Udine, la fine dei Poli di Cesare Martinetti

Udine, la fine dei Poli Friuli, primo turno elettorale per 5 Comuni: nel capoluogo duello fratricida a destra Udine, la fine dei Poli La contessa sfida ilprofessore UDINE DAL NOSTRO INVIATO La contessa e il professore si giocano oggi la sedia di sindaco di Udine perché qui tutti dicono che vincerà il centro destra e che alla fine il Polo spaccato si riunirà. Ma né la contessa né il professore saranno il vero sindaco perché dietro di loro c'è la macchina di un potere antico e collaudato che non usa nemmeno le ipocrisie lessicali per nascondersi: «Sì, siamo il pentapartito», ci ha spiegato Ferruccio Saro che per tanti anni è stato assessore regionale Psi, che dice di essere del partito di Hammamet, che oggi è il regista di Forza Italia. Slogan elettorale: «Ricominciamo». La contessa Maria Santa di Prampero, 60 anni, è stata assessore alla Cultura della giunta di centrosinistra eletta nel '95 che ha tenuto fino a quando i popolari di Udine hanno fatto saltare l'Ulivo insieme al sindaco repubblicano Enzo Barazza che racconta ora quasi compiaciuto di aver fatto la fine di Prodi, un anno prima. La contessa è una signora elegante ed è moglie di Pietro Enrico di Prampero, scienziato illustre, inventore della «bicicletta spaziale» usata dagli astronauti nella Mir per tenersi in allenamento. La leggenda dice che il sindaco Barazza propose a di Prampero di entrare in giunta e che lui rispose: «Non posso, ti mando mia moglie». La contessa, dopo tre anni di giunta col centro sinistra, è ora candidata con Alleanza nazionale e Ccd e se la vede con il professore, Pietro Commessatti, 67 anni, ortopedico, l'uomo che teneva sotto controllo le ginocchia di Zico e di Bierhoff. Uno che venerdì, in tre ore di apparizione pubblica accanto a Berlusconi, non ha detto una sola parola. Niente. Solo sor- risi. Il professore è il candidato di Forza Italia e del partito popolare ed è amico di Gabriele Renzulli, che fu sottosegretario Psi alla Sanità. Dietro la sua faccia pulita e simpatica s'è raggrumato uno schieramento di grande centro che tiene insieme popolari e berluscones. Vicesindaco designato, in caso di vittoria, Claudio Mussato, popolare, ex sindaco, avvocato, uomo forte e navigato che sarebbe, in effetti, il vero leader po¬ litico della compagnia. L'alleanza col Ppi ha fatto infuriare Gianfranco Fini che qui a Udine non è andato leggero: «Trasformismo e poltronismo». Si può fare una battaglia politica contro il Ppi a Roma e stabilire un'intesa elettorale in Friuli? Agli elettori di Forza Italia, Fini ha chiesto di votare per la contessa. Qualcuno raccoglierà l'appello: su questi margini si gioca la possibilità di successo per l'elegante signora di Prampero. Berlusconi dice che la divisione nel Polo è «tattica»: al secondo turno «saremo uniti, c'è già l'intesa». Non è così, ufficialmente. Quelli del partito popolare giurano che non ci sarà «apparentamento» con Alleanza nazionale. In realtà Y escamotage è pronto: non sarà un'intesa tra partiti, ma la scelta «autonoma» del candidato sindaco a riunire il Polo. E' che qui il Dna dei popolari li porta ad incrociarsi con Forza Italia e a separarsi dal centro sinistra, essendo innaturale l'alleanza col. piccolo partito di D'Alema. L'Ulivo, qui in Friuli, è morto prima che a Roma. L'Udr di Cossiga è svaporata nel nulla (la sigla non è presente in nessun modo alle elezioni) perché non ce n'era bisogno: il Ppi era la vera Udr. Marco Belviso, che del movimento di Cossiga-Mastella è stato il referente, racconta che già in primavera erano tornati in campo i «mammut» della vecchia De a tirare le fila: Adriano Biasutti e Michelangelo Agrusti. E con loro il Renzulli e Saro per rifare il «pentapartito». Era venuto anche il vecchio Zamberletti a lavorare sott'acqua per il suo amico Cossiga. I diktat romani hanno spiazzato tutti, per primo Belviso che s'è trovato fuori dai giochi. Lui se n'è andato, ha fatto una lista «trasversale», gli «Under 35», è candidato sindaco, a 31 anni continua a definirsi «laureando in giurisprudenza». Prima o poi si laureerà. La sinistra ha in canna il nome di Paolo Businello, avvocato, di cui si dice che «non alza mai la voce» e che agli occhi dei friulani ha il torto di provenire dal vecchio Pei. La Lega butta in piazza Sergio Cecotti, fisico nucleare, allievo di Rubbia, simpatico e strambo, certo il più illustre tra quelli in gara, con un programma autonomista, suggestivo e per niente «padano». Se arrivasse al ballottaggio - si dice - raccoglierebbe sicuramente il voto di sinistra e sarebbe un candidato ostico per il centro destra. Nel suo ufficio di avvocato tributarista, Enzo Barazza, il sindaco «giubilato» muove i soldatini napoleònici della sua straordinaria collezione (ha vinto vari premi internazionali) e dice che dietro una situazione «impalpabile» è in corso la «restaurazione». Venerdì notte, mentre in piazza San Giacomo Bossi parlava di Padania sotto gli occhi imbarazzati di Cecotti e lo sguardo attonito di duecento coraggiosi, Berlusconi cenava all'Astoria col silenzioso professore e Franco Califano si lamentava in un bar del centro di non aver ricevuto nemmeno un lira per il suo concertino finale al comizio di Pino Rauti e dello psicoterapeuta Zucconi, leader di Sos Italia, un movimento anti-stranieri. Con Califano c'erano quattro musicisti neri. A disagio. Cesare Martinetti Il «regista» di Fòrza Italia «Sì, siamo tornati al pentapartito» Berlusconi è certo «Al secondo turno torneremo uniti» Maria Santa di Prampero (An-Ccd) e Pietro Commessatti (Fi-Ppi)

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