Prodi: l'ulivo non diventerò un partitino di Ugo Magri
Prodi: l'ulivo non diventerò un partitino Il Professore: ormai siamo una coalizione storica. Riforme: telefonata Veltroni-Marini Prodi: l'ulivo non diventerò un partitino Di Pietro: alle europee io ci sarò ROMA. Ma quanto stato saggio Romano Prodi, ma quant'è stata utile, giusta, opportuna la sua decisione... Solo il verde Luigi Manconi, ieri, ha mostrato rammarico per la mossa del Professore che venerdì sera, senza preavviso, aveva disdetto il vertice dell'Ulivo giù convocato per lunedì. Tutti gli altri della maggioranza, dai diessini ai diniani, hanno intonato un coro di lodi per segnalare che con questo rinvio è stata scongiurata una bruttissima lite tra chi voleva la lista unica per le Europee, e chi no. Tanta gratitudine verbale deve aver l'atto breccia nel cuore del Professore, visto che Prodi, sbarcando a Bologna e imbattendosi nei cronisti, ha preterito non drammatizzare più, ma volare altissimo. «Chi ha più filo ha più tessuto», ha celiato, aggiungendo: «Chi ha più fiato, fa più strada». Come dire: signori, io non ho fretta di prendermi la mia rivincita. Chi vivrà, vedrà. l'oche ore prima, l'ex premier era piombato a sorpresa in un convegno di giovani ulivisti per lanciare un altro messaggio rasserenante per il centro-sinistra: «L'Ulivo non può diventare un piccolo partito», dunque alle prossime elezioni europee non troveremo sulla scheda un simbolo «acchiappavoti» Prodi-Di Pietro-Rutelli, grande spauracchio a Botteghe Oscure e a Piazza del Gesù. E' fuori strada, tuttavia, chi spera che il Professore voglia mettersi da parte. Semmai, attenderà in riva al fiume che la corrente porti via il progetto di Cossiga, che giù costò la vita al suo governo, «E (piando quel progetto fallirà», ha detto Prodi ai suoi giovani seguaci, «si riaprirà la strada per l'Ulivi)». Magari subito dopo le elezioni europee, quando (nei calcoli dei prodiani) le ambizioni centriste saranno frustrate. A spazzarle via potrebbe essere Antonio Di Pietro che, proprio ieri, ha conformato l'intenzione di volerci essere comunque, alle Europee: con l'Ulivo o senza l'Ulivo, con Prodi e i sindaci o anche da solo. E, guarda caso, il senatore del Mugello ha lo stesso bersaglio ili Prodi: Cossiga e gli amici di Cossiga. Per esempio quel Eranco Marini che, avverte un tantino belli coso Di Pietro, se si mette insieme col Picconatore «avrà il consenso parlamentare, ma non potrà avere quello del Paese». Ci penserà lui. Di Pietro, a portargli via i voti. Marini, impegnato com'è svi più fronti, non ha replicato. Complice forse il fine settimana, nemmeno ha smentito una voce, filtrata probabilmente da Botteghe Oscure, secondo cui una sua telefonata con Veltroni aveva rasserenato i rapporti tra Ppi e Ds, dopo gli ultimi scontri. In realtà, tra il segretario popolare e Veltroni non s'è rasserenato un bel nulla: semplicemente i due hanno deciso per qualche giorno di non cantarsele in pubblico e di chiarirsi in privato giovedì prossimo, quando s'incontre¬ ranno. Marini inviterà Veltroni a non invadere il campo dei cattolici, il segretario diessino gli risponderà quello che ha ripetuto ieri: «Non potete invitarci a fare un partito aperto, e poi lamentarvi quando lo facciamo». Dall'opposizione, intanto, giungono brontolìi minacciosi. Il Polo si mobilita contro i «ribaltoni» dell'Udr in quattro regioni meridionali, e minaccia con Casini di far saltare il dialogo sulle riforme (compresa quella elettorale) se D'Alema non li fermerà. In che modo? Facendo dimettere, come aveva suggerito con aria di sfida lo stesso presidente del Consiglio, i consiglieri regionali per tornare a votare. 11 Polo sa bene che la strada delle dimissioni è tecnicamente impervia, non è detto che comporti automaticamente lo scioglimento dei Consigli regionali. E tuttavia, anche con un occhio al voto di oggi in Friuli-Venezia Giulia, spara tutte le sue cartucce. «I nostri rappresentanti in Campania e Calabria si sono già dimessi», tuona Berlusconi, «ora D'Alema deve decidersi a far seguire i fatti alle parole se non vuol passare, d'ora in avanti, per una persona a cui non si deve credere». Ugo Magri L'ex premier contro Cossiga: «Quando il suo progetto fallirà, si potrà riaprire la strada del centrosinistra» L'ex premier Romano Prodi eoa il senatore Antonio Di Pietro
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