«La mia felicità è stirar gonne» di Piero Soria

«La mia felicità è stirar gonne» Camilleri, autoritratto in pubblico «La mia felicità è stirar gonne» TORINO O adoro stirare. Non solo la camicia che mi vedete addosso. Ma tutto, tutto. Pantaloni, colletti, gonne. Il mio è qualcosa di più di un vezzo, di un gioco. Le donne della mia famiglia mi affidano con fiducia i loro plisset: percorsi diffìcili, curve pericolose, pieghe sottili. Arte. Pura arte. Otmai non ne possono più fare a meno». Ad affascinare oltre settecento torinesi (ieri all'Unione Industriale) è un Andrea Camilleri in grande forma. La voce roca: «Due pacchetti di sigarette al giorno, fortunatamente ho chiuso - da un momento all'altro col whisky: talvolta in un giorno la riserva scendeva addirittura di un litro». Lo charme del siciliano che ha visto molto e accantonato molte cose nella memoria che diventa il luogo della bellezza: «L'amica del mio Montalbano è di Boccadasse perché quel pezzo di Genova è uno degli squarci che ti tolgono il fiato. O forse lo "era" soltanto?». Il fraseggio serrato, pieno di aneddoti: «Pirandello era di casa dai miei, ma io ero troppo piccolo per farmi "segnare": vedevo solo un signore austero in mantella e volto poco dedito al sorriso che mi incuteva un certo timore. Solo molto tempo dopo sono diventato un pirandelliano vero». Quell'ombra di dialetto che rende così pastose le sue storie: «Ho incominciato a scrivere romanzi ad una certa età perché non trovavo il linguaggio giusto. Andrea Camiller Poi l'illuminazione: dovevo semplicemente parlare su carta come parlavo per casa. Usare cioè quell'impasto piccolo-borghese (solo i principi parlano un siciliano puro) di italiano e lingua madre che sapesse esprimere nello stesso tempo concetti e sentimenti. Separatamente, erano solo una cosa o l'altra». Quel distacco dalle cose del mondo: «Pteoccupato per il mio Montalbano che, diventando storia televisiva, può anche diventare qualcos'altro da ciò che e? Ho imparato da Diego Fabbri quando ero in Rai e dovevo curare la riduzione del Maigret di Gino Cervi. Lui ha smontato Simenon pezzo per pezzo, come se fosse un orologio: le lancette di qua, gli ingranaggi di là, il resto un po' dappertutto. Poi lo ha rimontato. Io mi sono solo preoccupato di seguire qualche dialogo. I montatori e rimontatori sono bravi: che facciano loro». I «freddi» torinesi che applaudono. 11 saluto con la «Monnezza», una ricetta di quelle buone, della nonna (Il commissario Montalbano è un gourmet che usa solo ricette di casa Camilleri): «Grande teglia piatta, sul fondo pane duro (peccato, non ci sono più le gallette marinare di un tempo), uno strato di mille verdure cotte, un altro di crude, acciughe e capperi di Pantelleria. Mangiarla il giorno dopo, prego». Piero Soria Andrea Camilleri

Persone citate: Andrea Camiller, Andrea Camilleri, Camilleri, Diego Fabbri, Gino Cervi, Pantaloni, Pirandello, Simenon

Luoghi citati: Genova, Pantelleria, Torino