta a condonare. Da tempo, l'Udr, e così anche ii Polo, si battono perché l'articolo 12 non riguardi le piccole e medie imprese: il che è un po' come cancellare del tutto la norma, perché sono proprio le pmi a perpetrare, in genere, quell'evasione. Già, ma che c'entra l'articolo 12, se in aula si discute di Irap? Dunque, il deputato Elio Vito è un po' spiazzato: magari gli ex amici dell'Udr stanno trafficando col governo proprio per strappare quel risultato. La seduta comunque viene sospesa, e Roberto Manzione, capogruppo dei cossighiani, detta alle agenzie: «Così non va». Ne abbiamo parlato con Visco, e lui ha detto di no, dicono quelli dell'Udr, e così noi ce ne siamo andati dall'aula, ci siamo riuniti per parlarne. Il governo, con una nota, fa sapere che, quando il famigerato articolo 12 sarà in discussione, «verrà presentata una proposta per venire incontro alle richieste dell'Udr e dell'opposizione»: Violante dà lettura in aula. Ma intanto, mentre si infittisce la discussione sull'articolo 12, esce un dispaccio d'agenzia: c'è stata una «fumata nera» sulla presidenza di commissione che l'Udr dovrebbe strappare ai diessini. Mussi l'ha comunicato proprio a Manzione: «Non so dirti ancora quale commissione potremo cedere». Il giallo è chiari¬ to: la guerra di poltrone è scoppiata nuovamente all'interno della maggioranza, l'articolo 12 è solo un grimaldello. «Sono tornate le logiche partitocratiche» commenta subito Romano Prodi, «quando c'era l'Ulivo c'erano gli scontri con Rifondazione, ma erano scontri politici, non per le poltrone». In realtà, la maggioranza è consapevole di dover cedere almeno un posto all'Udr: i diessini hanno 9 poltrone su 14, ma se si conta la poltroncina dei Verdi e quella del Pdci, la sinistra ne ha ben 11. E Cossiga, o per meglio dire Mastella, nessuna. «Per carità - precisano dall'Ulivo - le commissioni parlamentari non hanno nulla a che vedere col governo, ma siccome si tratta comunque di ruoli in qualche modo istituzionali, è ovvio che anche l'Udr le rivendichi». Anna Finocchiaro, che era ministro sia pure senza portafoglio, è stata appena nominata, ma mette subito a disposizione l'incarico, «se può servire a risolvere una questione politica...». Ma quel che non è chiaro è che commissione voglia l'Udr, e che commissione, d'altro canto, possano cedere i diessini. Di certo, non quella di Giorgio Benvenuto, «si tratta dell'unico posto in cui è rappresentata l'area riformista», dicono al gruppo diessino. Allora, pare si sia orientati a chiedere a Ruberti di lasciare le Politiche comunitarie, o a Bolognesi gli Affari sociali, o a Lorenzetti l'Ambiente e lavori pubblici. Mussi, il «toscanaccio» che presiede il gruppo dei deputati diessini, lavora attorno a questo problemino da due settimane. Mica facile con- vincere qualcuno a lasciare l'incarico a disposizione di quelle che in Transatlantico si chiamano ancora «le truppe mastellate». Com'è, come non è, ieri il deputato Tassone, candidato presidente dell'Udr, si è stancato di aspettare, è ha comunicato a Mastella la propria «indisponibilità, dopo una girandola di voci che durano da 7 giorni». Intanto, a Palazzo Chigi Minniti riceveva «per un cordiale colloquio» Mastella e Sanza: per carità, certo non si è parlato di presidenza di commissioni, assicurava poi Mastella. In un'ora s'è parlato a lungo del famigerato articolo 12, o almeno questa è la versione ufficiale. Intanto, dal fronte, Mussi strappava una tregua: ha bisogno ancora di qualche settimana, quasi un mese, per liberare una poltrona. Guai a dirgli, come una battuta, onorevole, più che democratici di sinistra dovreste essere demopratici... «Il problema è che Mastella, come dire, è un demo tout court», risponde lui sornione. Antonella Rampino Mussi prende tempo per liberare un posto Finocchiaro: lascio io «Macché ascari, siamo il partito più serio della coalizione» Francesco Cossiga e Clemente Mastella presidente e segretario dell'Udr

Luoghi citati: Roma