Camilleri e il ladro delle stelle

Camilleri e il ladro delle stelle «Mercoledì tutti con gli occhi al cielo per la pioggia di luci» Camilleri e il ladro delle stelle GLI astronomi ci hanno fatto sapere che nella nottata tra martedì e mercoledì della settimana che entra, un gigantesco sciame di meteoriti sarà visibile dalla terra, migliaia e migliaia ili candeline accese solcheranno lo seuro del cielo. Il fenomeno, dicono, avrà proporzioni così vaste da configurarsi come mia notte di San Lorenzo al quadrato, al cubo, fate voi l'ordine di grandezza perché io non me ne intendo. Insomma, una cosa mai vista. Anzi, no: pare che sia successo un'altra volta ma centinaia d'anni fa. Però non capiterà più per qualche secolo a venire. C'è chi avanza timori sulle conseguenze di possibili impatti con i nostri sistemi satellitari. Che non servono solo alle comunicazioni, ma macari per fare la guerra. Non credo che il mondo ne rimarrebbe tanto dispiaciuto se per qualche tempo potesse contare sul fatto che gli occhi dei satelliti di guerra siano rimasti accecati dal barbaglio di questa manciata di diamanti scagliata verso di noi dal profondo dell'universo. Ad ogni modo, danni o non damii, a me pirsonalmente ili pirsona, come direbbe Catarella, la notizia mi riempie d'entusiasmo. Devo confessare d'appartenere alla sempre più scarsa categoria ili coloro che nella notte del 10 agosto se ne stanno naso all'aria. E che, almeno negli ultimi due anni, sono rimasti delusi. 1 giornali e le televisioni avevano annunziato, prima nel 1997 e poi nel 1998, notti di San Lorenzo di particolare spettacolarità, le stello cadenti sarebbero state tante da somigliare a gocce di pioggia litta. Invece, come si dice dalle parti mie, «nottata persa e figlia femmina»: ne ho viste sì o no quattro o cinque, ma come svogliate, come se fossero apparse tanto per fare atto di presenza, come certi razzi da fuochi d'artificio quando sono troppo impregnati d'umidità. La delusione non fu solamente mia, il giorno appresso i giornali tentarono di dante spiegazioni che non mi convinsero: lo smog, le nuvole e via dicendo. Io invece mi feci rozzo, ma preciso concetto. Mi sono detto: perché le stelle non dovrebbero cangiare rotta, cangiare nottata, se c'è il buco nell'ozono, se le mezze stagioni non esistono più, se ci dicono che non ci sarà più neve al di sotto dei militicinquecento metri, so «el nino» imperversa? Solo loro devono restare fedeli all'appuntamento? Ragionamenti da incompetente, certo, sono il primo ad ammetterlo. Valsero però a farmi proporre, con una certa malinconia, che il 10 agosto del 1999, a Dio piacendo, me ne sarei andato a l'anni una bella dormitina senza starmene fora di casa a smirciàre vanamente il cielo. E ora pare invoce che mi verrà dato un grosso risarcimento per le due precedenti disillusioni. «Vaghe stollo dell'Orsa, io non credea/ tornare ancor per uso a contemplarvi/ sul paterno giardino scintillanti/ e ragionar con voi dalle finestre»... Anche noi, amato Giacomo Leopardi, proviamo oggi lo stesso gioioso stupore. E vorrei che fossimo in tanti col naso in aria, nella notte tra martedì e mercoledì, uomini potenti che decidono dei nostri destini e poveri uomini per i quali il domani è oscuro. Andrea Camilleri

Persone citate: Andrea Camilleri, Camilleri, Catarella, Giacomo Leopardi