D'Alema rilancia: avanti con le riforme
D'Alema rilancia: avanti con le riforme La proposta di Salvi sul nuovo doppio turno piace al Cavaliere, Fini punta al referendum D'Alema rilancia: avanti con le riforme Violante: revisione costituzionale «antiribaltone» ROMA. Dopo il benestare del presidente dei senatori azzurri Enrico La Loggia, il nuovo doppio turno «per le coalizioni» avanzato dal diessino Cesare Salvi riceve un positivo, sia pur meno esplicito, riconoscimento da Silvio Berlusconi. «Siamo aperti a tutti i progetti che contengano delle proposte positive», risponde infatti il Cavaliere, che torna a precisare i tre obiettivi di una legge elettorale (più bipolarismo, più stabilità e meno imbrogli). E però ribadisce la richiesta del Polo che la maggioranza presenti - entro un mese - una sua proposta. Una possibilità che a Gianfranco Fini sembra ormai remota. Al presidente di An i margini appaiono «sempre più stretti» proprio a causa dei dissensi che dilaniano la maggioranza, con l'asse PpiVerdi-cossuttiani fermamente contrario all'ipotesi Salvi, la quale, come ogni doppio turno di collegio più o meno camuffato, «nasconde il retropensiero di ridurre il bipolarismo a un bipartitismo», come ha spiegato ancora ieri Franco Marini. Il segretario del Ppi si appella a Polo e Lega. Ma Fini, un po' perché la tornata di elezioni amministrative ormai incalza, un po' perché ha fretta di sgombrare il terreno dalle «tentazioni di ritorno al proporzionale» presenti più o meno occultamente nel Polo, punta dritto sul referendum che a questo scopo «sarebbe la via più diretta». E, fino a quel momento, sbarra la strada ad allargamenti del dialogo alle riforme costituzionali. An ospita ormai sulle sue riviste continui interventi di referendari. Dopo Di Pietro è la volta di Segni, il quale chiede a Massimo D'Alema che il governo «aspetti comunque il pronunciamento popolare, anziché produrre una legge qualsiasi». D'Alema da parte sua rilancia. Ricorda che il governo è nato per fare le riforme, perché «si è formato in circostanze eccezionali, con una crisi che ha portato all'allargamento della maggioranza», sottolinea che la legge elettorale attuale «è considerata dalla quasi totalità dei cittadini inadeguata» e, ancora una volta allarga il campo, insistendo sul fatto che il governo è impegnato a «stimolare una riforma dello Stato in senso federalista». «Non so se prevarrà la spinta a interrompere il corso della legislatura ma sicuramente il mio auspicio è che il processo di riforma possa andare avanti» dice il premier, sottolineando che «di questo processo, la riforma dello Stato deve essere il nuovo pilastro». Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente della Camera Luciano Violante; parlando di leggi «antiribaltoni» spiega che «nessuna legge elettorale consentirà che questo non possa avvenire senza una parallela revisione costituzionale». E di riforma elettorale parla anche il presidente del Senato Nicola Mancino. E si augura che si trovi «una convergenza» fra esigenze di «governabilità e rappresentatività». Ma secondo Salvi «il nervosismo del Ppi è ingiustificato». Il senatore Ds auspica un chiarimento a breve coi popolari, e assicura che la Quercia «è fedele al programma dell'Ulivo, che parla di sistema a doppio turno di tipo francese». [m. g. b.] Il presidente della Camera Luciano Violante
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