Ocalan diventa un giallo di Maurizio Molinari
Ocalan diventa un giallo «Ha scelto Roma perché solidale con noi, tanto che a Fiumicino si è subito Ocalan diventa un giallo I curdi: era d'accordo con l'Italia. Il governo smentisce ROMA. Abdallah Ocalan ha chiesto ufficialmente asilo politico perché è giunto in Italia per restarci, per iniziare da qui un nuovo capitolo della «resistenza» che vuole porre l'Europa di fronte alla questione curda. A spiegare la «nuova fase della nostra lotta» è stato Kani Yilmaz, un fedelissimo del leader del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) di cui la Turchia ha subito chiesto l'estradizione all'Italia facendo notale che il suo nome figura negli elenchi dell'Interpol. «Abbiamo scelto questo Paese perché ci ha mostrato solidarietà in molte occasioni e Abdallah Ocalan vuole rilanciare da qui il dialogo per una soluzione politica, per la pace per i curdi ed in tutto il Medio Oriente», ha detto Yilmaz. «Il nostro leader si è alzato in piedi ed ha compiuto una svolta politica che guarda all'Europa intera», ha aggiunto. Da qui la richiesta al governo di Massimo D'Alema «di dargli subito asilo politico, di rilasciarlo», respingendo la richiesta di estradizione turca. Diversa la posizione del Pkk sulla possibile estradizione in Germania: «Ocalan vuole stare in Europa, qui in Italia o se sarà necessario in Germania. Per noi è uguale». 11 leader curdo aveva cercato anche di rifugiarsi in Grecia ma, come ha spiegato il portavoce del Fronte nazionale di Liberazione del Kurdistan Akif Hassan, «il premier Simitis non ha dimostrato la stessa solidarietà del popolo e dei deputati greci nei nostri confronti. Ocalan era stato invitato ma non é potuto andare». L'Italia invece secondo il Pkk «è stata disponibile ad accogliere Ocalan, inseguito da un complotto turco, americano ed israeliano che mira ad ucciderlo sin da quando si trovava in Siria. Un complotto a cui si è prestato anche il premier russo Primakov». Il ruolo dell'Italia nel caso-Ocalan é così al centro di un giallo che vede Pkk e governo fornire ricostruzioni divergenti. Secondo i due portavoce curdi «il governo era al corrente che Ocalan sarebbe arrivato ben prima della sua partenza da Mosca perché c'era un accordo, mediatori italiani avevano fatto da tramite nei giorni precedenti fra Ocalan da un lato e presidenza del Consiglio e ministero degli Esteri dall'altro. A dimostrazione di questo quando Ocalan è arrivato a Fiumicino si è consegnato spontaneamente a chi lo aspettava senza essere arresta- to, come gli era stato assicurato dai mediatori». Ma il nostro governo smentisce tutto, nettamente. Per Palazzo Chigi «non c'è stato alcun tipo di rapporto con il governo prima dell'arrivo in Italia» e «Ocalan è stato sottoposto a misure cautelari rese obbligatorie da un mandato di cattura per omicidio emesso dalle autorità tedesche che, per il Trattato di Schengen, impegna direttamente l'Italia». La Farnesina rincara la dose: «Non abbiamo avuto contatti con rappresentanti curdi né prima né dopo l'arrivo di Ocalan». Lo stesso leader curdo tramite i suoi avvocati ha poi smentito di non aver mai concordato alcunché con il governo italiano. «La mia scelta di chiedere asilo politico in Italia - ha detto - è derivata dalla mia personale valutazione circa la sensibilità democratica del governo, del Parlamento e del popolo italiano». L'impressione comunque è che nella scelta di Ocalan abbiano pesato molto i numerosi gesti politici di solidarietà giunti dal Parlamento negli ultimi due anni. «E' venuto qui perché governo e Parlamento si sono più volte detti pronti ad accoglierlo», conferma il pacifista Dino Frisullo. Conta ancora di più ciò che ricorda il senatore comunista Giovanni Russo Spena.' «Il Parlamento si è espresso nel 1997 in favore della convocazione di una conferenza internazionale sul Kurdistan». Il Pkk è mobilitato con tutte le sue forze attorno ad Ocalan in sciopero della fame per ottenere l'asilo, che ha chiesto con una lettera di suo pugno indirizzata al presidente del Consiglio. Gli esuli curdi chiamano «gli amici italiani» alla mobilitazione e annunciano l'arrivo a Roma di «decine di migliaia di curdi da tutta Europa con ogni mezzo». Non mancano gli avvertimenti. «I nostri fratelli sono dei democratici, non vogliono creare problemi - afferma Akif Pasar -, ma se il trattamento di Ocalan non fosse buono farebbero le dovute proteste». Per trovare una via d'uscita il governo dietro le quinte spera che arrivi al più presto la richiesta di estradizione dalla Germania perché resta forte la convinzione che sia «molto difficile» rimandarlo in Turchia. «Ocalan è stato colpito da un mandato d'arresto tedesco a fini di estradizione - si fa notare in ambienti diplomatici - e dunque ci aspettiamo che la Germania sia coerente». Ma Bonn prende tempo e potrebbe attendere tutti i quaranta giorni previsti prima di decidere cosa fare. Anche a Roma si profilano tempi lunghi: bisognerà attendere il verdetto sulla richiesta di asilo prima della decisione sull'estradizione. La diplomazia può così tentare di giocare le proprie carte. Ed è prevedibile che il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, affronti subito il caso-Ocalan con i colleghi turco, Ismail Geni, e tedesco, Joschka Fischer, in arrivo a Roma per il vertice dell'Ileo. Sul fronte politico interno intanto cresce la pressione per la concessione dell'asilo politico. Per il portavoce dei Verdi Luigi Manconi «esistono le condizioni giuridiche e politiche per farlo». Per Armando Cossutta, leader del Partito dei Comunisti Italiani, «è un dovere garantire ad Ocalan incolumità ed asilo politico». Si tratta di opinioni largamente diffuse nella maggioranza, dove l'ipotesi dell'estradizione verso Ankara non trova sostegni. «E' un caso molto complesso ma una cosa è certa, non si può estradare un uomo in un Paese come la Turchia dove richia di essere condannato a morte», osserva il responsabile Esteri dei Ds, Luigi Colajanni. Mentre l'opposizione continua a mantere un profilo basso sull'intera vicenda. Maurizio Molinari La richiesta di estradizione da parte tedesca potrebbe eliminare ogni impiccio ma Bonn nicchia Il Pkk: non creiamo problemi ma se non sarà trattato bene i nostri fratelli protesteranno
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