L'ultimo no al metodo Di Bella

L'ultimo no al metodo Di Bella Nessuna guarigione, morto il 57% dei pazienti. Il ministro: non lasceremo soli i malati L'ultimo no al metodo Di Bella Sperimentazione finita: non cura il cancro ROMA DAL NOSTRO INVIATO Di Bella ha fallito. E' il risultato della sperimentazione del metodo anticancro del professore modenese: nove protocolli bocciati e, su 386 pazienti, soltanto tre hanno ottenuto qualche miglioramento. Nessuno è guarito. Seicento milioni per organizzare la cura, più di venti mihardi per le medicine: è il costo di questa speranza. Valeva la pena spendere tutti questi soldi? All'Istituto Superiore di Sanità rispondono che «era doveroso. Questi pazienti avevano il diritto di sapere se la terapia funzionava o no». Aggiunge il professor Franco MandelJi che questi mesi ci hanno dato anche molto «e forse siamo tornati a migliorare i rapporti medico-paziente». Solo che la chiosa vera è quella di Silvio Morifardini, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per la cura dei tumori Pascale di Napoli, e suona brutale: «Questi farmaci non servono a nulla. Si possono prendere e buttare via». E' un po' il giorno della resa dei conti, dopo due anni di battaglie e polemiche. In fondo, i risultati che illustra il coordinatore dello studio professor Donato Greco sono spietati: il 57% dei malati è morto (219), il 33% ha visto progredire il tumore (129), il 3% è rimasto in condizioni stazionarie (13), il 6% non è più stato rintracciato (22). L'ultimo controllo del 31 ottobre ha visto aumentare il numero dei decessi e i casi di aggravamento. Lo studio osservazionale, che ha arruolato 796 pazienti, è in corso: dai dati preliminari, sarebbero morti 6 malati su 10. Eppure, sottolinea Giuseppe Benagiano, direttore dell'Istituto Superiore di Sanità, «ai malati che hanno accettato di sperimentare la terapia va la gratitudine della comunità scientifica e di tutti gli italiani». Grazie, e addio. Comunque la si voglia leggere, è morta una speranza, come aveva detto Prodi, a luglio, dopo i primi risultati. Però, nonostante le cifre, c'è una battaglia che non finisce, e forse un'illusione che si perpetua. Negli ospedali non ci sono più le code per provare il metodo Di Bella. Quando cominciò la sperimentazione, più di otto mesi fa, erano migliaia. Raccontano che in Toscana a luglio erano ancora 389 in fila; ad agosto 51 ; a settembre 31; l'I 1 novembre, cioè l'altro ieri, due. E' crollata un'illusione trasversale, al Nord come al Sud. Anche se qualcosa è rimasto immutato e Ivano Camponeschi, il portavoce di Di Bella, ri: chiede per l'ennesima volta al professor Benagiano perché non ha risposto alla lettera del medico modenese che il 23 luglio non riconosceva più questa cura come la sua. E poi ripete le accuse dell'altro ieri, sull'acetone, «sostanza tossica e cancerogena» che avrebbe inquinato il preparato studiato da Di Bella. Camponeschi parla fra applausi e cori da stadio. Risposta: «Le preparazioni sono state fatte in accordo con il professore. A lui e al suo farmacista Ferrari avevamo chiesto perché utilizzavano l'acetone. Perché finora abbiamo fatto così, ha risposto Ferrari. Sul documento accanto all'indicazione acetone, Di Bella aveva scritto di suo pugno ok. Inoltre, la sostanza ritrovata è di gran lunga inferiore rispetto ai limiti previsti dalle norme internazionali». Chiede ancora Cam- poneschi: perché Di Bella non è stato chiamato in nessuna sperimentazione? Gli rispondono dalla sala: «Perché nessuno sperimenta la propria terapia». Tutto inutile. Giuseppe Di Bella, il figlio, commenta: «Non si illudano di chiudere in questo modo le possibilità terapeutiche per i pazienti. I risultati vanno invalidati», Mentre il ministro della Sanità Rosy Biadi ribatte: «Voghamo davvero lasciarci alle spalle le polemiche e le strumentalizzazioni. La battaglia contro il cancro non dev'essere una battaglia di parte e tanto meno uno scontro di fazioni, ma un impegno collettivo. A tutti chiediamo un atto di responsabilità perché siano condivisi e accettati questi risultati». La Commissione unica del farmaco ritiene ora che non vi siano più le condizioni per inserire i farmaci del metodo Di Bella nell'elenco di quelli per cui può essere previsto l'uso- compassionevole. «Ma nessun malato sarà lasciato solo - sostiene il ministro -. Tutti i centri oncologici finora coinvolti restano disponibili per valutare le condizioni di quanti si sottopongono al trattamento». Pochi fanno caso all'altra faccia del verdetto. L'amarezza. Ci abbiamo sperato tutti, dice l'oncologo Gian Luca Sannazzari, dell'Università di Torino, e oggi questi numeri rappresentano «una grande disillusione». E' finita così. Pierangelo Sapegno 2% non valutabili 52% progressione di malattia ì 1111 tèèèèè* I CINQUE PROTOCOLLI PROTOCOLLO 1 • leucemia linfoide cronica: 82% peggiorato o deceduto, 14% stabili, 4% non rintracciabile (un caso); linfoma non Hodgkin: 85% peggiorato o deceduto, 3% non rintracciabile (un caso), 9% stazionario, 3% risposta parziale. PROTOCOLLO 3* carcinoma seno con mestastasi: 91% peggiorato o deceduto, 3% risposta parziale (un caso), 3% condizioni stazionarie (un caso), 3% non rintracciabile (un caso). » « PROTOCOLLO 5* carcinoma polmonare con mestastasi: 86% deceduto o peggiorato, 8% stazionario, ó% non più rintracciabile. » c PROTOCOLLO 7* cancro del pancreas: 90% peggiorato o deceduto, 3% risposta parziale (un caso), 7% non rintracciabili (due casi) PROTOCOLLO 9* glioblastoma | cerebrale: 100% peggiorato o deceduto. >-'4>-'MW Gli oncologi: «E' finita un'illusione» Scomparse le code in ospedale per la somatostatina Ma il figlio del professore accusa «Questi risultati sono da invalidare»

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