Solo un brivido per il falco Seselj

Solo un brivido per il falco Seselj Solo un brivido per il falco Seselj In Bosnia fermato e poi espulso dalle truppe Nato ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Vojislav Seselj, vicepremier della Serbia e leader dell'ultranazionalista partito radicale serbo è stato fermato in un albergo di Banja Luka dai soldati della Sfor. Le forze della Nato stazionate in Bosnia hanno arrestato il famigerato capo delle milizie cetniche venerdì sera, poche ore dopo il suo arrivo nella Republika Srpska, l'entità serba di Bosnia. Con un blitz militare a cui hanno preso parte un centinaio di blindati gli uomini della Sfor hanno circondato l'hotel Bosna nel centro della città. Dopo l'arresto Seselj è stato perquisito e interrogato. I soldati della Nato l'hanno poi scortato fino al confine con la Jugoslavia. Seselj è stato espulso dalla Repubblika Srpska su ordine dell'alto rappresentante della comunità internazionale in Bosnia, Carlos Westendorp. «L'attività e le dichiarazioni di Seselj durante la guerra e nel recente passato sono una prova chiara che la sua presenza in Bosnia Erzegovina violerebbe gh" accordi di Dayton» ha dichiarato Jacques Klein, braccio destro di Westendorp. Benché il suo nome non risulti sulla lista ufficiale dei criminali di guerra in ex Jugoslavia stilata dal Tribunale internazionale dell'Aia, Seselj era al comando delle milizie serbe che hanno commesso le più grandi atrocità, prima in Croazia e poi in Bosnia, massacrando migliaia di rivai musulmani e croati. E' stato lui a minacciare di bombardamenti l'Italia in occasione degli attacchi aerei della Nato contro le postazioni serbo-bosniache nell'estate del '95. Sulle posizioni estremiste di nazionalista granserbo, Seselj ha costruito la sua carriera politica diventando, con grande disappunto della comunità internazionale, vicecapo del governo serbo. Fervente sostenitore della pulizia etnica, si è nuovamente scatenato contro gli albanesi del Kosovo, minacciando di rappresaglie gli occidentali nel caso di un intervento militare della Nato contro le forze serbe. «Il mio arresto è la prova della volontà americana di distruggere la Republika Srpska, nonché la conferma che il Paese è sot¬ to l'occupazione americana», ha dichiarato Seselj accusando -l'alto rappresentante Carlos Westendorp di decisioni arbitrarie. Il capo del partito radicale serbo era venuto a Banja Luka per festeggiare la vittoria elettorale di Nikola Poplasen, neopresidente dell'entità serbo-bosniaca. Radicale, fedelissimo di Seselj, Poplasen ha battuto alle urne Biljana Plavsic, la lady di ferro di Banja Luka, appoggiata dalla comunità internazionale. L'esito del voto serbo-bosniaco è stato un vero schiaffo all'Occidente. Beffandosi ancora una volta delle aspettative internazionali, Poplasen ha dato l'incarico di formare il nuovo governo a Dragan Kalinic. «Il presidente Poplasen può nominare chi vuole, il suo candidato può essere confermato dal Parlamento serbo-bosniaco, ma la comunità internazionale aiuterà soltanto Milorad Dodig come primo ministro. Nessun altro governo otterrà i finanziamenti della comunità internazionale», ha dichiarato ieri la portavoce di Westendorp. Ingrid Badurina