Le smanie ultramoderne e le valanghe di trash. Da Pinochet a Fidel di Giulio Ferroni

Le smanie ultramoderne e le valanghe di trash. Da Pinochet a Fidel LETTERE AL GIORNALE Le smanie ultramoderne e le valanghe di trash. Da Pinochet a Fidel Che dire allora di certi valenti giovani d'oggi? Cara Stampa, mi sembra ridicolo e facile venir tuttora segnalato - da Giulio Ferroni o da chicchessia - come un «ultramoderno con smanie di novità d'Oltralpe e d'Oltreoceano», solo perché nelle prime gite giovanili all'estero consigliavo (come Bobi Bazlen) alla nostra editoria di pubblicare Wittgenstein, Bachelard, Edmund Wilson, Cyril Connolly, gli strutturalisti francesi e i formalisti russi. Cioè i testi-base; di più generazioni di universitari e accademici. 0 perché raccontavo le «prime» di classici novecenteschi come Schónberg, Stravinskij, Shostakovic. Che dire, allora, oggi, dei valenti giovani che in ogni stagione insistono a suggerire valanghe di nuovi album rock e cassette di film «trash» esotici? Alberto Arbasino Guai a chi ha perso il potere Ho letto [La Slampa 7/111 con commozione l'appello degli intellettuali al governo inglese favorevoli al processo Pinochet e in particolare le frasi: «La questione principale è se un essere umano, indipendentemente dal suo ruolo politico o dalla sua posizione di potere, debba essere considerato responsabile dei suoi crimini... La sistematica violazione dei diritti umani può essere considerato un crimine contro l'umanità e, al tempo stesso, non deve essere considerato un fatto interno ai conimi di un Paese». Mi auguro che i firmatari di così nobili frasi non abbiano esaurito il loro impegno civile e che rivolgano analogo appello al giudice spagnolo, lo stesso che ha firmato il mandato di cattura per Pinochet e ha invece archiviato analoga denuncia di esuli cubano contro Fidel Castro. La motivazione, che si può leggere nella colonna precedente della stessa pagina è in netto contrasto con i principi invocati contro Pinochet: «Castro gode dell'immunità come Capo di Stato e non può essere in nessun caso estradato». Evidentemente gli stessi giudici che hanno chiesto l'arresto di Pinochet ritengono che un essere umano debba essere considerato responsabile dei suoi crimini solo se, e quando, abbia perso il potere. Marco Scianca, Torino smt38(ówriteme.com Le armi servono solo per ammazzare Ribatto al signor Gazzola che le armi servono solo per ammazzare e non per difendere la vita e che se tutti fossero stati pacifisti, quei due matti di Hitler e Stalin da soli non avrebbero ridotto in schiavitù proprio nessuno, ma sarebbero stati curati per i loro disturbi mentali. Maria Angela Pronello Pianezza (To) Fissa il prefisso anomalia italiana E' mia intenzione esprimere alcune perplessità circa il «fissa il prefisso» della Telecom. Si dice che tale soluzione porterà ad avere molti più numeri a disposizione per consentire l'accesso anche alla concorrenza. E' chiaro che già ora l'accesso non è per nulla precluso ai concorrenti. Gli utenti possono Uberamente scegliere a chi affidare le loro interurbane semplicemente mettendo un prefisso particolare che inizia per 10 (1055, 1077 e così via) che dirotta le loro chiamate verso l'operatore prescelto. Tale operazione noiosa e ripetitiva può essere svolta da particolari dispositivi. Lo stesso sistema è anche usato negli Stati Uniti ep pure nessuno ha mai chiesto di aggiungere prefissi o cose strane. Per le utenze private e affari tale scelta viene compiuta all'atto della firma del contratto. E' l'utente che indica alla compagnia di telefoni locale su quale compagnia dirottare le proprie chiamate non locali. Eppure la concorrenza negli Usa tra gli operatori long distance è feroce e non agli inizi come qua. Si verifica poi una anomalia tutta italiana: in tutti gli altri Paesi lo zero del prefisso deve essere omesso quando si chiama dall'estero eccetto per le chiamate verso l'Italia dove diventa obbligatorio eccetto però per le chiamate verso i cellulari. Riteniamo forse gli stranieri così istruiti in merito alle vicende italiche da poter capire se un prefisso sia di cellulare o di rete fissa? Talvolta neanche gli italiani ci riescono. Alcuni anni fa la Fran¬ cia si è convertita alla numerazione Europea, il doppio zero per le chiamate internazionali invece del 19, noi stiamo andando nella direzione opposta.... In maniera analoga alla vicenda delle nuove targhe. Andrea Bucci bucci@polito.it Nel nome della carità cristiana Voglio premettere che sono cattolico, battezzato, cresimato e felicemente sposato in chiesa. Detto questo, leggo su La Stampa del 10 novembre che il Papa regala un milione, per i vent'anni in Vaticano, ai quattromila dipendenti del medesimo e che, a ogni morte di Papa, la Curia elargisce a loro un doppio stipendio, seguendo una tradizione medievale ben spiegata nell'articolo. Secondo questa tradizione, tale elargizione servirebbe (o sarebbe servita) a evitare saccheggi e ruberie nelle stanze papali. Siamo nel Duemila, e con tutto il rispetto per le tradizioni e con l'augurio che questo Papa possa ancora parlarci per tanti anni, non riesco proprio a immaginarmi che al giorno d'oggi quattromila dipendenti del Vaticano si possano introdurre con la forza nelle stanze del Papa per saccheggiarle, alla sua scomparsa. Detto questo, a noi contribuenti i mass media chiedono di donare l'otto per mille a favore della Chiesa Cattolica per il sostentamento ecc. Ma quante famiglie o parroci di paesi sperduti potrebbero ricevere un piccolo sollievo con quattromila milioni, in nome della carità cristiana? Mauro Bello San Giuliano Nuovo (Al) La ragione demolisce le certezze della fede Ho letto su La Stampa alcune lettere indignate per il «licenziamento» di don Zega ex direttore di Famiglia Cristiana. Come non credente e smaliziato delle vicende del mondo, non mi stupisce affatto questo ennesimo episodio di arroganza da parte del potere curiale; di quella parte della Chiesa, minoritaria nel Paese, ma maggioritaria nei centri nevralgici del potere ecclesiastico, con una vi¬ sione della propria missione unicamente come potere temporale. Mi stupisce invece, ma non troppo, l'ingenuità di tanti fedeli e, pur comprendendoli vorrei dire loro: fede e ragione nonostante li si voglia ipocritamente far convivere per continuare a regnare, non potranno mai andare assieme e convivere pacificamente, perché sono per antonomasia in antitesi. La fede se è vera fede non ammette discussioni sulle sue verità rivelate, altrimenti non è più fede ma altra cosa, mentre la ragione e di per se stessa discussione, ricerca e dubbio, ossia ragionamento. Questo dualismo ormai è sempre più attenuato, non perché siano oggi conciliabili, ma per il semplice motivo che la ragione nonostante tutto, faticosamente ma inevitabilmente, sta demolendo le certezze della fede. Quindi questi atti, questi colpi di coda del potere teocratico, non sono altro che il sintomo più evidente della sua lotta accanita per non morire. Ettore Robbione Gaiola (Cn) Il mio bisnonno Fausto Gozzano In riferimento all'errore sul giornale del 12 c. m., tengo a precisare che la foto pubblicata come di Guido Gozzano è del mio bisnonno ingegner Fausto Gozzano padre di Guido, della mia nonna paterna e di altri quattro figli. Mario Gnavi, Torino I % ^ Le lettere -,vanno inviati •;'V a: LA STAMPA li^Vìa Marenco 32,10126 TORINO ¥ fax Oli-6568924 1 e-mail lettere@lastampa.lt

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