D'Alema; non accettiamo ricatti di Maurizio Molinari

D'Alema; non accettiamo ricatti Il premier turco: se l'accogliete non siete uno Stato di diritto. Il ministro degli Esteri da Dini D'Alema; non accettiamo ricatti «Difficileparlare di un caso di terrorismo» ROMA. La dichiarazione con cui Abdallah Ocalan si dice pronto a «rinunciare al terrorismo» apre la strada alla delicata trattativa per la concessione dell'asilo politico al leader del Pkk da parte dell'Italia. Il presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, ha definito il casoOcalan «complesso e delicato» esprimendo con chiarezza la propria opinione sulla questione curda, che è alla base della richiesta di asilo: «E' una vicenda drammatica ed è difficile da catalogare nei termini di terrorismo perchè episodi di violenza ci sono stati da una parte e dall'altra». L'Italia va con i piedi di piombo, non vuole incendiare i rapporti con Ankara e sceglie la via della prudenza nei rapporti con l'alleato della Nato e solido partner nel Mediterraneo. «Noi non cerchiamo contrasti» ha affermato D'Alema, smentendo ogni rapporto fra il governo e gli esuli curdi prima dell'arrivo di Ocalan. D'Alema ha poi chiarito che «la richiesta di asilo politico» scritta dal leader del Pkk è giunta a Palazzo Chigi dal Viminale attraverso la regolare procedura. Anche l'ex premier Romano Prodi ha smentito che il suo governo abbia «mai avuto contatti» con il Partito dei lavoratori curdi su Ocalan. Confermato invece da D'Alema che le autorità turche ci informarono sin dal 16 ottobre sulla possibilità che Abdallah Ocalan giungesse in Italia. La rinuncia al terrorismo da parte del capo del Pkk è un passaggio determinate per l'Italia e costituisce un risultato anche per il governo di Ankara, da vent'anni alle prese con una sanguinosa rivolta delle montagnose regioni del Sud-Est abitate in maggioranza da curdi. L'ipotesi dell'asilo implica anche un'intesa con i curdi, in considerazione dei timori che circolano alla Farnesina sul «perico- lo che Ocalan inizi a far politica da casa nostra». In questa fase delicata l'Italia rigetta ogni pressione. «Siamo un grande Paese e non accettiamo ricatti» ha affermato D'Alema, facendo trasparire la forte irritazione per il sequestro dell'italiano Mario Calascibetta in un carcere di Istanbul. Il messaggio arri¬ vava a destinazione e poche ore dopo l'ostaggio veniva liberato, togliendo un ostacolo nei rapporti con Ankara che restano però molto tesi. Per il premier turco Mesut Yilmaz «qualsiasi Paese che offrirà rifugio a questo assassino dandogli la possibilità di proseguire le proprie attività non potrà dirsi più uno Stato di diritto». E il ministro degli Esteri, Ismail Cem, dopo gli incontri con i colleghi italiano, Lamberto Dini, e tedesco, Joshka Fischer, ha rincarato la dose: «Noi ci aspettiamo l'estradizione. Ma in Italia c'è un'atmosfera pesante perchè i giudizi dei politici minacciano di influenzare l'opera della giusti- zia. Il terrorismo non può avere giustificazioni. Mi chiedo come la penserebbero qui a Roma se le migliaia di civili uccisi fossero stati italiani e non turchi. Come giudicherebbero Ocalan se centinaia di maestri fossero stati massacrati solo per aver insegnato l'italiano ai propri alunni». Da Ankara comunque la richiesta di estradizione non è ancora giunta. Ma quando arriverà D'Alema ha precisato che conteranno «le leggi». Ovvero: «Non spetta al governo decidere ma si deve pronunciare la Corte d'Appello del Tribunale di Roma» e «non ci può essere l'estradizione verso un Paese dove vige la pena di morte». Resta aperta la via d'uscita tedesca. Il ministro dell'Interno, Rosa Russo Jervolino, ha incontrato per quasi due ore ieri mattina al Viminale il collega tedesco Otto Schilly. Bonn faceva poi ufficialmente sapere che erano «allo studio i documenti per presentare la domanda di estradizione». Se dovesse arrivare, in forza degli accordi di Schengen, per la giustizia italiana sarebbe difficile dire di no. Il caso-Ocalan ha tenuto banco nei corridoi del vertice dell'Ueo. Il ministro degli Esteri austriaco Wolfang Schuessel, presidente di turno dell'Ue, si è detto sicuro che «l'Italia se la caverà». Il greco Papandreu è andato oltre: «Il caso offre all'Europa di affrontare con la Turchia la questione curda e del rispetto dei diritti umani sotto il punto di vista politico. Potrebbe essere un passaggio importante visto che Ankara vuole candidarsi all'Ue». Sul fronte di Montecitorio, Francesco Cossiga (Udr) afferma che «Ocalan non si può trattare come volgare terrorista» e Fausto Bertinotti si unisce a Verdi e cossuttiani lanciando un appello ai partiti per sostenere l'asilo che trova consensi anche nelle file dell'opposizione. Gianfranco Fini (An) chiede invece di vederci chiare nei rapporti governo-Pkk. Risponderà oggi D'Alema in aula a Montecitorio. In tribuna ci saranno anche i diplomatici di Ankara, sempre più tesi. Dice un vecchio adagio ottomano: «Attenti, se un turco inciampa su un sasso, spara al sasso». Maurizio Molinari * In piazza del Celio un bimbo curdo si riposa: alle sue spalle i manifestanti arrivati da tutta Europa