Quarta vittima per il killer delle prostitute

Quarta vittima per il killer delle prostitute Allarme nel Bergamasco, scatta la caccia ad un uomo che viaggia su una Mercedes nera Quarta vittima per il killer delle prostitute Uccisa a sprangate SUISIO (Bergamo) DAL NOSTRO INVIATO L'hanno trovata qui, tra gli sterpi e i sacchi neri dell'immondizia. Il cranio sfondato e nessuno che sappia dire chi sia, quest'uomo che ha già ucciso tre volte e aggredito altre venti. Tutte prostitute, tutte sprangate a morte. Tutte come Loredana Maria Piazza, 41 anni, una vita passata sulla provinciale Rivierasca che attraversa Suisio e lungo l'Adda porta da Milano a Bergamo. «La vedevo sempre, mi ero anche lamentata con il sindaco. Troppe auto ferme, troppo baccano», fa così con la mano Carla Agostoni, l'appartamento al primo piano della villetta dove ci sono gli uffici della falegnameria Adda. Di fronte al viottolo con il cartello di dare la precedenza, che arriva da una cascina lontana e da questo sentiero dove hanno ammazzato Loredana Maria Piazza. «C'era sempre, ma solo di giorno», se la ricorda uno del paese, il maglione rosso e l'aria di chi lo viene a sapere adesso. «Sì, che portava la minigonna. No, che non sembrava una di quelle», accompagna le frasi con la testa. «Veniva in macchina, con una piccola Citroen grigia, si portava mia sedia e aspettava», racconta come se questa donna fosse entrata nel paesaggio, come il campanile a trecento metri. Dove è morta Loredana Maria Piazza adesso c'è il nastro bianco e rosso dei carabinieri e due uomini in divisa che frugano la terra. «Ci sono i topi...», dice uno indicando lo spiazzo dove deve aver parcheggiato l'assassino, prima forse di un rapporto frettoloso, prima delle sprangate, della furia che ammazza. «Forse lo conosceva», dice un altro carabiniere. Ma si vede che è solo un'ipotesi, basata sul fatto che la Citroen non si trova, che magari aveva un appuntamento, che dire serial killer per indicare quello che da un anno ammazza prostitute lungo l'Adda, da qui a Cassano, lungo la statale 525, lungo la Rivierasca, fa ancora paura solo a pensarlo. «Della Mercedes nera non so niente. E poi la donna non ha mai avuto una Citroen grigia come dicono tutti», fa muro Salvatore Pricone, il maresciallo di Capriate, con il comando proprio girato l'angolo dopo il semaforo, lungo lo stradone. E quella Citroen che han visto tutti, anche i ragazzini che fanno il motocross tra i campi, è solo uno dei troppi misteri. «Ma questa gente qua, prima o poi la farà una mossa falsa...», si fa scappare il maresciallo. E si vede che in cima ai suoi pensieri c'è l'uomo della Mercedes nera, che sembra un caso ma è lo stesso modello dell'auto usata da Donato Bilancia, il serial killer della Liguria, in carcere dall'estate dopo aver ammazzato prostitute e donne sui treni. «Prima o poi...», ripete il maresciallo sperando che con quel poi non si allunghi la Usta delle morti, delle aggressioni, delle sprangate. Una task force di investigatori non c'è ancora, ma ieri a Capriate c'era il comandante della compagnia di Treviglio che sovrintende tutta la zona. E al comando di Cassano d'Adda, dove c'è il capitano Corrado Miralli che si occupa dei primi tre casi, fanno i misteriosi e giurano che per una manciata di chilometri questo caso non è loro. Ma le analogie sono troppe. A partire dall'età delle vittime, più o meno la stessa di Loredana Maria Piazza. Che aveva 41 anni, sei in meno di Donata Landi, sei in più di Joy Ovadia, l'unica nera, uno solo in più di Graziella Ginalli, ammazzata pure lei a pochi chilometri da qui, pure lei a sprangate. Pure lei da un cliente, che si presentava con un sorriso come tutti i clienti. «Ma le indagini sono a 360 gradi», spiegano come di rito i carabinieri. E in quel goniometro di ipotesi c'è anche la possibilità che quello di Loredana Maria Piazza sia un caso isolato. Di un qualcuno che è passato di qui che era' pomeriggio tardi, ha messo la freccia, caricato la donna e seguito le sue indicazioni verso lo spiazzo avanti trenta metri, a meno di dicci dalla provinciale coperta dagli arbusti che non fanno vedere niente. Né l'intimità di un rapporto a pagamento, né un omicidio gratuito. A dare l'allarme è stato Angelo, venti anni, il figlio della donna. Che ieri mattina, non avendola vista rientrare, ha avvertito i carabinieri. «So dove potremmo cercare mia madre», ha detto come se fosse un presentimento ai militari. E insieme a loro, su una Punto con le luci blu, è venuto fino a qui, fino al boschetto con i topi e con l'immondizia. Dove hanno trovato Loredana Maria Piazza con il cranio sfondato, ammazzata da chissà quanto. Angelo adesso è in stato di choc, gli han dovuto dare i sedativi, quasi non riesce a rispondere alle domande dei carabinieri. Che di sua madre vogliono sapere tutto, orari, abitudini, clienti abituali se ne aveva e se lui sa. Per avere uno straccio di indizio su cui lavorare, almeno per scoprire, in attesa dell'autopsia, quando sua madre sia stata ammazzata. Forse a mezzanotte, azzarda il medico che firma il referto. E allora i conti non tornano. Perché se è vero che lavorava solo di giorno e ogni sera era a casa, cosa ha fatto in quelle sei ore che mancano alla ricostruzione? Ma l'omicidio potrebbe essere avvenuto prima, il freddo della notte potrebbe aver abbassato più velocemente la temperatura corporea, al momento unico elemento per datare l'omicidio. «Sì, potrebbe essere avvenuto prima...», non dice altro il maresciallo Pricone. E tra i carabinieri nessuno esclude che l'omicidio possa essere addirittura avvenuto altrove, magari lungo l'Adda, in un luogo più sicuro. Ma allora perché trascinare il cadavere fino a qui, perché mai correre il rischio di attraversare questi paesoni con il traffico del venerdì pome- riggio. 0 della sera. In questi dieci metri quadrati con il nastro bianco e rosso l'arma dell'aggressore non è stata trovata, come in tutti gli altri casi. Così come non è stata ritrovata la borsetta della donna, come in altri due omicidi. Non c'è niente di niente, se non sterpi, topi, sacelli dell'immondizia, pacchetti vuoti di Carnei, Marlboro lights, Ms di cliissà chi. Adesso stanno sentendo tutti quelli del posto, tutti quelli che la conoscevano. E stanno facendo i confronti con le altre storie, dove si parlava della Mercedes nera e di quell'uomo bianco, sui quaranta. Ufficialmente troppo poco, anche per un identikit. In un anno avrebbe anche aggredito una ventina di lucciole Vertice fra i carabinieri per tracciare un identikit A sinistra il posto dove è stato trovato l'ultimo cadavere Sotto Donato Bilancia serial killer della Liguria

Luoghi citati: Bergamo, Liguria, Milano, Suisio, Treviglio