Vaccino anti-crisi per il Brasile

Vaccino anti-crisi per il Brasile Approvato un piano di intervento triennale. L'Unione Europea partecipa con sette miliardi e mezzo Vaccino anti-crisi per il Brasile // Fondo monetario stanzia 41 miliardi di dollari NEW YORK. Il lungo negoziato è finito: ieri il Fondo monetario internazionale ha accordato al Brasile un prestito di 41 miliardi di dollari, 9 dei quali saranno disponibili immediatamente. Non è il record assoluto dei «salvataggi» compiuti dal Fmi (quello appartiene alla Corea del Sud, che nel dicembre 1997 ottenne 54 miliardi di dollari) ma è probabilmente quello fatto con più «convinzione». Nel suo annuncio di ieri il direttore del Fondo, Michel Camdessus, ha apertamente elogiato i programmi di austerità varati dal Presidente Fernando Cardoso e Bill Clinton ha subito salutato la cosa in termini entusiasti. «Un Brasile forte fa gli Stati Uniti più forti», ha detto, e ora i due Paesi hanno «un futuro luminoso» assicurato, o quasi. Insomma se c'è un titolo sot¬ tinteso, in questa operazione, esso è «il Brasile non è la Russia». Non solo per l'esempio di «disciplina» che ha saputo dare con la sua inflazione ridotta in quattro anni dal 2000 per cento a «una sola cifra», come ha detto Cinton, mentre la Russia si è comportata talmente «male» che il prestito che le era stato accordato è stato sospeso dopo il pagamento della prima rata; ma soprattutto perché proprio alla vicenda russa è in fondo legata la sua crisi. In pratica è infatti accaduto che gli investitori privati, dopo la «débàcle di Mosca», hanno cominciato a vedere il Brasile come il prossimo nella lista, visto che anche lì c'era un Parlamento molto riluttante ad accogliere le misure di «disciplina finanziaria» volute dal Presidente e una crisi come quella che aveva portato all'abbandono di Viktor Cernomyrdin, con relativa «revisione» degli impegni presi, era tutt'altro che improbabile. Così, ecco che in agosto, cioè nel pieno della crisi russa, comincia una fuga di capitali dal Brasile il cui ammontare fino a ieri è stata calcolato in almeno 30 imbardi di dollari, il che fa temere che da un momento all'altro la svalutazione del cruzeiro diventi altrettanto inevitabile di quella del rublo. GU Stati Uniti non possono permettere questa eventualità, che significherebbe più o meno l'ingresso in casa loro della crisi mondiale, e cominciano a premere sia sul Brasile, perché non «torni indietro» dalle rifoi-me varate da Cardoso, sia sulle istituzioni finanziarie e sui Paesi europei affinché facciano di tutto per rovesciare il processo che si è messo in moto. E il successo arriva su tutti e due i fronti. Il Parlamento brasiliano approva la riforma delle pensioni, premessa indispensabile di qualsiasi altra misura di risparmio della spesa pubblica, e le istituzioni finanziarie e i Paesi europei danno il loro contributo: il Fmi in proprio stanzia 18 mibardi di dollari, la Banca Mondiale 4 e mezzo, il Banco interamericano di sviluppo altri 4 e mezzo e l'Unione Europea 7 miliardi e mezzo, cui vanno aggiunti i 5 miliardi forniti direttamente da Washington e gli ultimi spiccioli dati da Giappone e Canada. La quota italiana ammonterà a 1,25'miliardi di dollari. Che tutto questo riesca davvero a rovesciare il processo di cui si diceva non è scontato. Secondo Rudiger Dornbush, studioso di finanza mondiale del Massachusetts Institute of Technology, «non ci sono molte ragioni per essere fiduciosi». Molto dipenderà da quanto i capitali privati si sentiranno incoraggiati a «tornare» in Brasile e infatti ieri, a latere degli annunci ufficiali, il dente su cui la lingua batteva era proprio quello e tutti dicevano che il tempo delle pressioni, per l'amministrazione Clinton, non è certo finito. Ora bisognerà esercitare quelle sui creditori americani del Brasile, in primo luogo la Citicorp, affinché continuino ed estendano i loro investimenti, capaci di trascinare gb altri, nonché quelle sul Congresso affinché approvi rapidamente il pagamento di quei 5 miliardi di dollari che Washington si è data come propria «parte» nell'operazione. Da quello che si diceva ieri quest'ultimo promette di essere il minore dei problemi perché nelle settimane scorse i parlamentari americani, nei ritagli di tempo che il «caso Monica Lewinsky» gli lasciava, si erano mostrati molto «spaventati» dal possibile collasso brasiliano, su¬ scettibile di colpire direttamente l'economia dei loro collegi elettorab, e quindi da parte loro si prevedono poche obiezioni. Senza contare che quello che è stato per anni il loro leader nel contestare le iniziative economiche di Chnton, il senatore Alfonse D'Amato, è stato il più illustre degli sconfitti alle ultime elezioni. Franco Pantarelli IL PAESE IN CIFRE POPOLAZIONE [MILIONI Dl ABITANTI] 159,2 PIL PRO CAPITE 3640 DOLLAR! USA PIL [VARIAZIONE % ANNUA] 1997 1998 3,0 -0,5 INFLAZIONE [VARIAZIONE % ANNUA] 1997 1998 6,0 3,2 SALDO 1997 BILANCIA COMM. [MLD Dl DOLLARI] -8,4 SALDO 1997 PARTITE CORRENTI [MLD Dl DOLLARI] -33,4 Costo orario del lavoro nell'indusfria [1996] $3,82 RISERVE IN VALUTA [1997, IN MILIARDI Dl DOLLARI] 52,2 DEBITO ESTERO TOTALE [MLD Dl DOLLARI] 1997 160,8 !«iiasjssaas"'" ■ -*mm

Persone citate: Alfonse D'amato, Bill Clinton, Cardoso, Clinton, Fernando Cardoso, Franco Pantarelli, Michel Camdessus, Monica Lewinsky, Rudiger Dornbush, Viktor Cernomyrdin