Scuola, l'aiuto alle private fa crescere il fronte del no

Scuola, l'aiuto alle private fa crescere il fronte del no Scuola, l'aiuto alle private fa crescere il fronte del no ROMA. La battaglia sulla finanziaria si sta trasformando anche in uno scontro sulla parità scolastica. L'elemento paradossale, in tutto questo, è che la finanziaria medesima non parla di «parità» né trasferisce finanziamenti di sorta a scuole non statali. Ma una scintilla c'è per far scoppiare la kermesse, anzi ce ne sono due. Dunque la finanziaria non prevede soldi alle scuole private, ma prevede un «accantonamento» (prima scintilla) di 346 miliardi da spendere a questo scopo quando la relativa legge sulla parità presentata all'epoca di Prodi sarà approvata. D'Alema ha dovuto porre la questione all'interno del programma di governo, altrimenti l'Udr non sarebbe entrata, e quindi in qualche modo deve attenersi a questo suo impegno. Ma uno schieramento laico - che va da Giorgio La Malfa ai verdi, dai cossuttiani ai socialisti a frange dei ds - si oppone duramente e civilmente contro questa prospettiva che stride con il dettato dell'articolo 33 della Costituzione, e un congruo stuolo di politici e intellettuali ha raccolto l'appello in questo senso lanciato dall'economista Paolo Sylos Labini. Ma c'è di più - ecco la seconda scintilla - alla voce «diritto allo studio», che veniva gratificata di 100-150 miliardi l'anno nelle scorse finanziarie, oggi si legge la ragguardevole cifra di 1300 miliardi in tre anni, da spendere per libri, trasporti, pasti e, tra l'altro, in aiuti alle famiglie anche per il pagamento di rette scolastiche. Non si tratta certo di spese specificate, di voci con tanto di bilancio fissato... ma intanto. E così gli animi dello schieramento antiparità si accendono ancora di più. Ieri, in una conferenza stampa hanno fatto fuoco e fiamme, e non si sono sentiti affatto rassicurati dalle dichiara¬ zioni del ministro (udr) per i rapporti con il Parlamento, Guido Folloni, secondo il quale se l'articolo 33 va rispettato, altrettanto va fatto per gb articoli 3 e 34 che garantiscono libertà di scelta e sostegno a chi non abbia mezzi per accedere all'istruzione. Intanto il ministro della pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, ha ribadito che «la nostra è una scuola delle libertà, e io sono perché questo si estenda nel rispetto della Costituzione, e proprio la Costituzione afferma che bisogna disciplinare la parità». Il ministro che si è ormai trasformato - per convinzione o per dovere d'ufficio - in paladino della parità, è stato comunque chiamato a riferire alla Camera e a fa- re chiarezza su questa tormentata vicenda. E' possibile che vi si rechi oggi stesso. Il presidente del consiglio D'Alema si è già pronunciato due giorni fa (e per l'ennesima volta): lui è per la parità e sostiene che, essendo nel programma di governo, anche la maggioranza dovrebbe seguirlo. Che la sua linea possa passare non ci sono dubbi, dal momento che tutto il Polo è compatto a favore della scuola non statale. Ma la compattezza della maggioranza ne verrebbe ulteriormente e forse fatalmente scossa. Intanto, mentre le dispute fervono, le scuole non statali a vario titolo - ricevono soldi dallo Stato: nel '98 hanno avuto 338 miliardi. [r. ma.] Nella manovra 346 miliardi per la parità e altri 1300 come diritto allo studio D'Alema onora gli impegni, i laici insorgono Il ministro Luigi Berlinguer

Persone citate: D'alema, Giorgio La Malfa, Guido Folloni, Luigi Berlinguer, Paolo Sylos Labini

Luoghi citati: Roma