IL BARONE RAMPANTE SCENDE DALL'ALBERO di Stefano Bartezzaghi
IL BARONE RAMPANTE SCENDE DALL'ALBERO IL BARONE RAMPANTE SCENDE DALL'ALBERO Eva al cinema per giocare con «Sfiga aWOKCorrai » ERCHE' il Barone rampante era un barone e non un marchese o un duca? Calvino avrà scelto il titolo di Barone perché in anagramma II barone = in albero ? E allora, anagramma per anagramma, perché non chiamarlo Il barone I Alberoni (protagonista di Inalberamene e amore)? Non facciamoci tante domande. Resta il fatto che il Barone rampante attraversa l'Europa passando di albero in albero, di ramo in ramo, pazientemente, gradualmente. Delle volte deve fare dei lunghissimi giri per andare da qui a là: non ci sono alberi sufficienti e allora è costretto ad allontanarsi dalla sua meta, se non a rinunciarci del tutto. Mettiamo che dal suo albero il Barone rampante voglia andare al cinema, e voglia andarci non fisicamente ma per via linguistica. Si arma di un buon vocabolario e parte. Ogni volta deve cambiare una sola lettera, finendo sempre su una parola di senso compiuto (su un albero robusto che lo possa reggere). Dove va? albero Non è che può sognarsi di prendere subito una direzione «giusta». Qui la direzione giusta non c'è, si va dove si può andare e si spera che l'andamento della sequenza prima o poi ci faccia passare vicino a questo cinema. Vicino all'albero del Barone rampante cresce un alTero Che al Barone non dispiacerà: lui stesso è altero, e an- tche^ffpo' facile all'arrabbia'tur*{altro anagramma:1 II Ba- Von?'"si'Inalberò?bfr.' Inalberamento e amore cit.). alterE altAre Tra questi alberi bisogna muoversi piano piano, da un ramo all'altro, con cautela, senza preoccuparsi delle linee rette, inventandosi soluzioni anche ardite, altare Questa è una pianta rara, ma per giocare a questo gioco bisogna conoscere dizionari e giardini particolari. Da Aitare viene il participio presente Ai- i tante che è parola ancora usa\^Aitare vuole dire «aiutare», 'e in effetti la parola dà al Barone un gran soccorso: gli spariglia il gioco delle vocali, ed ecco che con un salto facilissimo l'albero di partenza incomincia a somigliare al cinema d'arrivo: Citare Ma non è certo finita, anzi. Apparentemente il Barone ha due lettere su sei (C-I) ma ben presto si renderà conto che deve tornare indietro. Da citare deve andare a ciMare vale a dire «recidere l'apice dei fusti o dei rami», un'operazione che al Barone mette'un po' di nervi. Ancora più nervoso diventa quando si rende conto che deve rinunciare alla I che credeva già acquisita: comare coNare Conare vuol dire provare, sforzarsi: ma dato che (come Aitare) di questo verbo ci è rimasto solo un participio (passato, questa volta) e che questo participio è conato, Conare ci pare una parola un po' schifosa. Addestrato dalla vita arboricola il Barone è meno sofistico di noi, passa avanti e senza il mi¬ nimo turbamento dell'appetito va a cEnare che prima del cinema non guasta. Accende una sigaretta, ne scuote la cenEre e si guarda attorno. Il cinema è lì, a portata di mano; ma come fare ad arrivarci? Gli ingressi possibili alla parola cinema sono solo due. Il primo è una parola arcaica: cilèma, che si usa solo nella locuzione «Stare in cilèma». E' un modo - che nessuno usa più - per dire «oziare e perdere tempo». Se non lo interpretiamo in senso troppo moralistico potrebbe anche servirci: «Sabato non voglio far nulla, voglio stare in cilèma tutto il santo giorno, e al massimo andare al cinema la sera». Ma il Barone si accorge subito che non è l'ingresso giusto, deve fare un altro giro: ceneri ceneMi Cenemi? Ma sì: è una parola non arcaica, bensì specialistica, singolare di cenemA viene dal greco kenós (vuoto) e significa «la minima unità formale dell'espressione», nella teoria del danese Louis Hjel- mslev (un bel tipino). Ora il Barone rampante può entrare al cinema Che film vorrà vedere, il Barone? Andando su e giù per il Forum del Cinegioco si incontra una catena di titoli che nella progressione delle sostituzioni gli ricorderanno i suoi andirivieni da un ramo all'altro. E' una costellazione che si dirama dai titoli di due diversi, Bombi e Rambo (entrambi di ambientazione forestale, per l'agio del Barone). Un reduce del Vietnam si è completamente rincoglionito, e ora vive vedendo cartoons di Walt Disney: Bombo. Cartone animato per giovani cerbiatti, che si commuovono a vedere le disavventure di un gruppo di tenerissimi cuccioli d'uomo: Bimbi. Nella Guerra della Foresta un ardimentoso cerbiatto vendica l'uccisione della madre: Rombi. Titolo reale di un film porno reale (certificato dall'agenzia A9 XXX rating): Ramba. Un cerbiatto enigmista gioca a cambiare le lettere nei titoli dei film: Cambi. Un milanese non molto sveglio fonda un gruppo di musica ispano-americana: Bomba. Pesce combattente ferocissimo: Rombo. Il gioco delle catene delle parole [cfr disegno n.d.r] è quasi coetaneo del Cinema, essendo stato inventato dal reverendo Charles Lutwidge Dodgson nel Natale del 1878. Dodgson firmava i suoi romanzi come Lewis Carroll, ed è anche l'autore di Alice, una ragazzina che sugli alberi non incontrava baroni rampanti bensì gatti sorridenti. Stefano Bartezzaghi Un capitolo dal libro di Bartezzaghi, nato dalle sfide linguistiche con Eco e Benigni italo Calvino: fu assiduo giocatore con le parole nel gruppo dell'Oullpo f f f f fffftf. fffff.ff f f bamb04- I: >mm\ 4- 1^- samba -mwukbo<- I1- trombo 1 bimbi U 1 cambi SFIGA All'OK CORRAL Stefano Bartezzaghi Einaudi pp. 238 L. 15.000 k
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