Cinquant'anni da Amleto, un futuro da re di Fabio Galvano

Cinquant'anni da Amleto, un futuro da re Cinquant'anni da Amleto, un futuro da re Perché la vita del «principe triste» comincia oggi IL COMPLEANNO DELL'EREDE CLONDRA INQUANT'ANNI è l'età in cui si comincia a tracciare un bilancio della propria esistenza. Per il principe Carlo, che li compie oggi, non sarà facile: perché la parte dominante della sua vita, quella per cui è stato allevato ed erudito e per la quale anzi è nato, deve ancora venire e chissà quando verrà. La Storia 10 sta spiazzando: senza gli anni di «Carlo III Re» - come proclameranno le colonnine rosse della posta e le monete del reame - gli resta ben poco da mettere sulla bilancia, se non gli anni terribili e tuttora controversi della sua infelice saga familiare. Negli ultimi giorni si è inanellata, attorno a lui, una nuova polemica. Qualcuno del suo entourage gli ha attribuito la speranza - ma forse anche l'augurio - che sua madre Elisabetta abdichi al più presto; e questo rientrerebbe anche bene nel filone, abbondantemente esplorato dai tabloid inglesi, di una rottura con la regina, tutt'altro che rassegnata a vedere Camilla nel ruolo di quasiconvivente a St. James's Palace e nella residenza di campagna di Highgrove (mentre Carlo afferma che quella presenza «non è negoziabile»). Smentite, clamori, caccia alla «gola profonda»; almeno a sentire i tabloid. Forse c'è poco di vero in entrambe le crisi. Perché Elisabetta non ha molta voce nella vita privata di Carlo, anzitutto. Non ne ha mai avuta, forse più per scelta che per necessità. Gli inglesi l'ammirano molto e l'amano, ma la ricordano anche come madre fredda e distante, capace di lasciare 11 figlio, poco dopo la nascita, per i suoi viaggi di Stato; o di accogliere il pargoletto che le veniva incontro festoso, nel celebre film-luce girato in una stazione ferroviaria e ancora oggi usato dalla tv per illustrare quei difficili rapporti, non con un abbraccio materno ma con una distante stretta di mano. Quel protocollo stiracchiato fino a comprendere l'ambito casalingo spiega, forse, perché la regina non abbia mai avuto un ruolo decisivo nella formazione del figlio e quindi la sua difficoltà oggi di imporne uno; ma spiega anche il Carlo quasi sdolcinato con i principini William e Harry, sebbene la società-bene del mondo anglosassone storca ancora il naso di fronte a certe espressioni d'affetto fra padri e figli maschi. Sulla vicenda dell'abdicazione Carlo sa benissimo che la corona si colloca su un orizzonte molto lontano: la regina non ha veramente intenzione di gettare la spugna - lo promise dopo la vicenda di Edoardo Vili e Walhs Simpson - e comunque se sarà longeva come la regina madre, arzilla vecchietta di 98 anni, Carlo sarà ancora in attesa del trono a 76 anni. Sembra destinato, insomma, a far la fine di un altro principe di Galles: il primogenito della regina Vittoria, che superò il traguardo dei 60 anni prima di diventare Edoardo VH e che, nell'attesa, cercò di passare il tempo dandosi alla bella vita. A differenza del trisavolo Carlo non è salottiero né amante del baccarat e delle corse dei cavalli; anche perché, dice qualcuno, era già cinquantenne alla nascita. •Sarebbe poco generoso accogliere quella tesi. Tuttavia non è da ieri die Carlo si è guadagnato l'appellativo di «principe triste». Sarà per il suo fare sempre un po' impacciato, magari anche por le orecchie a sven- tola: fatto è che da sempre ha l'aspetto del cane bastonato. Insomma, ha sempre sentito e sofferto il peso di essere nato erede al trono. In quella famiglia con una madre gelida e un padre che lo comprimeva con una disciplina di ferro - lui che ha semmai lo spirito dell'artista e un gusto umanista - ha dovuto arrivar agli anni adulti per poter imporre la propria personalità; e quando ha potuto farlo era già in arrivo dal tetto della vita quell'altra tegola che si chiamava Diana. Ripercorrendo con i giornali inglesi le tappe dei suoi 50 anni, non si può non provare un moto istintivo di solidarietà. Un bambino che rivolge il suo affetto a Ron - la guardia del corpo - più che a papà e mamma la dice lunga non tanto sulla propria indole quanto su quella dei genitori. Perché la verità è che Carlo è sempre stato solo. Quella domenica 14 novembre 1948 le cannoniere della flotta britannica spararono a salve in qualsiasi parte del mondo esse fossero e le campane di West¬ minster lanciarono D messaggio della nascita con cinquemila rintocchi. Ma dall'indomani il principe era già nelle mani di due nurses, circondato da cameriere e valletti: con il padre ufficiale di Marina a Malta e la madre che militarmente gli dedicava mezz'ora al mattino e un'ora la sera, dovette imparare fin dai primi anni che nessuno - neppure un futuro re può avere tutto ciò che vuole. A scuola non era un'aquila, negli sport non eccelleva (se non nell'equitazione). Per dargli una «drizzata» Filippo, con il cinismo della sua generazione, lo mandò nel suo vecchio severo collegio scozzese, a Gordonstoun. Carlo scriveva a casa lettere disperate: essere erede al trono lo faceva oggetto di continue e dolorose angherie da parte dei compagni. Invano. Molti si domandano se risalga a quel periodo l'attrito fra padre e figlio, che soltanto Lord Mountbatten - lo zio di Filippo seppe capire diventando modello per il principe; modello che forse gli avrebbe impedito il passo falso con Diana, se quell'amato «zio Dickie» non fosse rimasto ucciso nel 1979 in un attentato dell'Ira. Con gli occhi di tutti puntati addosso, nessuna meraviglia che Carlo diventasse un teen-ager complessato. Ogni errore anche banale - come quando entrò in un bar e chiese un cherry brandy - era uno scandalo. Chissà se Carlo ripensa, festeggiando i 50, quegli anni difficili: l'università a Cambridge, le prime avventure galanti perseguitato dai lampi dei fotografi, il servizio militare come pilota e poi come comandante di Marina, il primo round con Camilla, il tunnel dell'infelice vita matrimoniale. Certo, a poco a poco si è ritagliato un'autonomia e uno spazio che devono essergli costati cari in termini di compromessi e di fatica. Ma chiunque abbia superato anni difficili come quelli della sua giovinezza non può temere il resto. Anzi sa imporre, come fa Carlo, gli hobby più cari (la pittura, ©"proprio per questo compleanno si è inaugurata una sua mostra a Hampton Court) e persino le sue stranezze: la passione per l'allevamento organico e la mania di «parlare» alle piante, la polemica contro l'architettura postmoderna, una tacita simpatia per il governo Blair, la curosità per le religioni non cristiane e in particolare per l'Islam, l'esterofilo amore per Francia e italia (nonché per la cucina toscana). Tanto da assumere davvero il ruolo di principe controcorrente, nuovo, diverso dall'amletico Carlo del passato: quale forse l'Inghilterra d'oggi - superata la traumatica telenovela di Diana - si aspetta da lui. 150, ora che anche la sua vita privata ha un senso, potrebbero essere un punto - più che d'arrivo e di bilanci - di partenza, e di progetti. Fabio Galvano Ignorato da padre e madre, si legò allo zio poi ucciso dall'Ira Poco interesse per la mondanità, molto per pittura e giardinaggio Tra lo scandalo dei nobili è affettuoso con i figli \ : 11* si Lord Mountbatten Filippo d'Edimburgo La regina Elisabetta : La regina madre La principessa Diana Camilla Parker Bowles si

Persone citate: Camilla Parker Bowles, Carlo, Dickie, Edoardo Vh, Edoardo Vili, Elisabetta, Lord Mountbatten, Mountbatten Filippo D'edimburgo, Simpson, Vittoria

Luoghi citati: Cambridge, Francia, Galles, Inghilterra, Malta