Lo scaffale di un negozio come prima culla

Lo scaffale di un negozio come prima culla Milano, la madre sarebbe un'immigrata. Il poliziotto che ha soccorso la bimba: «Voglio adottarla» Lo scaffale di un negozio come prima culla Neonata abbandonata, una telecamera riprende la scena MELANO. «Mi chiamo Alessandra Martina e sono nata il 16 novembre 1998». Così si legge su un cartellino rosa attaccato a una culla termica dell'ospedale Fatebenefracelli. Dentro, un fagottino dai capelli neri, gli occhi a mandorla, che dorme placida avvolta da una copertina bianca a disegnini. Dorme placida e nulla sa, Alessandra, delle circostanze che l'hanno condotta li, al caldo della culla; dopo che il suo primo giaciglio era stato un sacchetto di plastica. Nulla sa delle origini del suo nome: l'hanno chiamata come il poliziotto che l'ha portata, a sirene spiegate, in ospedale e ora vorrebbe adottarla. Una neonata abbandonata subito dopo la nascita. Lasciata però in un luogo dove poteva salvarsi. E così è stato. Sono le 11,17 di ieri quando una donna di apparente origine asiatica entra nel negozio Blockbuster - uno di quei negozi in stile americano dove si vendono videocassette, pupazzi, nonché pizze e bibite - in viale Gran Sasso a Milano: la scena viene filmata dalla telecamera interna. La donna, grandi occhiali scuri, jeans e giubbotto, ha con sé un sacchetto di plastica. Quello stesso sacchetto viene notato, posato a terra sotto lo scaffale dei pupazzi e a fianco del frigo- rifero con le pizze surgelate, da uno dei commessi, Baffaele Costagli, 27 anni. «Credevo - dice l'avesse dimenticato l'addetta alle pulizie. E invece...». Invece dentro c'è una neonata. E' fredda, cianotica. Però viva: «L'ho toccata e lei ha stretto la manina». Il giovane chiama la responsabile del negozio, Giada Biscontini, 26 anni. «L'abbiamo tolta dal sacchetto e portata sul retro. Poi l'ho avvolta nella mia felpa per tenerla al caldo. E intanto abbiamo chiamato la polizia, che è arrivata subito». Con la polizia, un'ambulanza. «Era così fredda, avevamo paura che non ce la facesse - racconta ancora Giada -, invece i sanitari sono riuscita a farla re- spirare. E quando lei ha pianto, siamo scoppiati tutti in lacrime per la commozione». Il primo agente intervenuto si chiama Alessandro Zunno, ha 23 anni. Da quando ha preso in braccio la piccina non l'ha più mollata, fino all'arrivo in ospedale. E adesso vorrebbe tenerla con sé per la vita: «Da quando l'ho presa in braccio mi sono sentito papà. L'ho scaldata, massaggiata, ho sentito il suo primo vagito. Mi sento come fossi davvero suo padre, e vorrei adottarla». Non sarà facile, visto che il giovane agente non è neppure sposato: «Io e la mia fidanzata contiamo di sposarci nel maggio del Duemila. Spero che nel frattempo possa tenerla in affidamento mia madre». Del destino di Alessandra ci vorrà tempo per decidere. Intanto la cosa più importante è che stia bene. E i medici del Fatebenefratelli sono più che ottimisti. Spiegano che è nata «a termine», con misure nella norma. La scomodissima permanenza nel sacchetto è stata bre¬ ve: è nata tra le 10,30 e le 11 di ieri mattina; in ospedale è arrivata alla 11,40. Sporca di sangue, con il cordone ombelicale ancora attaccato, fredda «ma vitale - dicono i medici - e con un pianto sostenuto». E il soggiorno nella culla termica le ha ridato in poco tempo il colorito roseo. Non ha genitori, Alessandra, ma non è sola: oltre a un aspirante padre adottivo ha già tanti «zìi», come i dipendenti del negozio che vogliono mettere un ''occo rosa e comprare un corredino, [r. m.] La piccola ora sta bene: è stata chiamata Alessandra come l'agente che l'ha portata in ospedale Lo scaffale del negozio dove è stata abbandonata la bimba

Persone citate: Alessandra Martina, Alessandro Zunno, Costagli, Giada Biscontini

Luoghi citati: Milano