SOLTANTO SCRITTORE

SOLTANTO SCRITTORE SOLTANTO SCRITTORE QUESTA estate i lettori hanno voluto che io diventassi lo scrittore italiano più venduto (mi piacerebbe si dicesse «più comprato»): di conseguenza per alcune settimane, mi sono trovato ad avere in classifica sei titoli su sei (Repubblica) o sei su dieci (Stampa). Addirittura anche in testa ai dieci libri più comprati, vale a dire la classifica internazionale. Oggi la situazione mi sembra molto migliorata, i titoli rimasti in classifica sono soltanto tre. Dico migliorata perché mai mi sono sentito così perplesso, e anche un poco imbarazzato, di fronte a un fatto che mi riguarda: forse perché non so, pienamente e razionalmente, spiegarne la ragione scatenante. All'origine di tutto ci sono stati essenzialmente due fattori: un inconsueto tam-tam dei lettori e la cortesia di Maurizio Costanzo che mi ha ospitato nella sua trasmissione (gli sono grato anche per avermi fatto ritrovare un sentimento, la gratitudine, che alla mia età pensavo potesse provarsi solo verso il proprio medico curante). Già, ma il problema è un altro (è sempre un altro): perché c'è stato il tam-tam? Perché i miei libri che si stampavano a 5000 copie per volta, già dall'ottobre del 1988 hanno incominciato a essere stampati a 30.000 per poi passare a cifre assai più alte? C'è stato chi ha scritto che questo successo è spiegabile perche io rassicuro i lettori, rendo non temibile la letteratura. A parte l'implicito disprezzo verso i lettori contenuto in siffatta spiegazione, vorrei ricordare che mi hanno favorevolmente recensito critici come La Capria, Guglielmi, Giuliani, i quali, davanti alla letteratura, non hanno certo un atteggiamento pavido. Altri, più seriamente, pensano che io abbia individuata una zona del romanzo italiano, una zona medio-alta, fino a questo momento non praticata. Sarei insomma una sorta di artigiano di buon livello in un'epoca nella quale si produce letteratura di serie o riservata a palati sopraffini. Questa seconda spiegazione mi piace di più: giuro però che non ho mai avuto un disegno premeditato, non mi sono proposto a priori d'andare ad occupare una terra fino a quel momento di nessuno. Ma anche questa seconda spiegazione chiarisce il problema? Perché gente che non aveva mai letto un libro ha cominciato a leggere con me? Perché una madre ha voluto che accarezzassi i suoi due bambini morti di sonno quasi fossi un re taumaturgo? Perché un tale ha preteso che gli tatuassi la mia firma sul braccio? Perché in una settimana ho ricevuto una media di cento telefonate al giorno? Mi sono sentito scombussolato, quasi spaventato. Ecco perché con piacere vedo lentamente sparire i miei titoli dalle classifiche. Un giorno in una libreria di Firenze, un signore mi ha detto: «Lei non è uno scrittore, ma un virus». Ecco: vorrei tornare ad essere uno scrittore, non un «caso», non un «fenomeno». Andrea Camilleri

Persone citate: Andrea Camilleri, Giuliani, Guglielmi, La Capria, Maurizio Costanzo

Luoghi citati: Firenze