BENI CULTIRALI
BENI CULTIRALI BENI CULTIRALI COME la gran parte dei visitatori sa, la bellezza delle fiere che si tengono al Lingotto è strettamente collegata al contenitore. Unico tra gli spazi fieristici italiani, è opera di recupero di un grande spazio urbano da parte di un importante architetto. Questo vantaggio è spesso anche un alibi per gli organizzatori: si usa il centro fieristico più come splendido contenitore che potrà essere utilizzat per fare concerti, convegni, seminari di grande prestigio, e si pensa che la parte espositiva in senso stretto, quella con gli stand, i materiali da prendere da parte del pubblico, gli incontri face to face per discutere di affari concreti possa passare in secondo piano. Questa malattia da' organizzatore di fiere al Lingotto sembra abbia contagiato anche i bravissimi uomini della Iniziative Srl, che hanno il gravoso compito di proporre dal 16 al 21 novembre, per la terza volta, il Salone dei Beni Artistici e Culturali (orario 10-22, ingresso 12 mila, 8 mila ridotti). L'anno scorso, il Salone portò in dono alla città una splendida mostra sugli affreschi di Pompei; quest'anno propone l'ultima opera critica di Federico Zeri, conclusa qualche giorno prima di morire, dal titolo «Il paesaggio nella pittura umbro-marchigiana tra '500 e '600», con sessantadue capolavori di maestri attivi in Umbria e Marche tra '500 e '600 da Marcantonio Grecchi a Dono Doni, dal Pomarancio al Guercino. Inoltre, dibattiti tra Stato e imprese sul recupero dei beni culturali italiani, che valgono, come si sa, il cinquanta per cento dei beni culturali mondiali: ecco perché il 21 novembre si parlerà dell'Italia come laboratorio per il mondo. Forte l'impegno di banche e assicurazioni, e specialmente di Confindustria, clie concentra qui la sua settimana sulla comunicazione (il 19 novembre), oltre a riproporre un tema caro al suo vicepresidente, Carlo Callieri, e all'ex ministro dei Beni culturali Walter Veltroni, ovvero l'intervento necessario, assolutamente necessario, su Pompei. Come si accennava sopra però questo è un salone, non un grande convegno diviso in molte giornate e numerosi temi di confronto: bisognerebbe poter vedere, toccare con mano, acquistare, vendere, aderire, partecipare. Quali siano esattamente gli stand, ancora non si sa: saranno nel padiglione tre, saranno di imprese che operano nel campo del merchandising museale, saranno enti locali e associazioni, istituzioni culturali, imprese editoriali, imprese per i materiali di restauro e per il restauro. E il pubblico? Quale pubblico si immagina? Gli operatori del settore? O la cittadinanza? Ma veniamo più in dettaglio al programma: il 16 e il 17 novembre si parlerà, nelle giornate RCS, di «Beni culturali e sviluppo economico», con particolare interesse alla formazione di manager e forme di impresa per i beni culturali: Torino, più che candidarsi, deve imporre un modello e offrire una sede. Senza impegnare, forse, quella Venaria Reale che dovrebbe servire a portare turisti e non ad ospitare, a qualsiasi costo, scuole che potrebbero benissimo essere localizzate in centro città. Ma anche di Venaria si parlerà in dettaglio, con una mostra dedicata al più grande cantiere di restauro in Europa sia per dimensioni del monumento che per volume di investimenti. Da non dimenticare, infine, la mostra sulla villa dei Volusii (quella recuperata a Lucus Feroniae, vicino al Soratte, il monte candido di neve in una delle più belle odi di Orazio), che aprirà nei giorni del Salone al Museo di Antichità di corso Regina (nuovo ingresso da via XX Settembre). Paolo Verri L Immacolata e ì Santi Crispo/to e Francesco d'Assisi di i nitore barroccesco marc/iigiano è una delle opere scelte da Zeri per la mostra sui maestri del paesaggio
Persone citate: Carlo Callieri, Crispo, Federico Zeri, Marcantonio Grecchi, Paolo Verri, Walter Veltroni
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