«Veltroni avventurista» di Alberto Rapisarda

«Veltroni avventurista» «Veltroni avventurista» Riforme, Cossiga all'attacco del leader Ds e di Berlusconi ROMA. Strane coppie cominciano a danzare alla musica della riforma elettorale. Veltroni, segretario dei Ds, intreccia un minuetto con Gianfranco Fini, presidente di An, per arrivare al referendum e, soltanto dopo, approvare una riforma che rafforzi il sistema bipolare. Franco Marini, segretario dei Popolari, invita alla danza Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, per fare lo sgambetto all'altra coppia e cercare di evitare il referendum che mira ad abolire la quota proporzionale. In mezzo alla pista, Francesco Cossiga balla da solo dando spintoni sia a Berlusconi («deve andare a casa») sia a Veltroni («avventurista»). La posta in gioco che provoca tanta agitazione è una riforma elettorale che possa lasciare o no spazio allo sviluppo di un centro autonono dalla destra e dalla sinistra. Al momento ognuno cerca alleati, anche sulle sponde più distanti, per far prevalere la propria tesi. Il primo passo lo ha fatto Walter Veltroni, che si trova d'accordo con Fini nel preferire la riforma elettorale dopo che si sarà tenuto il referendum di Segni, a giugno. Una riforma che preveda il doppio turno di collegio, caro ai Ds (mette in una condizione di inferiorità i partiti minori rispetto all'alleato più forte), accompagnata dalla elezione diretta del Capo dello Stato con poteri di governo o del capo del governo secondo il modello dei sindaci. Soluzione cara ad An. Era da tanto che i Ds esortavano Fini a muoversi in modo autonomo da Berlusconi. Ora il momento è arrivato e Berlusconi reagisce rendendo ancora più forti gh inviti a Marini e D'Alema, ad approvare la riforma elettorale subito, prima del momento in cui la Corte Costituzionale (inizio gennaio) dirà se il referendum è ammissibile. «Se a qualcuno venisse una idea vincente - dice Berlusconi - credo che ci metteremmo a discutere anche di fronte ad una proposta diversa rispetto alla nostra proposta di bandiera, che è il doppio turno di coalizione». «Quella di Fini - spiega infastidito Enrico La Loggia, presidente dei senatori di Forza Italia - è mia fuga in avanti». Il referendum «è un rimedio sbagliato» e non è il momento di parlare di elezione diretta del Capo dello Stato. E' proprio quello che vuole sentire Franco Marmi, che è sempre più preoccupato per l'attivismo del neo-segretario dei Ds, Veltroni, che punta apertamente a mietere fieno nei prati centristi. «Noi siamo per il doppio turno di coalizione, come Berlusconi, e vinceremo» assicura Marini, che ostenta buon umore dopo il successo dell'alleanza Popolari-Forza Italia alle elezioni di Udine. Marini è sicuro che il presidente del Consiglio D'Alema non tenterà forzature sulla riforma elettorale, quanto meno per non creare altri problemi al suo governo. Ma è molto meno sicuro sulle intenzioni di Veltroni che, sospetta il Ppi (ma anche i verdi e i socialisti), sull'onda del probabile successo del referendum mirerebbe ad approvare una riforma a doppio turno. Per questo il Partito popolare avvisa che se si arriverà al referendum, dopo non si potrà cambiare sistema. Ci si dovrà tenere quello che c'è, ad un solo turno, e basta. «Meno supponenza e più flessibilità», dice a Veltroni il popolare Antonello Soro. Francesco Cossiga è preoccupato come Marini ed è, come suo solito, più esplicito. Così accusa Veltroni di essere una «oggettiva minaccia» per il governo D'Alema quando propone una legge elettorale anti-ribaltoni per le Regioni. Chiediamo a Veltroni «minore avventurismo e maggiore serietà. E se no continui a corteggiare Fini...». Il timore di Cossiga è che Veltroni tagli la strada al suo progetto di rinascita di un «grande centro». Il segretario dei Ds gli risponde che «non c'è nel programma di governo l'impegno programmatico della morte dell'Ulivo. Io non contesto l'idea che Cossiga e l'Udr lavorino per il grande centro. Non vedo perché debba essere contestato a noi il proposito di lavorare per lo sviluppo dell'Ulivo». «Abbiamo rispetto per l'Udr e Cossiga e lo esigiamo anche per noi», aggiunge Folena. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma, Udine