Poca e costosa l'acqua in Italia

Poca e costosa l'acqua in Italia La colpa è della rete idrica, per metterla in sesto servono 60 mila miliardi Poca e costosa l'acqua in Italia E la bolletta salirà ancora ^ ROMA. Di fronte al rubinetto l'Italia si scopre maglia nera d'Europa: il trenta per cento della popolazione non riceve forniture di acqua adeguate alle sue necessità. La colpa è della rete idrica, un colabrodo che causa una dispersione senza riscontro in Europa. E fin qui il panorama è già abbastanza desolante, ma le cose peggiorano se si pensa che la bolletta, dal 1992 ad oggi, è aumentata di oltre il 25 per cento, al punto che il nostro Paese è al settimo posto nella classifica mondiale del caro acqua. A segnalare la situazione è l'indagine annuale del «National utility service»: nella media italiana il costo dell'acqua per metro cubo è attualmente di 1348 lire, con un aumento dell' 1,34 per cento rispetto al 1997, segnala il rapporto. Questo livello di tariffe, seppur lontano dalle 3386 lire al metro cubo della Germania, ci porta a superare, su scala mondiale, anche nazioni come gli Stati Uniti. E lo studio avverte che per il nostro Paese nel prossimo futuro ci sono altri aumenti in vista, dato che per molti anni i prezzi sono rimasti inferiori anche oltre il 50 per cento rispetto ad altri Paesi. Nella classifica delle città più care al primo posto c'è Palermo, con un prezzo per metro cubo di 3050 lire, ovvero il doppio della media nazionale, seguono Bologna, Torino, Firenze e Cagliari. Milano, invece, con le sue 450 lire al metro cubo è la meno cara. Ma la parte più negativa del rapporto riguarda l'efficienza del servizio idrico, una vecchia piaga, che nemmeno quest'anno è migliorata in modo significativo: «Circa un terzo delle famiglie non riceve ancora con regolarità una fornitura d'acqua adeguata alle necessità, per quantità insufficiente o per qualità», dice l'indagine del National utility service. La rete idrica italiana è in cattivo stato in molte zone del Paese e il livello di manutenzione è scarso, con una dispersione pari al 30% dell'acqua immessa nel sistema. E per quanto riguarda la depurazione le cose non vanno meglio, visto che, continua il rapporto «circa metà degli impianti co- struiti negli ultimi 20 anni per intervenire sulle acque di scarico non funzionano». Le situazioni più critiche sono nel Mezzogiorno e il rapporto individua la causa di questo stato di cose nell'estrema frammentazione nella gestione delle risorse: in Italia ci sono più di diecimila acquedotti, che fanno capo a oltre settemila enti differenti. Per risolvere il problema, modernizzando e potenziando le rete idrica italiana è necessario investire circa 60 mila miliardi e per far fronte a questa cifra enorme i cittadini potrebbero essere messi di fronte a nuovi aumenti della bolletta. Nel «caso acqua» si inserisce anche l'Associazione nazionale bonifiche, che mette l'accento sull'inquinamento delle acque di superficie. «Sono le linee che emergono dal documento di programmazione economico-finanziaria 1999-2001 sullo sviluppo sostenibile e la creazione di occupazione - ricorda un documento dell'associazione presieduta da Arcangelo Lobianco -. In tali ambiti rientra la politica dell'acqua e, in particolare, dell'irrigazione». E le Bonifiche sottolineano anche una proposta di direttiva del Consiglio dell'Unione Europea, che istituisce un quadro per la politica comunitaria in materia di acque, confermando la necessità di garantire, sotto il profilo qualitativo e quantitativo, un approvvigionamento idrico sufficiente. «La proposta - spiega il documento - vuole introdurre una disciplina generale per la protezione delle acque comunitarie che impedisca un ulteriore degrado, protegga e migliori lo stato degli ecosistemi acquatici sotto il profilo del patrimonio idrico e agevoli un consumo com- patibie alla risorsa acqua». E nel nostro Paese, sottolineano alle Bonifiche, in realtà di particolare interesse per l'economia agricola, l'irrigazione costituisce un importante utilizzo sostenibile della risorsa idrica, che, soddisfacendo un interesse produttivo, adempie alla fondamentale funzione di rimpinguare le falde. «Per questo - conclude il documento delle Bonifiche - sul tema della qualità delle acque si avverte il bisogno di ribadire che sinora è mancato un impegno a livello politico-istituzionale per un esame complessivo approfondito sulle cause e l'incidenza dell'inquinamento delle acque irrigue». Vanni Cornerò Secondo un rapporto la fornitura non è sufficiente al 30% delle famiglie ^ * t t t t t f t t TARIFFE ROVENTI Lo città italiane con il costo dell'acqua più caro. I dati sono espressi in tire e non tengono conto del canone di fognature, depurazione ed imposte. Il caso esaminato è quello di uno tornitura commerciate, con un consumo di diecimila mètri cubi/anno. CITTA' PALERMO BOLOGNA TORINO FIRENZE CAGLIARI ROMA NAPOLI BARI TRIESTE GENOVA VENEZIA VARIAZ. % 0 0 o 0 +4,5 0 +3,0 O +5,9 +4,9 +5,7

Persone citate: Arcangelo Lobianco, Vanni Cornerò