COMPOSITORI ITALIANI di Leonardo Osella

COMPOSITORI ITALIANI UNIONE MUSICALE COMPOSITORI ITALIANI Con l'Orchestra d'archi il 14 e il 18 c'è il Quartetto David ON è stato facile per i compositori italiani del nostro secolo svincolarsi dal suadente abbraccio dell'operismo e cimentarsi nella produzione puramente strumentale. Ci sono però riusciti, e benissimo, quei musicisti detti «della generazione dell'Ottanta» - nati cioè verso la fine del secolo scorso - ai quali appartengono Casella, Ghedini, Malipiero, Dallapiccola e anche Goffredo Petrassi, che è nato nel 1904 ed è tuttora vivente. Un tratto comune a costoro è il richiamo esplicito alla musica del passato, inteso addirittura come il passato remoto polifonistico, rinascimentale e barocco: basti ricordare come proprio i quattro compositori succitati abbiamo tutti fatto ricorso, ai loro esordi, alla «partita», cioè a una forma musicale suddivisa in più parti e riconducibile all'antica «suite». Naturalmente i lavori di questi creatori italiani non sono un mero ricalcare modelli antichi, bensì un ricollegarsi a radici profonde per farle di nuovo rampollare alla luce dei nuovissimi astri musicali, primi fra tutti i maestri della dodecafonia. Ed è proprio in quel campo che l'Unione Musicale è andata a pescare per il concerto che si terrà sabato 14 novembre alle 21 in Conservatorio per la serie gialla. Sarà di scena l'Orchestra d'archi Italiana diretta da Mario Brunello, alla quale si unirà il giovane pianista napoletano Roberto Cominati. Il primo brano in programma è di Francesco Malipiero e reca l'inequivocabile titolo «Rispetti e Strambotti per archi», che al suo uscire nel 1920 sollevò i consensi calorosi e motivati della mente illuminata di Giannotto Bastianelli. Seguirà il «Concerto per archi, pianoforte, timpani e batteria op. 69» del torinese Alfredo Casella, del 1943. L'avere appreso da poco del cancro che lo avrebbe portato alla tomba di lì a quattro anni non sembra avere fiaccato lo spirito del musicista, che anzi reagisce qui con vitalistica energia. Una forza che si afferma perentoriamente anche nell'ultimo brano della serata, il «Quarto Concerto» di Petrassi, che rispetto agli altri sette è destinato ai soli archi e non all'intera orchestra e, come ha sottolineato Massimo Mila, rivela in modo più pronunciato che nei precedenti l'influsso di Bela Bartok. Ma c'è un altro appuntamento dell'Unione Musicale nei prossimi giorni. Mercoledì 18 alle 21 sempre in Conservatorio, ma stavolta per la serie blu, arriva il Quartetto David (nella foto) formato da Mauro Lo- . guercio e Gabriele Baffero violini, Antonio Leofreddi viola, Marco Decimo violoncello. Sarà l'occasione per ascoltare il «Quartetto n. 2 in do maggiore» di Luigi Cherubini, così poco conosciuto che l'associazione concertistica torinese lo presenta per la prima volta. Questa pagina sarà preceduta dal «Quartetto in la maggiore op. 18 n. 5» di Ludwig van Beethoven, nel quale è facilmente riconoscibile il tributo a Mozart. Un abisso si riscontra tra questo e l'ultimo quartetto della serata, quello di Franz Schubert noto come «La morte e la fanciulla» (molti anni dopo trascritto per orchestra d'archi da Gustav Mahler) e ispirato all'omonimo Lied. Leonardo Osella