Libero Pitaiiano ostaggio a Istanbul

Libero Pitaiiano ostaggio a Istanbul L'Unioncamere lancia un appello a boicottare le aziende e i prodotti del nostro Paese Libero Pitaiiano ostaggio a Istanbul Ma nelle piazze della Turchia si brucia il tricolore ANKARA. E' stato liberato ieri sera, pacificamente, Mauro Calascibetta, l'italiano che era stato preso in ostaggio da un gruppo di detenuti nazionalisti che speravano di ottenere così l'estradizione del leader curdo Ocalan. «E' una notizia bellissima - ha detto il padre al Tg2 -. Devo ringraziare tantissimo innanzi tutto il console generale Pietrosanti, ringraziare D'Alema per l'appello che ha fatto». La sua imminente liberazione era stata annunciata dal trafficante di droga Yasar Oz, il mafioso a capo dei detenuti che avevano sequestrato l'italiano, in un'intervista telefonica rilasciata in diretta ad una tv turca. Oz aveva spiegato così il motivo del prossimo rilascio: «Le autorità ci hanno detto che la nostra azione può danneggiare gli interessi della Turchia» nel braccio di ferro per l'estradizione di Ocalan. Calascibetta ha dormito ancora stanotte nel carcere Metris di Istanbul, in una cella piantonata da due guardie. Ma già oggi dovrebbe essere estradato verso la Svizzera, che lo ha accusato di tentato omicidio per un fatto avvenuto il 2 febbraio scorso: una rissa, a quanto dice Calascibetta, in cui lui ha preso le difese di un italiano aggredito. Il governo italiano ha espresso la sua soddisfazione, ma resta il fatto che i rapporti con le autorità turche si guastano di ora in ora. Ankara sembra infatti convinta che una tattica fatta di accuse e minacce sia la strada migliore per ottenere dalle autorità italiane l'estradizione del leader curdo. Il primo ministro Mesut Yilmaz, parlando ai giornalisti ad Ankara, è stato durissimo: «Penso che in Italia ci sia ancora una minima comprensione della legge. Almeno per ora non posso dare alcuna credibilità all'ipotesi che il governo italiano divenga uno strumento di sporchi affari». Giornali e tv turchi, del resto, non fanno che infiammare gli animi contro l'Italia e gli italiani. Le emittenti televisive continuano a mandare in onda le immagini dei tredici giornalisti turchi malmenati domenica dai manifestanti curdi a Roma, davanti all'ospedale militare del Celio, mentre i quotidiani parlano apertamente di una «cospirazione» italiana ai danni della Turchia. Ieri a mezzogiorno circa 300 militanti del «Partito d'azione nazionale», organizzazione d'estrema destra erede dei famigerati «Lupi grigi», hanno manifestato davanti al consolato italiano ad Istanbul. I dimostranti hanno bruciato alcune bandiere italiane, gridando slogan per l'estradizione di Ocalan. Nel comizio che è seguito, il leader cittadino del movimento, Mehmet Gul, ha minacciato che «ogni Paese che ospiti Ocalan, l'assassino di 30 mila persone, pagherà un prezzo adeguato. Chi tiene Ocalan nelle sue mani, se le brucerà». Il ministero degli Interni turco ha annunciato di aver rafforzato le misure di sicurezza attorno all'ambasciata italiana di Ankara ed ai consolati, i centri culturali e le rappresentanze d'affari italiane in tutto il Paese. Ma la tensione resta alta. Domenica, al suo arrivo a Roma per la riunione dell'Unione dell'Europa Occidentale (Ueo), il ministro degli Esteri Ismail Cem aveva minacciato di escludere le ditte italiane dagli importanti appalti che stanno per partire in Turchia. Si tratta in particolare di una fornitura di 145 elicotteri d'assalto per un valore di 4 miliardi di dollari, per la quale concorre l'Agusta, e della costruzione di un terzo ponte sul Bosforo. Il primo ministro Yilmaz, ieri, si è mostrato più prudente, ma m compenso e scesa in campo l'Unione delle camere di commercio e dell'industria turca, una delle più potenti associazioni d'affari del Paese, lanciando un appello per il boicottaggio di prodotti italiani finché Ocalan non verrà estradato. L'organizzazione ha anzi inviato una lettera minacciosa all'Unioncamere italiana, affermando che se Roma non conse¬ gnerà il leader curdo ad Ankara, l'interscambio commerciale tra i due Paesi sarebbe «gravemente danneggiato». Non è una minaccia da poco. Nel 1997 l'interscambio ItaliaTurchia ha superato i diecimila miliardi, con un saldo attivo per l'Italia pari a ben 4915 miliardi, quasi interamente frutto delle esportazioni di prodotti manufatturieri. [f. sq.] I quotidiani parlano di una «congiura» dell'Italia contro Ankara Il capo dei «Lupi»: chiunque tenga Ocalan nelle sue mani se le brucerà ★ Manifestanti con il ritratto di Atatiirk, fondatore della Turchia moderna, di fronte all'ambasciata italiana ad Ankara