LA GLOBALIZZAZIONE CONTRO IL RAZZISMO

LA GLOBALIZZAZIONE CONTRO IL RAZZISMO LA GLOBALIZZAZIONE CONTRO IL RAZZISMO Abbiamo più pregiudizi che immigrati UANTO i nuovi flussi di immigrazione straniera rientrano nel processo di globalizzazione? Che cosa cercano e trovano le masse di immigrati nel Nord del mondo? Il multiculturalismo abita davvero l'Europa o prevalgono di gran lunga l'etnocentrismo e il razzismo? Che cosa ha in comune il razzismo di oggi con quello di ieri? Com'è cambiata nel tempo la figura dello straniero? Ecco alcuni interrogativi su cui ruota il dibattito scientifico intorno ai nuovi processi migratori, un fenomeno sociale che richiama la capacità di tenuta e il grado di permeabilità culturale del vecchio continente. Il punto della situazione viene offerto da Corrado Bonifazi, ricercatore del CNR, nel volume L'immigrazione straniera in Italia, che riporta i dati più recenti del fenomeno analizzando la posizione dell'Italia nel sistema migratorio internazionale. Ciò che più colpisce è il forte incremento delle migrazioni nell'ultimo decennio, nonostante il decentra- mento di varie attività produttive in aree del mondo marginali, la crisi occupazionale che h itit i Pesi ricchi e l'irampie di profughi spinti nelle società più avanzate. La reaione ai processi mi mento di varie attività produttive in aree del mondo marginali, la crisi occupazionale che ha investito i Paesi ricchi e l'irrigidimento delle loro politiche migratorie. I processi di globalizzazione non frenano dunque le migrazioni, le quali seguono un proprio percorso evolutivo, che porta alla stabilizzazione dei vari gruppi nelle società d'arrivo. Ciò pur nel quadro di varie differenze, con alcuni gruppi ben integrati e molti altri ai margini. L'inserimento avviene all'insegna della duttilità, per la capacità degli immigrati di adattarsi agli spazi offerti dalla società d'arrivo (a livello abitativo, nel lavoro, nella formazione, ecc.). Pur assai variegato, il fenomeno incide in modo'sempre più rilevante sugli equilibri demografici, sociali e economici del nostro Paese. Al processo di globalizzazione fa riferimento anche Alessandro Dal Lago, nell'introduzione al volume a più voci, Lo straniero e il nemico (Costa & Nolan, pp. 318, L. 34.000). Sia ieri che oggi i diritti di cittadinanza vengono riconosciuti soltanto agli «appartenenti» e negati agli «stranieri». La globalizzazione prefigura un mondo unificato e aperto a livello economico e finanziario, ma non prevede che ciò avvenga anche per le masse umane. Il flusso deve essere limitato alle merci, secondo un'organizzazione dei mercati che disloca la produzione in aree ricche di forza lavoro a basso costo e poco tutelata, mentre nel Nord del mondo si concentrano le risorse finanziarie e tecnologiche e la ricchezza viene raccolta e consumata. Le migrazioni costituiscono una smagliatura di questa rigida organizzazione sociale, con quote sempre più ampie di profughi spinti nelle società più avanzate. La reazione ai processi migratori lascia intravedere varie incongruenze. Gli stranieri vengono accettati come lavoratori ospiti, ma assai mano come cittadini. Di fronte ai nuovi flussi migratori si risvegliano le istanze nazionalistiche in molti Paesi occidentali, anche in quelli (come l'Italia) caratterizzati da un debole senso della patria. Si parla molto di multiculturalismo, ma più in termini ideali che reali, in quanto la cultura autoctona è ancora esclusiva e quella dei migranti per lo più frammentata. 11 «problema immigrazione» è poi sovente una costruzione sociale, sia perché gli immigrati non sono un gruppo sociale omogeneo, sia perché i fatti in vari casi sconfessano le rappresentazioni sociali del fenomeno. Gli stereotipi sugli immigrati si sprecano e albergano nei gruppi più diversi. Come ha notato Rushdie: «Se siete progressisti, dite che i neri hanno dei problemi; se non lo siete, dite che sono il problema». La dinamica di inclusione e di esclusione - come costante nella storia europea - viene rivisitata da Alberto Burgio, docente di Storia della Filosofia moderna all'Università di Bologna, ne L'invenzione delle razze (Manifestolibri, pp. 216, L. 28.000). In vari Paesi di quell'Europa che si è sempre pensata come la culla della civiltà riemergono oggi i movimenti razzisti, che vantano - tra i pecursori - il connubio tra nazionalismo e razzismo che si è prodotto tra Otto e Novecento. Le nazioni sono sempre state divise tra «cittadini a pieno titolo» da un lato; e masse peri- colose, gruppi di «dannati della terra», dall'altro. La frontiera tra cittadini e stranieri è comunque mobile. Un tempo lo straniero era il proletariato, la classe operaia. Con l'acquisizione da parte di questi dei di' ritti di' cittadinanza) gli' esclusi ■ diventanorri poveri; gliiiimmif • grati'^erzómondialiV fc-«nuòvi schiavi» delle bidonvilles sudamericane e delle fabbriche di Taiwan e di Seul. In questo quadro, gli stranieri di ieri risultano spesso intolleranti nei confronti degli stranieri di oggi, ritenendoli responsabili del peggioramento delle condizioni di vita, considerandoli una minaccia del benessere raggiunto. E ciò sovente, più in termini simbolici, che per la reale loro concorrenzialità sia sul mercato del lavoro che nell'accesso alle risorse. Si produce così un'ideologia razzistica che appare del tutto indipendente dall'effettiva esistenza di differenze razziali. Il «razzismo senza razza» risulta funzionale a far maturare un «senso del noi» che implica la discriminazione di altri. La razza diventa allora una metafora, acquista per lo più una valenza simbolica, si presenta come una pura creazione ideologica. La presa di distanza dai luoghi comuni sul tema del razzismo è anche l'obiettivo che si pone Marcella Filippa, nel suo Dis-crimini. Profili dell'intolleranza e del razzismo (Sei, pp. 209, L. 17.000). Si tratta di comprendere anzitutto le radici e le cause alla base di una vasta gamma di violenze che hanno costellatola storia degli ultimi due secoli, sfociate - .neLcasi, estremi - nelld sterminio dimilioni di ebrei nei campi di concentramento nazisti. Ma la lista delle atrocità comprende anche situazioni meno note, come la persecuzione degli zingari e la sterilizzazione coatta di soggetti indesiderati attuata anche da governi «democratici». Questi e altri eventi simbolo di intolleranza e di razzismo (come la discriminazione dei neri negli Stati Uniti, il regime dell'apartheid in Sud Africa, il conflitto nella ex-Jugoslavia) fanno parte di una storia che procede senza una linea di tendenza, dove il progresso non ci esime da tragedie e da catastrofi. Questa memoria storica richiama tutti all'impegno di comprendere e valorizzare le differenze. Si tratta, in ultima istanza, di capire - come ricorda Kristeva - che «lo straniero è la faccia nascosta della nostra identità (...). Riconoscendolo in noi, ci risparmiamo di detestarlo in lui». Franco Garelli Inchieste e ricerche sul rapporto tra flussi migratori, stereotipi etici e civili, tolleranza: come cambia la figura dello straniero Cause e conseguenze dei problemi dell'immigrazione sono esaminate in numerosi saggi: oltre a quello di Corrado Bonifazi, in «Lo straniero e il nemico» di Alessandro Dal Lago, «L'invenzione delle razze» di Alberto Burgio e «Dis-crimini. Profili dell'intolleranza e del razzismo» di Marcella Filippa L'IMMIGRAZIONE STRANIERA IN ITALIA Corrado Bonifazi il Mulino pp. 296 L. 38.000

Luoghi citati: Europa, Italia, Stati Uniti, Sud Africa, Taiwan