« Nel Dna la firma di 4 delitti»

« Nel Dna la firma di 4 delitti» Bergamo: dai test sul codice genetico si aspetta la conferma che la stessa mano abbia ucciso le prostitute « Nel Dna la firma di 4 delitti» Primo identikit del killer delle lucciole SUISIO (Bergamo) DAL NOSTRO INVIATO E' alto più di un metro e ottanta, corporatura più robusta che normale, tra i 40 e i 45 anni, bianco, quasi sicuramente italiano. Questo l'identikit ancora molto sommario nelle mani dei carabinieri, che cercano di dare un nome e cognome a chi sta massacrando le prostitute nella bassa bergamasca, tra l'Adda e il Brembo. Che si tratti di un'unica persona, sono convinti tutti. A partire dai carabinieri che hanno investito delle indagini il Cis di Parma, il Centro Investigativo scientifico, lo stesso che ha lavorato sul serial killer ligure Donato Bilancia. Lo stesso che sulla base degù accertamenti compiuti sul cadavere dell'ultima vittima, Loredana Maria Piazza, uccisa a colpi di spranga a Suisio, in provincia di Bergamo, deve cercare di isolare il Dna dell'aggressore. «E' la firma, la firma che stiamo aspettando per non avere più dubbi», assicurano i carabinieri, che dalla comparazione del liquido organico seminale lasciato sui cadaveri, sperano di avere la prova definitiva che si tratti della stessa persona, dello stesso assassino ancora senza un nome. E da sabato mattina, nella zona attorno a Suisio, è in coreo la caccia a quella Mercedes nera usata sicuramente nei primi due omicidi, con certezza in alcune aggressioni non mortali. «Una delle ragazze, prima di svenire, aveva anche preso un numero di targa», spiega il comandante dei carabinieri di Capriate, Salvatore Pricone. Ma a quel numero non corrisponde ima Mercedes. Forse un errore della giovane vittima, forse chi ha nel mirino le prostitute del Bergamasco usa una targa falsa, quando colpisce. Troppi forse, per ora. Troppi identikit, per adesso. Con le vittime, che degli attimi in compagnia di quel cliente, danno spesso un racconto di volta in volta differente, anche per quel poco che diventa molto, in un'indagine così delicata. E allora si aspetta la risposta dal Cis di Parma, mentre gli analisti dei carabinieri mettono insieme ogni dettaglio, ogni più labile elemento, alla ricerca del filo conduttore comune in ogni violenza. A partire dalla zona, dalle modalità delle aggressioni, dalla tipologia delle vittime, dagli orari in cui colpisce. Sempre di giorno, fino adesso. Ma solo l'autopsia che inizia oggi sul cadavere di Loredana Maria Piazza, può fornire indicazioni certe. Sul momento dell'omicidio, alle sei del pomeriggio quando la donna è andata incontro a quell'ultimo cliente o a mezzanotte, secondo i primissimi accertamenti. Sul luogo dell'aggua- to, se lo spiazzo al termine della strada che porta ai campi appena fuori Suisio oppure in un altro posto, magari lungo l'Adda. L'assassino non lascia tracce. Neanche dell'arma che usa: una spranga, un bastone, un crick, più difficilmente un sasso. Colpisce sempre alla testa, spesso più volte fino allo sfondamento della scatola cranica. L'analisi delle ferite sul corpo di Loredana Maria Piazza, potrebbe permettere la comparazione con le altre aggressioni. Per accertare se c'è la stessa mano, l'identica spranga. Una montagna di particolari ancora da accertare, adesso che manca un movente, un motivo certo suU'accanimento di quel¬ l'uomo, magari un marito e un padre. «Nel caso dell'ultima vittima manca la borsetta, ma potrebbe essere un tentativo per sviare le indagini», si snocciolano ipotesi su ipotesi. E' vero, che tra gli sterpi dello spiazzo prima dei campi attorno a Suisio non c'è la borsetta di Loredana Maria Piazza, lasciata senza slip e senza gonna, abbandonati a pochi metri. Ma alle dita della donna sono stati ritrovati alcuni anelli, anche d'oro, che nessun rapinatore avrebbe abbandonato. C'è poi il mistero della macchina scomparsa. Alcuni abitanti di Suisio, ricordano che Loredana Maria Piazza arrivava sul posto di lavoro con una Citroen Ax grigia. L'auto non si trova, addirittura al pubblico registro non risultano auto di quel tipo intestate alla donna. E allora com'è arrivata, a Suisio? Qualcuno l'ha accompagnata? Aveva un appuntamento? Conosceva l'assassino? Domande per ora senza risposta. Le stesse da un anno, da quel giorno di novembre quando vicino a Masate viene scoperto il cadavere di Donata Landi. Le stesse che si ripetono quindici giorni fa, quando vicino al canale della Martesana, a un passo da Inzago, vine ritrovato il corpo di Graziella Cinalli. E poi due giorni fa, quando l'assassino colpisce a Suisio, a pochi chilometri dal luogo degli altri agguati. Le analogie sono forti, ma un caso si distingue. E' quello di Joy Owadia, una prostituta nigeriana di 35 anni uccisa a Filago lo scorso gennaio dopo essere stata sequestrata, torturata, ripetutamente violentata, sprangata a morte e poi impiccata alle travi di una cascina del paesino a un passo da Suisio, quello dell'ultima vittima. Per la morte di Joy è in carcere un marocchino. Giura di essere innocente, altre prostitute aggredite assicurano di averlo riconosciuto e di ricordare la sua auto, una Golf chiara. Un'altra storia, forse. La stessa di mille altre volte, quando a morire è una prostituta, una donna trattata come un giocattolo. Che si può anche rompere. «Basterebbe un errore, basterebbe una sua mossa falsa...», dicono tutti, adesso che c'è da cercare quest'uomo come un ago in un pagliaio, in un dedalo di sentieri di campagna che attraversano la provinciale 525, la Rivoltana, le strade che uniscono i paesi di Trezzo, Vaprio, Grezzago, Pozzo d'Adda e Brembate Boltiere. Dove anche ieri le prostitute, soprattutto nigeriane, giovani e giovanissime, erano al lavoro accanto ai falò, all'inizio di un viottolo verso i campi. Come a Masate, a Filago, a Inzago, a Suisio. Fabio Potetti L'uomo ricercato è alto più di 1,80 e ha tra i 40 e 45 anni E' caccia anche alla Mercedes nera usata dall'omicida Il luogo in cui è stato trovato il corpo di Loredana Maria Piazza

Persone citate: Donata Landi, Donato Bilancia, Graziella Cinalli, Loredana Maria Piazza, Salvatore Pricone