«Una minaccia concreta» di Sergio Trombetta

«Una minaccia concreta» «Una minaccia concreta» La Alberti: cercano un capro espiatorio LACONDANNA DEGLI INTELLETTUALI Lm TORINO m ANTISEMITISMO oggi è un pericolo reale per la società russa. E' radicato anche nella Chiesa Ortodossa». Irina Alberti, direttrice da vent'anni della rivista La Pensée Russe, giornale nato nell'emigrazione russa del dopo rivoluzione e oggi stampato a Parigi e Mosca, conferma: «Sono un pericolo reale le terribili dichiarazioni antisemite dall'ex generale Makashov». «La Russia è in preda a una crisi economica e sociale profondissima e come in tutti i periodi di crisi c'è bisogno di un capro espiatorio spiega la Alberti, russa a dispetto del cognome italiano -. I comunisti hanno subito un calo di popolarità. E' naturale che cerchino di rilanciarsi facendo leva anche loro sull'antisemitismo. Il vecchio slogan del complotto giudaico massonico che vuole distruggere il Paese è sempre buono». Le dichiarazioni di Makashov sono rimbalzate alla Fondazione Agnelli, che ospita in questi giorni il convegno sulla evoluzione sociopolitica della nuova Russia, e dove ieri mattina intellettuali, sociologi e teologi discutevano la funzione di Religione e Chiesa in Russia. «Nella Chiesa Ortodossa c'è un atteggiamento persecutorio nei confronti dei preti che sono ebrei convertiti», spiega Serghej Filatov, sociologo e studioso delle religioni. Un fenomeno di massa quello dei religiosi di origine ebraica? «No, sono una minoranza - precisa Filatov - ma sono molto attivi, visibili. L'assassinio di padre Aleksandr Men ne è la prova. Non è stato certamente ucciso perchè erano troppo modernistiche le cose che scriveva, ma perché di origine ebraica. Tuttavia nella società russa l'antisemitismo non è più forte di'quanto lo possa essere, per esempio, in Francia. Da noi non esiste "politicai correetness" -aggiunge Filatov . C'è una forma di maleducazione politica, di relativismo m'orale. Ciascuno dice quel che gli passa per la testa e chi le spara più grosse, come Makashov, attira l'attenzione dei media. Ma ciò non significa che questi sentimenti siano prevalenti nella società, anche se mi rendo conto che certe prese di posizione possano essere pericolose e per gli ebrei profondamente ingiuste». «L'antisemitismo è il grande problema di tutto il Cristianesimo che ci portiamo dietro da secoli. Il conflitto nasce tutte le volte che Cristianesimo e Giudaismo diventano forme di coscienza nazionale - sostiene il teologo Andrej Zubov - i sentimenti antiebraici non sono il risultato di una crescita di veri sentimenti religiosi, ma, al contrario, di un orientamento etnico primitivo». Però avverte: «L'odio antie¬ braico nasce da cause oggettive, fatti che non bisogna dimenticare e che generano reazioni selvagge. Così il popolo è convinto che sja una forza non russa quella che detiene il potere oggi a Mosca o l'ha detenuto in passato. E' vero che la rivoluzione del '17 è stata fatta in parte da ebrei. E' vero che sei delle sette principali banche russe sono in mano a banchieri ebrei. Molti miei amici ebrei riconoscono che la nuova borghesia ebraica russa si comporta in modo scioccamente vistoso e antipatriottico. Prima della Grande Guerra c'era negli israeliti russi una forma di patriottismo che oggi è totalmente scomparso». Parole che pesano come macigni, ma dette con il gusto scandaloso della sincerità. La stessa che aveva portato Zubov, durante la sua relazione dedicata all'influenza dei valori religiosi sull'intellighenzia, a ribaltare il luogo comune che identifica negli intellettuali la coscienza profetica del popolo russo: «L'mtellettualità russa nasce nella seconda metà del 700 con Caterina - ha detto Zubov - e dall'epoca ha assorbito uno scetticismo illuminista che l'ha portata ad essere sempre e comunque contro il potere e la Chiesa. Nascono di lì l'ateismo della nostra in¬ tellighenzia, i suoi atteggiamenti nichilisti. Contemporaneamente la Chiesa si arrocca su posizioni conservatrici. I religiosi sono lontani dalla gente semplice, usano un linguaggio incomprensibile. Questo spiega perchè il "santo popolo russo" accetta tanto facilmente la rivoluzione del '17. Perchè non c'era negli strati umili come in quelli intellettuali un vero sentimento religioso. La religiosità degli intellettuali si sviluppa ùwece durante la repressione antireligiosa bolscevica e prosegue negli ambienti dell'emigrazione». «Ma oggi la chiesa ortodossa ha ripreso il suo ruolo di potere torte ha concluso il sociologo Filatov -. Dall'inizio degli Anni 90 ha acquisito diritti e privilegi ed è incominciata la discriminazione contro le minoranze religiose». Il convegno della Fondazione Agnelli è proseguito ieri pomeriggio con una tavola rotonda sul futuro delle relazioni culturali tra la nuova Russia e l'Unione Europea, presieduta dal direttore della Fondazione Marcello Pacmi ed alla quale ha partecipato il ministro del Commercio con l'Estero Piero Fassino. Sergio Trombetta Un gruppo di nazionalcomunisti antisemiti e la vignetta di Vincino pubblicata ieri sul «Foglio»

Persone citate: Aleksandr Men, Andrej Zubov, Irina Alberti, Makashov, Piero Fassino, Serghej Filatov, Zubov

Luoghi citati: Francia, Mosca, Parigi, Russia, Torino