Cofferati sfida Albertini

Cofferati sfida Albertini «e' in difficoltà e chiede aiuto ai cittadini. e Milano è la città più sporca d'Italia» Cofferati sfida Albertini «La marcia? Idea di stampo peronista» MILANO.«E' avvilente dover polemizzare con un sindaco che per nasconder» le sue difficoltà e i suoi insuccessi chiama i cittadini in piazza, un'idea di stampo peronista». Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil, non alza mai la voce, nemmeno nella polemica più aspra. Ed è quindi con la solita pacatezza cha assegna tale stilettata a Gabriele Albertini, sindaco di Milano. Aggiungendo, come si dice, il sale sulla ferita: «E' riuscito a trasformare Milano in una città tra le più sporche d'Italia». Cofferati ieri era ospite di un convegno alla Scala, ma era abbastanza scontato che le sue dichiarazioni potessero andare oltre la lirica, visto che il primo ad attaccare, accusando il segretario Cgil di «incoerenza», era stato proprio il sindaco. Che ieri ha taciuto. Ha trovato in compenso difensori assai poco diplomatici in alcuni suoi assessori. Come Sergio Scalpelli (Forza Italia, con un passato a sinistra): «Cofferati è il capo della forza più biecamente reazionaria del panorama politico italiano». 0 come il vicesindaco Riccardo De Corato (An), di solito impegnato sul fronte prostituzione e delinquenza (ieri ha decretato che sia vietata la vendita di bibite e panini nelle strade «a luci rosse»), che dice: «I tesserati della Cgil dell'Arrisa sono in prima fila tra quelli che si oppongono ad un piano serio di pulizia della città». Non è però la pulizia (o meglio la sporcizia) di Milano il nodo centrale della polemica. E' la cosiddetta, «marcia» proposta dal sindaco: una manifestazione di cittadini in piazza per sostenerlo. Idea che non è affatto piaciuta neppure a quanti politicamente lo sostengono. Perché se ieri Paolo Romani, coordinatore lombardo di Forza Italia, ha polemizzato con Cofferati dicendo che «il sindaco ha diritto di rivolgersi alla gente», il giorno prima aveva definito l'idea di Albertini «eccessiva». E in quanto al «peronista» la definizione l'aveva data per primo Massimo De Carolis presidente del consiglio comunale, anche lui di Forza Italia. Per non parlare del gelo con cui l'idea di Albertini era stata accolta anche in ambienti che gli dovrebbero essere prossimi, come gli imprenditori. «Io credo nel metodo della concertazione aveva ribattuto al sindaco Benito Benedini, presidente di Assolombarda - credo nel dialogo, che significa trovare accordi per risolvere i problemi». Non risulta quindi isolato Cofferati quando dice: «Il sindaco ha avuto il voto dei cittadini per governare questa città; lo faccia. Non può considerare fastidioso il rapporto con tutti i soggetti; immaginare di scavalcare partiti, sindacati, associazioni per avere un rapporto diretto con gli eletto- ri è davvero un'idea peronista che non c'entra con la democrazia della rappresentanza. Non ne capisco la ragione e l'utilità». Ragione e utilità che invece Albertini aveva così spiegato.: «Penso alla marcia dei 40 mila a Torino; la maggioranza si riprese il suo posto e mise ai margini i guastatori di professione». Che Albertini a Milano identifica soprattutto in «un gruppo di vigili urbani» protagonisti di una vertenza che dura da sedici mesi. Adesso ci si mette pure l'Amsa, l'azienda dei servizi ambientali, con un vertice che il sindaco ha cambiato e ricambiato e con una trattativa sindacale che stenta a decollare (e con strade e giardini Sergio Cofferati, segretario Cgil sempre più sporchi). E poi si aggiungono i bibliotecari, le maestre d'asilo, i commessi comunali, gli addetti ai servizi ausiliari. Per non parlare dei dipendenti Atm che hanno aderito in massa allo sciopero indetto da un piccolo sindacato (Slai Cobas) paralizzando Milano. Più che di una marcia. Albertini avrebbe bisogno della Fata Turchina. Is. mr.]

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