Marini attacca Veltroni «li Centro è assediato» di Fabio Martini

Marini attacca Veltroni «li Centro è assediato» LE TENSIONI DEI POPOLARI Marini attacca Veltroni «li Centro è assediato» PROMA ER capire l'inquietudine che serpeggia sotto la pelle dei popolari, basta ascoltare un personaggio solitamente asciutto come Franco Marini: «Proporre nella realtà italiana il doppio turno alla francese è dire... una cosa scema. Così come proporre di far dimettere tutti i consiglieri regionali e poi prendere atto che non si dimette nessuno!». Certo, Marini non arriva ad indicare per nome e cognome chi ha fatto quelle proposte «sceme», ma gli autori - lo sanno tutti - si chiamano Cesare Salvi e Walter Veltroni. E più tardi, nella sua relazione al «parlamentino» del Ppi, Marini allude a Romano Prodi, usando parole mozzafiato: «Nella personalizzazione della politica», «nelle troppe liste con il nome», costruite «su lavori diversi dalla politica o sulla notorietà della carica» c'è «opportunismo» e in ogni caso si configura una soluzione «cancerogena» ai mali della politica. In queste ore si va per le spicce in casa popolare, una famiglia politica che ha sempre fatto delle buone maniere lo stile della casa. Certo, al Consiglio nazionale del Ppi chiamato a discutere la soluzione della crisi, è andata in scena la rappresentazione in gran parte attesa: sì al governo D'Alema, sì quasi unitario (con l'astensione della sinistra «ulivista» di Castagnetti) alla gestione della crisi, rientro delle dimissioni da presidente di Gerardo Bianco, appello a Prodi perché torni a pasa. Proprio come accadeva nella vecchia, cara De: sotto i riflettori la forma è salva e il partito è compatto. Ma dietro la patina unitaria si agitano gelosie e inquietudini in vista di un congresso che, la prossima volta, potrebbe giocarsi con due attori che oggi sono fuori dal recinto: Romano Prodi e Francesco Cossiga. Ma in queste ore, dentro il Ppi si agita una inquietudine più immediata: lo spazio dei popolari non rischia di stringersi sotto 1' «assedio» di tanti concorrenti? Veltroni che si inchina davanti alla tomba di Dossetti e affida il «mitico» ufficio organizzazione di Botte- ghe Oscure al cattolico Passuello; Prodi che non ha alcuna intenzione di tornare a casa e forse si mette in proprio; a Palazzo Chigi ora c'è D'Alema che apre alle scuole private e si incontrerà presto con il cardinale Ruini; sul fianco destro c'è l'imprevedibile Cossiga e quanto al movimento dei sindaci inclina verso Prodi e non certo verso il Ppi. Un'inquietudine che sortirà già dai prossimi giorni un ef¬ fetto: «Dobbiamo avere più fiducia in noi stessi», dice Marini, facendo capire che si apre una stagione all'insegna di un maggior protagonismo, a costo di entrare in collisione con i Ds. Per dirla con Guido Bodrato, uno dei vecchi saggi del partito, «è ora di finirla con il gioco all'italiana», tutto contropiede e niente schemi d'attacco. E sia pure con la sobrietà tipica del personaggio, un più accentuato attivismo dei popolari lo suggerisce anche il vicepresidente del Consiglio Sergio Mattarella: «So che con questo governo il Ppi dovrà essere più esigente che con il governo Prodi», «occorre più visibilità, ma la nostra cultura ci impone anche uno stile di serietà». L'annunciato protagonismo dei popolari nasce come reazione alla sensazione di un accerchiamento. Bruciano, eccome, le incursioni di Veltroni e Marini è di nuovo costretto ad essere brusco quando parla della nomina di Passuello: «Ai Ds glielo avremmo potuto regalare...». Ma ha buon gioco Pierluigi Castagnetti a osservare: «Perché meravigliarsi di Veltroni? Lui gioca la sua partita. Ma noi? Noi dove siamo?». E poi c'è il rapporto difficilissimo con Romano Prodi. Il breve - e quanto pare burrascoso colloquio di due giorni fa tra Marini e l'ex premier ha peggiorato la situazione. E a Piazza del Gesù sanno che il rinvio «sine die» del coordinamento dell'Ulivo è un segnale di guerra che Prodi lancia al Ppi. Corto, davanti al parlamentino, Marini era stato sfumato: «L'uscita di Prodi ha un po' sbandato i nostri militanti», anche se l'ex ministro Giancarlo Lombardi è più netto: «Sarebbe un grave errore sottovalutare il turbamento, che soprattutto al Nord ha provocato il cambio Prodi-D'Alema» con un Ppi percepito come un partito «che va in caccia di posizioni di comando o si limita a mediare». Sulla tattica per uscire dall'«accerchiamento», per il momento sembra prevalere un ri- torno alle radici cattoliche: «Io che ero per un partito più aperto - spiega Marini, alludendo al dialogo con i sindaci o con Di Pietro - ora sento il richiamo delle radici», facendo capire che il Ppi punta forte al recupero del rapporto con il mondo del cattolicesimo democratico. O por dirla con Ciriaco De Mita, applaudito come ai bei tempi, «il nuovo si costruisce attraverso la continuazione della storia». Fabio Martini nti di divisiondere il sosalvaguardia o», alla quale NI LARI ROMA inquietudine gia sotto la basta ascol' . A' sinistra Franco Marini Sopra: Gerardo Bianco confermato presidente del Ppi ' . A' sinistra Franco Marini Sopra: Gerardo Bianco confermato presidente del Ppi

Luoghi citati: Lari, Roma