513, ultimatum dei legali
513, ultimatum dei legali Chiusane*: sciopero sospeso ma chiediamo correttivi al processo 513, ultimatum dei legali Guardasigilli: aspetto le proposte ROMA DALLA REDAZIONE Dopo una settimana ili sciopero, gli avvocati penalisti da lunedì tornano nelle aule giudiziarie ina non smettono la mobilitazione contro la sentenza della Corte Costituzionale sul'articolo SI3. Offriranno alle forze politiche e parlamentari un contributo in modo da predispone i necessari correi tivi nonnativi «per garantire al cittadino il giusto processo, in basii alle norme internazionali e all'Avvocatura gli strumenti tecnici per adempiere in mollo effettivo alla sua missione», come si legge nel documento conclusivo approvato all'unanimità dalla giunta ilei presidenti dell'Unione delle Camere Penali. Ma avvertono governo e Parlamento: se entro gennaio non vi saranno «iniziative concrete» per rimediare alla situazione creata dalla sentenza della Cosnulta, l'Avvocatura «non potrà restare inerte» e ci saranno altre astensioni dall'attività giudiziaria. Il ministro di Giustizia Oliviero Diliborto ha subito ribadito la sua piena disponibilità al dialogo: «L'ho detto alle associazioni forensi all'inizio dello sciopero. Ora mi aspello che formulino una o piii proposte su cui svolgere davvero il confronto». La giunta dei presidenti dell'Ilei) si è riunita ieri a Koma dopo un'affollata e vivace assemblea cui hanno partecipalo avvocati di tutta Italia, convocala per fare il puulo dopo una settimana di astensione dalle udienze. La sentenza con cui la Consulta ha modificato la riforma dell'articolo SEI (pressoché svuotando l'obbligo per i testimoni di ripetere in aula le loro accuse) aveva infatti sollevato la protesta degli avvocati, «per i problemi gravissimi sul piano dell'applicabilità e le conseguenze pratiche sui processi, oltre che per il fatto di costituire un ulteriore colpo in senso negativo all'impianto processuale accusatorio», spiega l'avvocato Vittorio Chiosano, presidente delle Camere Penali di Torino. L'astensione dai processi, proclamata dalle Ucp, e stata massiccia e ha trovato un atteggiamento di sostegno e comprensione da parte di molte forze politiche e della stessa magistratura. «Magistratura Democratica» ha emesso un comunicato di sostanziale allineamento, anclie se non sono mancate voci dissonanti. Come quelle del vicepresoidente del Csm Giovanni Venie che ancora ieri, al di là del contenuto della sentenza sul 513, ha ribadito la sua contra- •ì lieta di principio all'arma dello sciopero «da parte di coloro che, per abito professionale, hanno il compito di collaborare per il rispetto della legalità». Ma dopo una settimana di astensione, bisognava decidere cosa l'aie. V., componendo posizioni divergenti rappresentate soprattutto dalle Camere Penali del Sud (ma non di Palermo) favorevoli alla prosecuzione dello scio- pero, alla fine e prevalsa la linea «costruttiva» ed e stato votato all'unanimità il documento presentato dalle Camere Penali di Torino. Spiega Chiusano: «Abbiamo deciso di sospendere l'astensione dalle udienze e di proporre agli organi del governo e alle forze politiche un articolato di norme che funzionino come possibili e correttivi da introdure nel corpo del processo per renderlo più vicino a quel "giusto processo" di cui parla la Convenzione per i diritti dell'uomo». Nel frattempo, la giunta delle Ucp mantiene lo «stato di agitazione», lasciando che siano le singole Camere Penali a decidere le «l'orme più idonee» per contrastare l'eventualità che l'articolo 513, così come è stalo riformulato «tre vi concreta applicazione». Due le soluzioni indicale: la «deduzione di inutilizzabilità delle prove piala loro contrarietà al principio del contraddittorio», e, nel caso in cui nei processi «si verifichino in concreto e in modo sistematico dolio violazioni» l'eventuale «astensione collettiva degli avvocati alle udienze dibattimentali». L'avvocato Vittorio Chiusano
Persone citate: Chiusano, Oliviero Diliborto, Vittorio Chiusano
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