Cinzia Leone di Marco Neirotti

Cinzia Leone Cinzia Leone «Non so ancora chi ringraziare» TORINO. Questa faccenda dell'imitazione che salta da «La posta del cuore» sembra, nelle mani di Cinzia Leone, il ricamo ultimo e più goloso della sua satira sulla «non identità femminile» della destra e sulle uscite di Daniela Fini a proposito degli insegnanti gay. Al teatro Erba di Torino, dove ha appena finito di recitare «Strana forte la gente», la Leone giura che «non ha senso rispondere alla decisione di sopprimere lo sketch», sostiene che «bisogna prima sapere». E, comunque, ribadisce che lei ha fatto «un lavoro e quel lavoro non sarà utilizzato: dunque io ho fatto il mio dovere, ho cioè offerto un prodotto e altri non lo utilizzano. Parlate con loro». Insomma, Cinzia, vuole farci credere che per lei finisce tutto qui? che la faccenda quasi non la tocca? «Siamo seri: i problemi in Italia e nel mondo sono altri, non uno spettacolo tv. Sono i curdi, gli albanesi con i loro bambini sui gommoni. La loro tragedia è un problema autentico». Siamo d'accordo sugli emigranti, ma non si sente offesa o soltanto stizzita dal dubbio della censura? «Io ho saputo alle 18,05 che la direzione ha deciso di sopprimere quel pezzo dallo spettacolo. Non so altro, non conosco motivazioni. Allora come potrei commentare? Io per mestiere faccio comunicazione, ora la vedo interrotta. Ma anche se faccio comunicazione non pecco di iperpresenze. Si figuri se mi metto a cascarci oggi. Che dovrei fare? Strillare? Non so nemmeno se sia censura. A caldo direi che mi sembra follia, ma preferisco aspettare». Aspettare e tacere, appunto. Questo silenzio sembra un'arma. «Non mi tenda la trappola. Sospendono? Non ho nulla da dire. Io recito, offro il mio lavoro, se poi non lo vogliono... Ci saranno dei motivi, qualcuno me li dirà». Ma è una vicenda tragicomica: prima la satira, poi i beep sul cognome, poi niente del tutto. La signora Fini dice che guarda le partite e non voi e che lei non c'entra con pressioni. Non è almeno curiosa? «Non ora. Sono in teatro per recitare. I dirigenti hanno sospeso? Non ho capito perché, ma di sicuro non mi metto a lamentarmi, a farmi tirare dentro un gioco che non ha senso. Non metto altra carne al fuoco». Con il silenzio rilancia la palla, restituisce al mittente. Sorride: «Io? lo faccio satira. La satira prende il reale e lo restituisce nuovo, elaborato. Di questa satira s'è detto che si sospendeva, poi che andava in onda con il beep, poi la signora ha detto che lei guarda le partite e non "La posta del cuore", adesso scopriamo che il pezzo salta. Che si può dire?». E se fosse censura, lei, con il carattere che ha, lascerebbe perdere? «Non si muore per questo. Chissà, se fosse così, posso sempre imparare a fare l'idraulico. O andare su e giù con un gommone». Lei ci ha dato una Daniela Fini popolare, scomposta, quasi un uomo dalla mentalità antica. «Ci ha visto questo? Io non ho nulla contro di lei e, anzi, se una persona ci resta male o ci soffre, mi dispiace davvero. Io ho preso fatti reali, dichiarazioni consegnate ai media, come quelle sugli insegnanti gay e ho fatto il ritratto di una destra che soffre la totale assenza di un ideale femminile. Ho tradotto, con linguaggio popolare, quel modo di pensare della destra. Tutto qui». E qualcuno, non necessariamente la signora Fini o il consorte, ha presentato il conto? «Sarebbe il culmine della satira». Marco Neirotti

Persone citate: Cinzia Leone, Daniela Fini

Luoghi citati: Italia, Torino