CHI HA UCCISO LA SOMALIA? di Domenico Quirico

CHI HA UCCISO LA SOMALIA? CHI HA UCCISO LA SOMALIA? Un convegno sul futuro di un Paese martoriato CME' sulle carte geografi™ che un Paese che non esiste. I confini sono quelli di sempre, tracciati dalla matita risoluta degli ufficiali coloniali che non avevano il fastidio di rispettare storie secolari e potevano tirare linee dritte, manovrare il compasso come una spada. Ma non fatevi ingannare: dentro quelle linee che il pudore dei cartografi tiene ostinatamente in vita non c'è nulla; o meglio c'è una nazione assassinata molti anni fa, lasciata senza sepoltura e che ora si decompone. La Somalia era appena uscita da una repellente dittatura, il lungo carnevale di Siad Barre, coccolato da tutti, americani e russi, marxisti e imperialisti, marxisti e democristiani in nome di una desolante riverenza agli interessi geostrategici e alle opportunità militari della Guerra Fredda. Ma agli abitanti di questa plaga infelice non è stato neppure concesso il sacrosanto diritto di tirare un sospiro di sollievo: bande criminali scaturite dai veleni stessi della vecchia dittatura hanno afferrato la Somalia, l'hanno appesa a un gancio e l'hanno scorticata della sua umanità. Raramente nella storia la pura delinquenza ha sostituito la politica. E raramente questa operazione criminale ha ricevuto dall'Occidente il consenso di una così totale, corposa, permanente omertà: di più, di una fattiva collaborazione. Di tutto questo parleranno venerdì 13 novembre nella sede del «Movimento studentesco per l'organizzazione internazionale» in corso Unità d'Italia 125, rappresentanti di organizzazioni non governative, esperti di questioni africane, somali in esilio, come Mohamed Aden, che è stato prigioniero dell'anno di Amnesty e ora è consigliere comunale a Torino; Si inizia alle ore 9 e per tutta la giornata si cercherà di decifrare l'oneroso passato e soprattutto l'incerto futuro di questo «non Paese». Privati della loro esistenza, i somali hanno cercato rifugio proprio nel passato, rincantucciandosi nella inestricabile geografia dei clan, delle tribù, delle cabile che li hanno accompagnati durante i secoli, prima che con i colonizzatori italiani arrivasse il dono avvelenato dello Stato. Su questo guazzabuglio si sono installati alcuni esiziali capi clan, in genere vecchi notabili di Barre, che hanno ritagliato il territorio trasformandolo in numerose repliche della Tortuga, dove poter esercitare le loro redditizie attività criminali. La comunità internazionale ha cercato di metter mano in questo nido di serpenti, ma si è ritratta inorridita di fronte ai costi dell'operazione, alla necessità di usare la mano di ferro, di infrangere i tabù del terzomondismo. Ai somali intanto nulla è stato risparmiato: mancava, tra i cavalieri dell'Apocalisse, solo la piaga dell'estremismo religioso. Ma ecco che subito solerti consorterie di fondamentalisti di importazio¬ ne provvedono, con il solito corredo di amputazioni di mani, piedi e teste, il look della sharia interpretata dai fanatici. Invece di un moto di orrore dall'Occidente arrivano segni di compunta comprensione, quasi il ritorno alla giustizia longobarda costituisse una progresso giuridico! Per chiudere il cerchio, manca un elemento: questi capi tribù affaccendati nel loro business portano alla sorte dei loro concittadini l'attenzione che riservano alle formiche. Ma per evitare che una seconda mostruosa carestia richiami l'attenzione (peraltro breve) del mondo bisogna escogitare qualche strategia. Niente paura: c'è la Carità Internazionale, la Multinazionale Burocratica dell'Aiuto umanitario che consente alla popolazione di galleggiare un centimetro al disopra del disastro. Ogni tanto poi si può sequestrare qualche cooperante per ottenere una corposa mancia. Il business è business! Domenico Quirico

Persone citate: Barre, Mohamed Aden, Siad Barre

Luoghi citati: Italia, Somalia, Torino