«Tra noi troppi ciarlatani» di Guido Tiberga
«Tra noi troppi ciarlatani» Da camicie verdi a volontari della protezione civile. «Umberto è grande, noi non possiamo capire» «Tra noi troppi ciarlatani» Bossi: non si scherza con le rivoluzioni CHIGNOLO PO DAL NOSTRO INVIATO «Bossi è un grande stratega. Lui sa sempre quello che fa, qual è il suo piano. Noi siamo gente semplice, non possiamo capire...». Luigi Dossena dal lunedì al venerdì fa il consigliere provinciale a Cremona, nei fine settimana segue il suo capo vendendo ai militanti le monete d'argento e le banconote da un dollaro degli «United States of Padania», con la taccia di Cattaneo al posto di quella di Washington. Dossena, con il suo basco verde calato sul cranio, non capisce: ma si adegua. E lo stesso fa la folla leghista che torna al castello del parlamento padano per mostrare la sua faccia buona: quasi buonista. Si adegua a! punto da applaudire Bossi che piomba all'improvviso, interrompendo la sfilata autocelebrativa di paracadutisti, donatori di sangue e sommozzatori padani. '(Vedo che finalmente cominciate a fare qualcosa - tuona il segretario -. Perché finora non avete fatto altro che offrire alibi ai nostri ne: mici, ai nemici della Padania e della Lega.. ». Parole dure, che scuotono la prima assemblea della guardia nazionale, dove pure l'aspetto duro e puro delle vecchie camicie verdi che Mario Borghezio arringava come «eroi combattenti della Padania» non c'è più. Qualche giovane in tuta mimetica, con i gradi fasulli cuciti sul braccio, non nasconde la sua delusione, «ma niente dichiarazioni ai giornali di regime». Un anziano continua ad aggirarsi agghindato da barbaro, con tanto di corna sull'elmo. Ma il grosso è fatto da ragazzi con la faccia pulita, vecchi alpini, famiglie di mezza età, bambini con bandierina e foulard. «Siamo qui per sancire la nostra separazione dalla Lega spiega Alfredo Pollini, che il congresso di Brescia ha nominato presidente provvisorio del movimento -. Oggi siamo un gruppo di volontari per la protezione civile aperto a tutti e al servizio di tutti. Nel Nord e per il Nord, ma senza distinzione di tessera. Ho fatto fatica a far passare il messaggio, qualche testa calda ha puntato i piedi. Non tutti volevano capire». Le «guardie verdi» stentano a comprendere. Non sono più figlie della I-ega, ma restano leghiste fino al midollo. Ripetono i rituali della liturgia bossiana, dal «Va', pensiero» ascoltato con la mano sul cuore al grido «Li-ber-tà/liber-tà» scandito nei momenti morti. Sono qui per leccarsi le ferite. E per tirarsi su il morale: guardano con orgoglio l'elicottero degli Armi Settanta che porta sul fianco l'insegna del «primo reparto aereo della Gnp», anche se è preso in affitto e finora è servito solo a portare a spasso i militanti al prezzo scontato di 60 mila lire per un quarto d'ora di volo. Annunciano per le dieci di mattina la sfilata dei «loro» mezzi di protezione civile, e poi fanno finta di niente quando a mezzogiorno sono arrivati soltanto un paio di vecchi camper foderati di adesivi. Applaudono l'arrivo di Bossi, presentato dal palco come «il primo segretario di partito che viene a trovare noi, associazione libera da tutti i partiti». Il segretario sale sul palco per un saluto, ne scende dopo un'ora esatta di discorso sprezzante. Un comizio alla Bossi, che spazia da Marcuse a Giulio Cesare, «assassino di migliaia e migliaia di cittadini padani e francesi». Il leader insiste sul «nazismo introiettato del regime romano e mondialista, che perseguita l'identità dei popoli come i tedeschi perseguitavano gli ebrei». Bolla Berlusconi come «quello di Arcore le cui origini si perdono nei caveau delle banche della mafia». Poi guarda in faccia quelli che non dovrebbero più essere i «suoi» volontari, e picchia. «Dovete decidere chi siete - arringa -. Volevate fare gli Schùtzen, ma non muovevate mai il sedere. Non vi ho mai sentiti cantare per le strade, non ho visto le vostre donne gettare petali di fiori sulla gente. Ve la siete fatta sotto: ora raccontate di elicotteri e protezione civile, ma io continuo a non vedere niente, anche se il tempo delle parole è finito». Applausi. «Dovete scegliere meglio i vostri dirigenti, molti di loro sono ciarlatani che parlano e non fanno nulla». Ancora applausi. «Non siete mai cresciuti: avete tenuto la vostra manina attaccata a mamma Lega, come bambini che non mollano mai il ciuccio. Adesso comincio a vedere qualche piccolo passo avanti. Dovete decidere chi e che cosa siete: non si scherza con le rivoluzioni, domani potrebbe essere troppo tardi». Applausi ancora più forti. E un grido: «Dio mio, che capo abbiamo...». Guido Tiberga «L'identità dei popoli è perseguitata come sotto il nazismo» Nella foto a (destra il leader della Lega Nord Umberto Bossi
Persone citate: Alfredo Pollini, Berlusconi, Bossi, Cattaneo, Luigi Dossena, Marcuse, Mario Borghezio, Umberto Bossi
Luoghi citati: Arcore, Brescia, Chignolo Po, Cremona, Dossena, Washington
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