«Dateci Ocalan, o sarete complici di un boia» di Maurizio Molinari

«Dateci Ocalan, o sarete complici di un boia» La Turchia: la consegna del leader curdo è un caso solo giuridico. E minaccia ritorsioni «Dateci Ocalan, o sarete complici di un boia» Ankara vuole il «terrorista». Ditti: estradizione difficile ROMA. Il governo turco considera l'estradizione del leader del Pkk, Abdallah Ocalan, un «caso giuridico» e chiede all'Italia di non diventare la sede di un'«organizzazione terroristica». Altrimenti non potrebbero che esserci delle «conseguenze» nei rapporti bilaterali. E' questo il messaggio che il premier di Ankara, Mesut Yilmaz, ha affidato ai suoi ministri degli Esteri, Ismail Cem, e della Difesa, Ismet Sezgin, giunti ieri pomeriggio a Roma assieme ad una folta delegazione per partecipare ai due giorni di vertice fra i 18 Paesi membri dell'Unione dell'Europa Occidentale. Entrambi i ministri hanno chiarito che il caso-Ocalan sarà al centro dei loro incontri romani, sia con i colleglli Carlo Scognamiglio e Lamberto Dini che con gli altri ministri europei, a cominciare dai tedeschi. «Siamo di fronte ad un caso giuridico per noi di importanza fondamentale e per risolverlo confidiamo nell'Italia, nostro Paese amico ed alleato» ha dichiarato Ismet Sezgin al suo arrivo. «Ci aspettiamo dall'Italia un approccio giusto e serio, la nostra richiesta di estradizione è imminente ma non capiamo come sia possibile che tale terrorista razzista possa suscitare tanta simpatia qui da voi» ha aggiunto Ismail Cem. Poco dopo i due ministri si sono diretti alla sede diplomatica turca per fare il punto con l'ambasciatore Inai Batu sulla strategia da seguire nei colloqui nelle prossime ore. «Stiamo preparando la richiesta di estradizione che sarà presentata prima della scadenza dei quaranta giorni - ha spiegato Cem - ci atteniamo agli aspetti legali di un caso giuridico che vede, secondo quanto ci è stato comunicato, agli arresti in Italia il capo di un'organizzazione terrorista responsabile della morte di diecimila turchi, cinquemila agenti e altrettanti civili, donne e bambini. Ci aspettamo che l'Italia rispetti le convenzioni, le procedure degli ordini di cattura che pendono sul capo di Ocalan. Sappiamo di dover attendere la decisione del competente Tribunale di Roma». Di fronte alle numerose prese di posizione in Italia a favore della concessione dell'asilo politico al leader del Pkk, il ministro della Difesa Sezgin afferma: «Si tratta di opinioni di parte, politiche, il governo ancora non si è espresso». E il portavoce della delegazione, Ne- cati Utkan aggiunge: «Mentre la giustizia sta facendo il suo corso noi non dettiamo soluzioni. E sarebbe il caso che esponenti ufficiali italiani si astengano dal fare dichiarazioni che mettono a repentaglio le decisioni del Tribunale competente. Chi parla di asilo o non conosce i fatti o li ignora di proposito. Abbiamo comunque fiducia nella giustizia italiana, nella capacità di rinoscere un capo terrorista espulso in quanto tale dalla Siria e arrivato qui da Mosca, dove non era affatto benvoluto». L'obiezione deU'impossibilità di estradizione a causa della pena di morte in Turchia, viene respinta da Cem perché «dal 1984 non viene più applicata e l'arresto di Ocalan ha fatto accelerare la sua totale abolizione». E l'estradizione in Germania non viene considerata al momento: «Stiamo parlando di un turco, responsabile della morte di migliaia di turchi spetta a noi processarlo» dice Utkan. Ma è la prospettiva di una prolungata permanenza di Ocalan in Italia che inquieta di più la Turchia. Utkan è inequivocabile: «Le organizzazioni terroristiche al mondo riescono ad operare perché ci sono i Paesi che le ospitano. Ma ospitarle comporta concessioni. Prima l'asilo politico, poi i permessi di soggiorno, quindi la possibilità di fare propaganda. Alla fine di questa strada, come avvenne in Francia quando vi si erano stabiliti gli armeni dell'«Asala», vi sono gli attentati e il terrorismo. Parigi comprese l'errore quando a Parigi scoppiavano le bombe, troppo tar¬ di». E se comunque l'Italia rifiutasse l'estradizione? «Non potrebbero che esserci delle conseguenze, prenderemo le nostre decisioni». Di più Utkan non dice ma Cem e Sezgin sono giunti con al seguito gli esperti di tre dossier che pesano nei rapporti bilaterali fra i due alleati della Nato: i recenti accordi per bloccare i clandestini; i contratti in palio per le forniture alla Difesa turca; l'interscambio economico di 10.047 miliardi di lue con un saldo attivo per l'Italia di ben 4915 miliardi. Come osserva limpidamente Cem: «Abbiamo un nostro criterio per decidere a chi dare gli appalti, dipende dall'atteggiamento dei singoli Paesi verso il nostro». Maurizio Molinari "* a e o i o i n e o a i a a a Nella foto grande da sinistra il ministro turco della Difesa Ismet Sezgin, il suo collega degli Esteri Ismail Cem e l'ambasciatore turco a Roma Inai Batu [FOTO AP|