Makashov graziato per la seconda volta di Anna Zafesova
Makashov graziato per la seconda volta Ma il capo dei servizi segreti insiste: fomenta la discordia razziale, toglietegli rimmunità Makashov graziato per la seconda volta Blanda condanna della Duma per le dichiarazioni antisemite MOSCA NOSTRO SERVIZIO La Duma a denti stretti si dissocia dal generale Albert Makashov, ma si rifiuta di consegnarlo nelle mani della giustizia. Lo scandalo generato dalle dichiarazioni violentemente antisemite del deputato comunista rilasciate in un'intervista a «La Stampa» - soprattutto per quanto riguarda la sua proposta di introdurre per legge limitazioni alla presenza degli ebrei nella vita pubblica - ha costretto i deputati a fare marcia indietro. Ieri la camera bassa del parlamento russo ha approvato una dichiarazione di condanna alle manifestazioni di nazionalismo. E' il secondo tentativo, dopo che, una settimana fa, la Duma si era rifiutata a grande maggioranza di approvare una mozione di condanna a Makashov, trasformando anzi il dibattito in un vero e proprio comizio nazionalista. Ma il clamore generato dalle dichiarazioni di Makashov e il danno che esso ha portato all'immagine - già non troppo brillante - della camera bassa, ha spinto la maggioranza nazional-comunista della Duma a smorzare la propria posizione. La dichiarazione, approvata ieri con 303 voti favorevoli e 34 contrari, è però estremamente ambigua. Nel testo del documento non viene mai nominato lo stesso generale Makashov, né viene menzionata la parola «antisemitismo». Si parla, più genericamente, deh'inamissibilità di «dichiarazioni scorrette che urtano i sentimenti nazionali» fatte da «alcuni» deputati. Ma non solo: la Duma ha additato anche i media come colpevoli dell'incremento della tensione interetnica in Russia. I giornalisti sono stati anche rimproverati per aver fatto «associazioni» tra le parole dei singoli deputati - cioè di Makashov - e la posizione dei loro partiti, cioè il pc, accusato in questi giorni apertamente di essere diventato una forza eversiva e nazionalista. La seduta si è svolta in un clima di grande tensione, che cominciava già all'entrata della Duma, dove un drappello di anziane militanti del pc gridava slogan antisemiti e brandiva cartelli in difesa di Makashov. Le donne hanno anche insultato uno degli ebrei più popolari in Russia, il cantante (e deputato) Iosif Kobzon che ha chiesto di essere protetto. Ma, prendendo a parole le distanze dalle dichiarazioni di Makashov, la Duma è intenzionata a difenderlo. I parlamentari ieri si sono rifiutati di discutere la proposta dell'opposizione democratica «Jabloko» di approvare un documento che condanna esplicitamente il deputato comunista e gli toghe l'immunità parlamentare. E ogni tentativo dei deputati liberali di rendere il dibat tito più sostanzioso e meno dema gogico è fallito senza speranza. II Cremlino comunque pare intenzionato stavolta ad andare fino in fondo. Ieri il portavoce presiden ziale Dmitrij Jakushkin ha dichia rato che Boris Eltsin vede «un gran de pericolo» nell'estremismo nazio nalista e che la prossima settimana una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza russo affronterà il problema. Ma secondo il presi dente russo, non sarebbe giusto proibire - come molti chiedono - il partito comunista: «Le idee devono morire di morte propria, non possono essere fucilate». Contro il generale Makashov è già stata aperta un'inchiesta con l'accusa di «appelli a rovesciare il sistema costituzionale». Ma il capo del Servizio federale di sicurezza (ex Kgb) Vladimir Putin, ha chiesto ieri di accusarlo anche di aver «fomentato la discordia interetnica». Imputazioni che dovrebbero portare entro breve la Procura a chiedere alla Duma di togliere a Makashov l'immunità parlamentare. Un'ipotesi che fin da ora sempre poco probabile. Il presidente della Duma Ghennadij Selezniov - che nei giorni scorsi era stato l'unico communista a dissociarsi apertamente dal proprio compagno - ha ieri dichiarato di non vedere «basi giuridiche» per mcriminarlo. E il leader del partito agrario Nikolaj Kharitonov, uno degli alleati più stretti dei comunisti, ha chiesto pietà per il generale antisemita: «Vi prego, fermatevi», ha detto ieri ai giornalisti, aggiungendo che il suo collega sembra ormai «perseguitato dai mass media» e che questa persecuzione potrebbe averlo spinto a dichiarazioni «inappropriate». Anna Zafesova Il generale comunque indagato La prossima settimana riunione per gli appelli «a rovesciare del consiglio di sicurezza il sistema costituzionale» russo sul pericolo nazionalista
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