Gusti e disgusti

Gusti e disgusti Gusti e disgusti I padiglioni 3 e 5 del Lingotto profumano ancora di preziosi vini stappati e odorano di formaggi e di salumche sono stati i grandi protagonisti del Salone del Gusto che s'è concluso, con ottimo risultato di pubblico, lunedì scorso. Un trionfo per la consorteria (sempre più vasta) dei golosi e dei gourmand e una conferma che la cultura del cibo inteso come spettacolo e divertimento, e non più come sopravvivenza, sta diventando un evento importante nel "quotidiano" di noi tutti. Il piacere della mensa di qualità si fa sempre più insistente, aumenta il numero degli intenditori masticanti e beventi, si affinano le offerte dei prodotti, srecuperano i sapori antichi. Con convinzione. Lo stesso Sergio Cofferatisegretario Cgil, ha presentato, insieme con la moglie, un libro sulla cucina cremonese e i temi delle ricette storiche e del bel mangiare in genereè il caso di dirlo, sono tornate sulla bocca di molti. C'è persino chi ha lanciato ima campagna per tenere lontani i telefonini dai ristoranti «come le pistole dai saloons». Che sia davvero la volta buona, sull'onda di questo successo collettivo, per rilanciare i piatti tipici delle varie regioni italiane? Pensate che bello trovare con la stessa facilità un cuscus a fianco di una bagna caoda o degli spaghetti alla tarantina. Conclusasi l'era della nouvelle cuisine (ammesso che sia mai esistita) è tempo di ritorno per i apori che hanno storia (magari riveduti e corretti). Giambattista Vico, on i suoi corsi e ricorsi, prenoterebbe subito un posto a tavola.

Persone citate: Giambattista Vico, Sergio Cofferatisegretario Cgil