«Estradizione? E' possibile» di Maurizio Molinari

«Estradizione? E' possibile» «Estradizione? E' possibile» «In Germania il Pkk resta fuorilegge» JOSCHKA FISCHER AROMA L termine di una giornata di fitte consultazioni incrociate fra Bonn, Ankara e Roma per trovare una via d'uscita al caso Ocalan, il ministro degli Esteri Joschka Fischer ha incontrato il collega turco Ismail Cem. Il faccia a faccia senza testimoni è durato 45 minuti nella saletta «Meeting point n. 2» del salone delle delegazioni Ueo adibito nei piani bassi della Farnesina. Al termine del colloquio Fischer, volto disteso e con a fianco Cem sorridente, spiega la posizione della Germania sul caso Ocalan. Ministro Fischer, Abdallah Ocalan è stato fermato anche perché colpito da un mandato di cattura tedesco. Avete intenzione di chiedere all'Italia la sua estradizione? «Non abbiamo ancora preso alcuna decisione in merito. Certo, richiedere l'estradizione rientra per noi nelle cose possibili. Ma è in corso una regolare procedura legale. La scelta spetta al ministro della Giustizia e alla Procura generale dello Stato. Per rispetto delle loro competenze non posso quindi dare ancora alcuna risposta definitiva». Come giudica l'atteggiamento avuto dall'Italia sin da quando Ocalan è arrivato all'aeroporto di Fiumicino? «Al momento bisogna stare ai fatti. In Italia c'è un procedimento legale a carico di Ocalan. Dobbiamo aspettare che gli organi competenti esercitino le loro competenze. Poi vedremo e daremo un giudizio. Al momento una cosa è certa: il caso Ocalan non è un ostacolo nelle nostre relazioni con Ankara». Come reagirete se l'Italia deciderà di accettare la richiesta di asilo politico presentata dal leader del Partito dei lavoratori? «E' prematuro porre tale questione. Non intendo speculare su tale possibilità. Tanto meno mentre mi trovo qui ospite in Italia, nelle mie funzioni di ministro degli Esteri che partecipa al vertice dell'Unione dell'Europa Occidentale». La determinazione con cui la Turchia sta chiedendo l'estradizione di Ocalan rischia di creare nuovi attriti con l'Europa? «No, spero sinceramente di no. Credo che il caso Ocalan al contrario ci offra una grande occasione da una parte per rafforzare le relazioni europee con la Turchia e dall'altra per contribuire a far progredire una soluzione politica in Turchia nei rapporti fra il gover- no e la minoranza curda. Siamo nella condizione per poterci augurare sviluppi positivi in Turchia». Che cosa intende, pensa all'annunciata abolizione della pena di morte? «Intendo sviluppi pacifici e nel pieno rispetto dei diritti umani. Siamo interessati ad avere, come tedeschi e come europei, migliori relazioni con la Turchia e credo che sotto questo aspetto i diritti umani siano una questione chiave. Lo sviluppo della democrazia è la migliore carta che la Turchia può giocare per sconfiggere il terrorismo in casa propria». I portavoce del Pkk affermano che Abdallah Ocalan ha deciso di trasferirsi in Italia ed è pronto ad andare anche in Germania perché il suo ultimo scopo è di iniziare in Europa una «nuova fase di lotta politica per l'indipendenza del Kurdistan». L'Europa degli accordi di Schengen è pronta ad ospitare il leader Pkk con tutto il suo quartier generale? «Un momento, facciamo bene attenzione alle parole. Per noi la Turchia è un candidato legittimo all'adesione all'Unione Europea. Cioè riteniamo che la Turchia sia in Europa, sia Europa. Non so dunque cosa intende esattamente il Partito dei lavoratori curdi quando dice di volersi "stabilire in Europa". Chi vive in Turchia è già in Europa». Per il governo tedesco Abdallah Ocalan è ancora un sanguinoso terrorista o può adesso essere definito un combattente per la libertà del suo popolo? «Il Pkk è bandito in Germania e tale rimarrà. Permangono infatti le ragioni per cui que- sta organizzazione politica è stata messa fuori legge dalle competenti autorità del mio Paese». Quindi per voi si tratta sempre e comunque di un' organizzazione terroristica? «A quanto ci risulta le caratteristiche del Pkk non sono affatto cambiate». Non teme che il caso Ocalan pregiudichi il riavvicinamento fra l'Unione europea e la Turchia che il nuovo governo tedesco auspica? «La nostra posizione politica mi sembra assai chiara. La Turchia è un candidato a pieno titolo per entrare nell'Unione Europea. Non serve a nulla speculare su questo punto. Sarebbe molto utile per la Germania e per l'Europa se la Turchia entrasse nell'Unione Europea. Ora dobbiamo impegnarci e lavorare sodo sul piano dei rapporti bilaterali e multilaterali per aprire alla Turchia le porte dell'Europa. La Germania ha già compiuto un passo importante, decidendo l'imminente modifica della legge sulla cittadinanza. La grande maggioranza dei turchi nati nel nostro Paese beneficerà di questa nuova legge. Ne ho parlato a lungo con il mio collega turco e ho sottolineato come in questo spirito di collaborazione c'è però da considerare che i tedeschi residenti in Turchia hanno numerosi problemi legali ed amministrativi che dovrebbero essere risolti al più presto». Maurizio Molinari «La Turchia è un candidato legittimo alla adesione alla Unione europea» «Questo caso è una occasione per dare una soluzione al problema curdo» «A quanto ci risulta le caratteristiche del partito di Ocalan non sono cambiate»