Roma ha la spina dorsale da scudetto

Roma ha la spina dorsale da scudetto I centrocampisti della squadra del momento ringraziano Zeman che li ha «portati» in azzurro Roma ha la spina dorsale da scudetto Tommasi: ma si deve vincere in trasferta ROMA. «Sono diventato il leader della Roma, ora diventerò il leader della Nazionale». Sul prato della Borghesiana i riflettori sono puntati su un ragazzo di ventidue anni. Nome: Francesco. Cognome: Totti («Ricordatevelo - afferma Di Biagio - questo è il calciatore del decennio»). Soprannome: «Pupone» oppure «Bambino d'oro». Ma quando un gruppo di ragazze lo chiama cosi, questa volta lui non risponde: «Non voglio più essere chiamato in questo modo. Sono maturato. Sono più forte. I campioni anche quando non incantano decidono la partita. E' quello che mi è successo domenica». L'idolo della curva giallorossa, che per trovare «la tranquillità del campione» ha anche cambiato casa, non si nasconde più: «Sto attraversando il momento più positivo della mia vita. Voglio arrivare il più lontano possibile». E domani Totti raggiungerà un altro traguardo: vestirà la maglia azzurra dal primo minuto nell'amichevole contro la Spagna, a Salerno. «Io questa responsabilità l'accetto in pieno dichiara -. Sono qui per fare il Del Piero. Ma io assomiglio di più a Mancini». A «spingere» il numero dieci giallorosso è ormai la piena consapevolezza dei propri mezzi, la convinzione «di crederci sempre, anche nello scudetto». E il maestro non può essere che lui, Zdenek Zeman, per Totti «qualcosa di speciale, che mi ha fatto crescere sul piano fisico e mentale, le sue squadre hanno la miglior organizzazione, il miglior gioco. E sarebbe ora di finirla con tutte le polemiche attorno al suo nome, alle sue dichiarazioni». Nel ritiro azzurro i ringraziamenti all'allenatore boemo si sprecano. Per Di Biagio è merito suo se «il centrocampo della Roma forse diventerà quello della Nazionale». Lodi anche da Di Francesco: «Tutti quelli che hanno avuto Zeman come allenatore, vedi anche Foggia e Lazio, sono diventati grandi calciatori» Ma il mittente che più beatifica l'allenatore della Roma è Damiano Tommasi: «Zeman è allegro, sensibile, un grande psicologo. Se non fosse stato per lui sarei finito. Mi ha fatto sempre sentire a posto con la coscienza». Sembra un coro d'orchestra. Del resto ai quattro giallorossi più che l'aria azzurra è l'aria di alta classifica a «rappresentare un momento da sogno». Lo si legge dagli occhi di Totti: «Dopo la vittoria sulla Juventus abbiamo fatto capire a tutti che per lo scudetto ci siamo anche noi. Oggi per la Roma c'è ancora più rispetto». Lo si legge dal sorriso di Di Biagio: «Sto tornando ai livelli del Mondiale francese. Per fortuna i miei compagni sono fantastici e non sono sorpreso di trovarli qui». E lo si legge dalla felicità di Tommasi, per la prima volta convocato da Dino Zoff: «Abbiamo un ottimo gruppo. Però non basta giocare bene per quindici giorni. Ci vuole più continuità». Il coro d'orchestra questa volta si spacca. L'ex veronese esce dal clima di euforia: «Il campionato è molto equilibrato. Ma la Roma dovrà vincere di più in trasferta per recitare un ruolo da protagonista. E noi dobbiamo rimanere con i piedi ben saldi per terra. In questa città c'è sempre il pericolo dell'esaltazione. Per vincere, invece, ci vuole soltanto umiltà». Giovanni Lamberti Totti e Tommasi nell'allenamento degli azzurri

Luoghi citati: Foggia, Lazio, Roma, Salerno, Spagna