Ora il dissenso è sulla Bce

Ora il dissenso è sulla Bce Ora il dissenso è sulla Bce Nello scontro con Fazio Romano Prodi resta solo ROMA. I politici deUa maggioranza non seguono Romano Prodi nelle critiche all'euroscetticismo di Antonio Fazio. Già i Democratici di sinistra avevano gettato acqua sul fuoco, l'Udr si era anzi schierata a fianco del governatore della Banca d'Italia. Ieri il segretario del Ppi Franco Marini ha detto di «stimare molto» Fazio, «un governatore serio», addirittura di «non sapere a che cosa si riferisse Prodi». Più freddamente, il ministro degli Esteri e leader di Rinnovamento Lamberto Dini dichiara che per l'Euro «tutti hanno fatto la loro parte». Caso chiuso, più o meno; e dall'opposizione di destra per Fazio vengono solo lodi. Non pare molto amato, Antonio Fazio, dai partiti del centrosinistra. Ma ormai siamo a sette settimane dall'Euro, e il discorso sulla politica monetaria si fa con Francoforte, non con il palazzo bianco di via Nazionale 91 a Roma: aprire un contenzioso farebbe solo danno, questa la valutazione che traspare. Solo Nerio Nesi, dei Comunisti italiani, accetta di diffondersi sull'argomento: «Che Fazio avesse forti perplessità sull'opportunità dell'Italia di entrare nell'Euro è vero. Io credo che in Fazio ci sia un pessimismo di fondo, sulla vita, e forse la sua matrice religiosa gli fa pensare che questa sia una valle di lacrime. E' un pessimismo che trovo esagerato». L'intervista concessa da Carlo Azeglio Ciampi al Financial Times potrebbe essere presa come una replica a Fazio, che parlando con lo stesso giornale aveva definito l'Italia «mal preparata all'Euro»; ma il ministro del Tesoro non fa alcun cenno, nem¬ meno indiretto, al governatore. Qualcuno ha voluto prendere come replica a Prodi una frase del tutto innocua pronunciata ieri mattina dal vicedirettore generale della Banca d'Italia, Pierluigi Ciocca: «Le condizioni istituzionali e tecnico-organizzative per l'Euro a cui la Banca era chiamata a contribuire sono state realizzate o lo saranno entro la fine dell'anno». Non sembra chiuso, invece, il problema (estraneo alla politica italiana) che Fazio ha sollevato riguardo ai rapporti tra le banche centrali nazionali e la Banca centrale europea. Il Financial Times parla di «grave irritazione» nella Eurotower di Francoforte dove ha sede la Bce; aggiunge tuttavia che Fazio non sarebbe l'unico, tra i governatori nazionali, a preferire una struttura molto decentrata per la guida dell'Euro e a voler limitare i poteri del centro. Parlando a Roma, il membro italiano del direttorio Bce Tommaso PadoaSchioppa (notoriamente in pessimi rapporti con Fazio) ha cercato di negare ogni contrasto. Non c'è mai stata, ha detto Padoa-Schioppa, nel consiglio della Bce una contrapposizione tra i 6 membri del direttorio centrale e gli 11 governatori nazionali; tanto per cominciare, «noi sei non ci riuniamo da soli prima delle riunioni del consiglio». Al contrario, secondo le voci di corridoio, allo schieramento dei centralizzatoli apparterrebbero la gran parte del direttorio, il presidente della Bundesbank Hans Tietmeyer e i governatori incaricati dai Paesi medi e piccoli, come Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Austria. [s, 1.1 L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi