Donne di tv in cerca di guai
Donne di tv in cerca di guai Donne di tv in cerca di guai ANCIATA sugli schermi da Tinto Brass come il più bel sedere della nostra cinematografia in una versione scostumata del «Così fan tutte» di Mozart, Claudia Koll ci ha messo cinque anni per far dimenticare il suo esordio e conquistare la popolarità televisiva recitando a fianco di Nino Manfredi la parte di un commissario di pubblica sicurezza in Linda e il brigadiere. Passaggio arduo quello dall'eroti, smo, sia pur casereccio, di Brass alla familiarità, sia pure avventurosa, di Linda. Lei, Claudia Koll, pelle di un candore abbagliante e grazia I elegante ma una riservatezza caratteriale che confina con il gelido imbarazzo, ha agito su due binari: s'è messa a fare teatro per mantenere quell'allenamento alla recitazione che aveva cominciato a farsi all'inizio della carriera, e si è buttata sulla televisione, prima in un programma raffinato come «L'angelo» di Canale 5, poi nel kitsch più sfrenato del festival di Sanremo. Risultato? L'hanno notata in tanti, le hanno offerto questo seriale lungo diretto da Lazotti e Claudia Koll è divetat Lid Lid it Ri d l i tt sto seriale lungo diretto da Lazotti e Claudia Koll è diventata Linda, e come Linda ritorna su Raiuno, dopo le prime otto puntate dell'anno scorso, a partire da domenica 15 novembre. Ma, per mantenersi in esercizio, continua a frequentarele tavole del palcoscenico: nella «Signora Warren» di Bernard Showè la figlia di Anna Proclemer, al Manzoni di Milano. La fiction italiana non ha produzioni seriali abbastanza lunghe per poter essere vendute all'estero: a lei piacerebbe fare Linda per altri quattro cinque anni? «Non ci penso neanche. E poi a noi italiani le serie che non finiscono mai interessano poco, soprattutto se sono le nostre». Perché? «Perché i prodotti televisivi hanno preso il posto delle commed ie che si giravano per il cinema negli Anni Sessanta e Settanta. Vogliamo storie nelle quali identificarci, non polpettoni di cui sorridere alla "Beautiful". Dagli italiani pretendiamo la credibilità, dagli americani l'assurdo». E' vero che si è fatta aiutare per questo ruolo da una autentica commissaria di polizia? «Ho cominciato a frequentarla durante la prima serie per cercare di capire cosa potesse spingere una giovane donna a entrare nella polizia. E ho continuato adesso, con questa seconda serie, prendendo appunti ad ogni sua telefonata». Che cosa ha capito? «Ho capito che le donne in polizia sono molto utili perché hanno intuito e capacità psicologica. Il personaggio di Linda, in questa seconda serie, ho voluto fosse modificato proprio tenendo conto dei suggerimenti di questa commissaria». E come è cambiato? «Linda è cresciuta. Non ha più paura dell'ambiente maschile in cui opera. E'serenamente consapevole del suo fascino femminile Perciò è meno aggressiva meno nervosa meno inutilmente punt le del suo fascino femminile. Perciò è meno aggressiva, meno nervosa, meno inutilmente puntigliosa. A me pare più umana». Nella prossima serie che si farà certamente perché stavolta, invece delle otto puntate previste, ne avete girate solo quattro, forse non ci sarà Manfredi: come si sentirà senza di lui? «Lavorare senza avere al fianco un grande come lui sarà più duro. Speriamo che cambi idea e decida di restare, altrimenti Michael Reale ed io continueremo a formare la coppia e, al posto di Manfredi, verrà un altro brigadiere in pensione. Però non è che Manfredi mi desse consigli. Se volevo imparare da lui dovevo spiarlo». E l'ha fatto? «Spesso. Gli ho copiato lo sguardo, quello che fa quando esprime stupore e disappunto. L'ha accettato malvolentieri, però, e solo perché in questa fiction faccio la parte di sua figlia e quindi devo somigliargli per forza». [Simonetta Robiony] Claudia Koll è un commissario in prima linea per «Linda e il brigadiere», con Manfredi, da domenica su Raiuno. Ma continua a lavorare anche per il teatro: nella «Signora Warren» di Bernard Shaw è la figlia di Anna Proclemer. «Per il mio personaggio mi sono ispirata ad una vera poliziotta»
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