Sotto i bombardamenti di A. P.

Sotto i bombardamenti Sotto i bombardamenti Paura, borsa nera, saccheggi in pasticceria E- AZIONAMENTI, tesseramento, mercato nero, borsa nera, rancio unico nei ristoranti, furti di I dolci nelle pasticcerie, presi d'assalto i negozi d'alimentari, nelle fabbriche agitazioni operaie per il mangiare, coprifuoco, rastrellamenti, naturalmente l'incubo dei bombardamenti aerei, le corse nei rifugi, ma anche i divertimenti, dagli spettacoli allo sport. L'ampio saggio «Torino in guerra», di Giovanni De Luna (130 pagine), che chiude il volume sulla storia della città dal 1915 al 1945, offre uno straordinario spaccato della vita quotidiana della popolazione torinese nella seconda guerra mondiale. «Suonava l'allarme. Sentii, come se ci fossi, la città l'aggelarsi, il trepestio, porte sbattersi, le vie sbigottite e deserte scriveva Pavese nella Casa in collina -. Dappertutto si correva e si portavano fagotti». L'immagine pavesiana è ricordata da De Luna per dare l'idea della, frattura che la guerra introduce nella vita quotidiana dei torinesi: niente è più come prima. «Il coprifuoco, le bombe, la fame, il freddo, il terrore - scrive lo storico - sottraggono l'esistenza collettiva ai ritmi tradizionali». Si vive un'altra vita. E ci si abitua a un'altra vita. . Cambia il rapporto con lo spazio urbano. Uscire dalla città era un'impresa: un viaggio a Milano durava 6 ore. Le strade si erano desertificate per le limitazioni alle circolazione automobilistica, essendo requisiti carburanti e pneumatici. «Ci si spostava prevalentemente a piedi o in bicicletta». Il 21 luglio '44, dopo un attentato contro un fascista compiuto in bicicletta, le due ruote vennero vietate. I giardini pubblici furono trasformati, con decreto del podestà, in campi coltivati a granoturco, girasoli, patate e segale. Anche sulle scarpate della ferrovia erano cresciuti gli orti. Il 10 settembre '41 si distribuirono le prime patate coltivate in città. Un anno dopo, mezzo milione di metri quadrati di superficie urbana risultavano coltivati. Come scrive De Luna, «la campagna irrompeva nella città». La fame segnava l'esistenza collettiva. Nel gennaio 1940 vennero distribuite le tessere annonarie per il razionamento dei viveri. Risultavano tesserati zucchero, caffè, pasta, riso, farina e grassi. Le razioni prò capite acquistabili giornalmente erano in grammi: 20 di carne, 150 di pane, 33 di patate, 25 di legumi, 25 di verdure, 6 di riso, 7 di pasta, 50 di frutto, 12 di grassi, 200 di latte, 16 di zucchero, per un totale di 819 calorie. «Era la certezza matematica della morte per inedia». Inoltre molti generi non si trovavano. Alla Fiat Mirafiori gli operai di oltre 1,70 di altezza non pesavano più di 53-55 chili. Il mercato nero cominciò in forma regolare e massiccia dal 1° dicembre '40, quando il pane nero sostituì quello bianco. Sia contadini sia sfollati facevano la borsa nera, nonostante la pena di morte. Si ripristinò il baratto: abiti e biancheria in cambio di alimenti. Nei quartieri nascevano le prowigionatrici, legittimate a procurare la ro&a. Dal 3 giugno '44 venne imposto un «rancio unico» ai pochi ri¬ storanti rimasti aperti. Ma la fame restava. Ne erano conferma gli assalti ai negozi di generi alimentari. Il 30 aprile '43 «i soliti ignoti svaligiarono una pasticceria: la cassa rimase intatta, i dolci sparirono tutti». E tuttavia la vita andava avanti. Compresi i divertimenti. Nel 1943 il Torino vinse campionato di calcio e Coppa Italia, anche se qualche partita dovette essere rinviata «per assenza dell'arbitro causa traspòrti». Si continuò a fare la traversata natatoria del Po, dal Borgo Medievale a corso Cairoli. La stagione lirica, organizzata al Carignano (per il rogo del Regio), aveva in cartellone Rigoletto, Traviata, Bohème, Madama Butterfly, Barbiere di Siviglia, Cavalleria rusticana e Pagliacci). Il teatro ospitò anche l'orchestra di Cinico Angelini, Pignasecca e Pignaverde di Gilberto Govi, La Nemica di Nicodemi, e il 23 giugno '43 la compagnia di rivista di Wanda Osiris e Carlo Dapporto {Cosa succede a Copacabana). All'epoca Torino era stata già bombardata una ventina di volte. Il 13 luglio, qualche giorno dopo la Wandissima, i bombardieri scaricarono sulla città 702 tonnellate di bombe, provocando 792 morti e 914 feriti. Anche la convivenza con il rischio era un modo di vivere. [a. p.]

Persone citate: Carlo Dapporto, Cinico Angelini, De Luna, Gilberto Govi, Giovanni De Luna, Wanda Osiris

Luoghi citati: Copacabana, Italia, Milano, Siviglia, Torino